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Orvieto. La finanza scopre un'evasione fiscale record di 35 mln di ricavi e di 7 mln di Iva non dichiarati

Cinque indagati "per la commissione di vari reati". Coinvolto un commercialista orvietano. La società non aveva presentato la dichiarazione dei redditi per due anni...

ORVIETO - Una società con un capitale interamente versato di 10 milioni di euro che non presenta dichiarazione dei redditi e Iva per due anni (2006 - 2007). Sono partiti da qui gli accertamenti della Guardia di Finanza di Orvieto che, in una maxi inchiesta della durata di un anno, è arrivata a scoprire un'evasione fiscale record di 35 mln di ricavi e di 7 mln di Iva non dichiarati, oltre ad un aumento fittizio di capitale e una vasta truffa per la quale sono indagate ora a vario titolo cinque persone, tra cui un commercialista orvietano. Ufficialmente la società, con sede legale ad Orvieto, costruiva edifici e gestiva servizi di ristorazione, ma nei fatti aveva messo in piedi un colossale giro di truffe e ricettazioni. A partire dall'aumento del capitale sociale da 10mila a 10 mln di euro, effettuato dapprima con titoli nominali emessi da una banca cipriota, nientemeno dopo la chiusura della stessa, e poi alla scadenza di questi, con obbligazioni emesse da una società petrolifera brasiliana, "Petrobras del 1959", privi di alcun controvalore reale, secondo quanto accertato dalla Finanza. Il tutto, secondo l'ipotesi delle fiamme gialle, grazie alla collaborazione di un noto commercialista orvietano, che è accusato di aver fatto da "trait d'union" tra tutti i soggetti coinvolti. Sempre il professionista avrebbe individuato anche un geometra orvietano a cui poi intestare quote della società con promesse di lavoro e sicuro arricchimento. Il conferimento "virtuale" per l'aumento di capitale , concretizzatasi di fronte ad un notaio di San Marino, riesce bene inizialmente. E la società, forte del nuovo capitale, sempre con la regia del professionista, avrebbe iniziato a fare il giro delle banche sul territorio per ottenere prestiti e finanziamenti. Ci casca solo la filiale di un istituto di credito di Orvieto scalo, che, secondo quanto riferisce la Finanza, ha concesso un prestito di 450.000 euro, accettando in garazia un immobile. Risultato: la restituzione del prestito si è puntualmente arenata e la banca è rimasta con l'immobile che tuttora non riesce a vendere (le prime due aste sono andate deserte). "Nel frattempo - spiega il comandante della Finanza di Orvieto, il tenente Renato Nava che ha guidato le indagini sotto il coordinamento del pm Flaminio Monteleone - sono entrati in scena nuovi personaggi ed è uscito alla svelta qualche vecchio: la testa di legno (il geometra, ndr) capito l'andazzo truffaldino, si è defilato appena in tempo. A tal punto occorreva qualcuno che prendesse le quote, ed ecco spuntare un pluri pregiudicato campano che acquista, pagando fittiziamente, le quote della società per circa 10 milioni di euro e poco tempo dopo sostituisce le obbligazioni in scadenza con cinque titoli Petrobras del 1959, certificati anch'essi da perizia falsa la cui mano è, inequivocabilmente la stessa che ha falsificato la perizia relativa alle obbligazioni cipriote". A questo punto, esautorato il potenziale bancario locale a cui chiedere i finanziamenti, l'organizzazione, forte di un nuovo socio, avrebbe incrementato la documentazione da esibire, con falsi compromessi relativi ad acquisti di immobili, mega progetti di edificazione residenziale e quanto altro utile per poter chiedere finanziamenti. Si innesta qui però l'imprevista indagine della guardia di finanza di Orvieto che tramite il meticoloso esame della documentazione e ascoltando le testimonianze di numerose persone a conoscenza dei fatti, tra cui diversi direttori di agenzie bancarie, ha ricostruito fatti e responsabilità. Il riserbo sull'inchiesta resta ancora alto al punto che tutto quello che viene reso noto, al momento, è soltanto l'esistenza di cinque indagati "per la commissione di vari reati".

Pubblicato il: 15/12/2010

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