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Presunto pedofilo di Fabro. Il processo è da rifare

Nel processo a porte chiuse di primo grado l'uomo era stato condannato a sei anni di carcere

ORVIETO - Colpo di scena nella vicenda del presunto pedofilo di Fabro accusato di violenza sessuale nei confronti di una ragazzina di 12 anni, figlia di alcuni vicini di casa, e condannato alla fine dello scorso anno a sei anni di carcere: il processo a carico dell'uomo - D.D. le iniziali - è tutto da rifare. Così hanno stabilito i giudici della Corte d'Appello di Terni che ieri hanno accolto la richiesta degli avvocati difensori del sessantenne, Manlio Morcella e Francesca Rutili, di dimettere gli atti al giudice per le indagini preliminari per nullità del processo di primo grado. Al centro c'è la richiesta di rito abbreviato che i legali difensori avevano avanzato già in primo grado, vedendosela respingere perché tardiva, secondo i giudici del tribunale di Orvieto che disposero il giudizio immediato, così come chiesto dalla procura. Di diverso avviso i giudici dell'Appello che ieri hanno sostanzialmente annullato il primo verdetto, disponendo che gli atti ritornino al giudice per le indagini preliminari. In pratica, si ricomincia daccapo. Nel processo a porte chiuse di primo grado l'uomo era stato condannato a sei anni di carcere, oltre che ad una provvisionale pari a settantamila euro. Il pubblico ministero aveva chiesto una pena anche più pesante: sette anni e nove mesi di carcere. "Con questa decisione della Corte d'Appello viene finalmente ribadito un principio di garantisimo" ha dichiarato con soddisfazione l'avvocato, Manlio Morcella. Secondo gli atti dell'accusa, il pensionato è ritenuto responsabile di una serie di episodi, una ventina in tutto che si sarebbero protratti dall'estate del 2006 fino a dicembre dello scorso, quando la vicenda poi è venuta a galla in ambienti vicina alla famiglia, per finire poi sui verbali dei carabinieri di Fabro. In pratica, quando sarebbero cominciate le pesanti molestie, palpeggiamenti e avance che la legge equipara alla violenza sessuale la minorenne aveva appena nove anni. Il pensionato è anche accusato di aver offerto soldi alla bambina, in cambio di rapporti sessuali che non ci sarebbero mai stati. Il tutto approfittando del fatto che spesso i genitori quando dovevano assentarsi lasciavano la ragazzina all'amico di famiglia, per il rapporto di fiducia che c'era all'epoca.

Pubblicato il: 11/12/2010

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