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A chi il vecchio ospedale? agli anziani

di Dante Freddi Che sia l'assistenza pubblica ad occuparsene o un'iniziativa privata non è importante, bisogna trovare il "verso" per produrre un progetto di eccellenza, esempio culturale e  assistenziale. Importante è non dare nulla per scontato ed esercitarsi in sogni  esaltanti, quelli da cui può germogliare la realtà che vogliamo

foto di copertina

Prima o poi il Comune dovrà decidere cosa fare della Piave. E' scontato che voglia venderla, nessuno parla più di concessione, ma non si sa per costruirci cosa. L'argomento sembra troppo importante per discuterne con la profondità che meriterebbe e a parte il solito "stiamo lavorando per voi" non ci sono notizie. Per quanto poi  riguarda l'ex ospedale sembra, ci informa l'assessore Zazzaretta, che "la Asl di Terni ha chiesto ufficialmente alla Regione l'avvio del processo per la vendita al Comune ai sensi della normativa regionale vigente, questione che stiamo seguendo e che vorremo portare a compimento con la disponibilità di tutti". Anche in questo caso, la destinazione dell'immobile è ignota. Qualche tempo fa circolava l'idea che l'acquisto del Santa Maria della Stella, su cui il Comune di Orvieto ha una prelazione,  e poi la successiva vendita a prezzo maggiorato sarebbero stati un bell'affare per tappare qualche buco. Questa strategia è talmente sciagurata che non si riesce neppure più a risalire a chi l'ha lanciata. L'ospedale, lo capirono anche Mocio e Capoccia, non può essere scisso da un disegno complessivo della città, a meno che non abbia una destinazione comunque non concorrenziale con altri progetti prevedibili nel Casermone, come iniziative ricettive.
Quello spazio deve essere destinato "agli anziani ed entrare con riferimento centrale nel sistema di assistenza che si costruirà nei prossimi anni. E' fondamentale che l'anziano possa rimanere nel proprio àmbito famigliare ed abitativo più a lungo possibile e che quindi la maggiore tensione sia spesa per ottenere questo risultato. Diamo per scontato che l'obiettivo è organizzare un'efficiente rete di assistenza domiciliare, ma spesso non è possibile. E allora vogliamo che i nostri vecchi, parola bellissima e ricolma di valori, vivano in città, tra la gente, al centro, a significare in senso anche logistico una scelta di civiltà. Il Santa Maria della Stella potrebbe ospitare una residenza sanitaria assistita per accogliere lungodegenti in un luogo dove maggiori sono le possibilità di comunicazione, di vita tra gli altri, per quanto la salute possa permetterlo. C'è spazio inoltre per una casa di riposo per anziani, che possono vivere con i meno fortunati ed esser utili agli altri ed a se stessi, per un centro di riabilitazione e di servizi curativi. E poi un ostello per anziani in viaggio, una mensa per la preparazione dei pasti anche agli assistiti a domicilio e per chi, vecchio o giovane, vuole servirsene. Il livello di civiltà e di cultura della nostra comunità si misurerà su questo tema".
Queste note sono del novembre 1997, scritte sul mensile  Orvietosì in pubblicazione cartacea, direttore Dante Freddi e condirettori Pier Luigi Leoni e Mauro Sborra.
Rilancio quell'idea e la pongo in discussione per trovare una soluzione, a distanza di molti anni, che rifletta meglio le condizioni odierne. Che sia l'assistenza pubblica ad occuparsene o un'iniziativa privata non è importante, bisogna trovare il "verso" per produrre un progetto di eccellenza, esempio culturale e  assistenziale. Tra una decina d'anni  purtroppo non ci saranno più quelle badanti che per un ventennio hanno assistito i nostri vecchi , ci vorranno modelli alternativi ed offrire una vita dignitosa agli anziani potrebbe essere anche  un affare economico oltre che un obbligo sociale.
Importante è non dare nulla per scontato ed esercitarsi in sogni  esaltanti, quelli da cui può germogliare la realtà che vogliamo.

Pubblicato il: 19/12/2010

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