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Il suicidio di don Luca Seidita per la valutazione di insufficiente maturità per la consacrazione sacerdotale

Duramente provato dal dolore, il vescovo della diocesi di Orvieto Todi, monsignor Giovanni Scanavino. Oggi, 2 dicembre, alle ore 15, nel Duomo di Orvieto, esequie del diacono Luca Seidita presiedute dal vescovo monsignor Scanavino
Oggi 2 dicembre, alle ore 15, nel Duomo di Orvieto, esequie del diacono Luca Seidita presiedute dal vescovo monsignor Scanavino
   

ORVIETO - "Credo che le persone vadano giudicate nella loro evoluzione, per la responsabilità che dimostrano nel momento della loro maggiore maturità". Duramente provato dal dolore, il vescovo della diocesi di Orvieto Todi, monsignor Giovanni Scanavino, parla di "divergenze di valutazione sul grado di maturità" del diacono a proposito del sacerdozio negato a Luca Seidita. Il presule chiede anche che il Clero si confronti sul modo più giusto di valutare i candidati al presbiterio.

"Ho sempre cercato di dargli la possibilità di dimostrare la propria convinzione di diventare sacerdote. Era una persona gioviale, aperta, sincera, innamorato di questa vita di ministero, l'unica cosa che gli rimprovero - afferma il vescovo - è questa debolezza dell'ultimo momento". "Non ce la faccio" aveva confessato il giovane soltanto pochi giorni fa, lunedì sera, quando dalla Nunziatura era arrivato il decreto della congregazione dei vescovi che, d'accordo con le congregazione dei parroci e del clero, non autorizzava l'ordinazione sacerdotale, prevista per martedì prossimo. Di qui la decisione del vescovo, Giovanni Scanavino di recarsi a Roma, insieme al diacono, e la delusione lacerante di fronte alla scoperta che, almeno per il momento, non c'era proprio nulla da fare. La decisione, in vista del 7 dicembre, era irrevocabile. Ma perché questo ragazzo di ventinove anni, secondo la Santa Sede, non sarebbe stato in grado di servire il Signore? Seidita era originario della Puglia.

Era nato a Matino, un minuscolo comune in provincia di Lecce. A 19 anni, nel 2000, era andato in seminario a Molfetta, ma da lì venne mandato via dopo un anno, pare per uno scarso rendimento negli studi e per problemi di carattere. Poi, Luca passò nel seminario marchigiano di Fermo. Anche qui venne espulso. Tra i motivi di questo difficile cammino seminariale ci sarebbe stato il suo scarso amore per lo studio - "poi superato proprio per la sua grande voglia di diventare sacerdote" ha spiegato il vescovo - un'indole libera ed indipendente e una certa "instabilità affettiva". Ad Orvieto e più precisamente a San Venanzo, Seidita era approdato, infine, nel 2005. "Si alzava alle 4 di mattina per frequentare la facoltà di Teologia all'Università Lateranense - racconta il vescovo Scanavino - Dopo due anni mi è stato presentato dalla comunità di San Venanzo come possibile candidato al presbiterio" ricorda il presule che lo assegnò così a don Maurizio De Siena, parroco di Ficulle, oltre che psicologo. Dalle due relazioni inviate dal parroco alla Curia in due anni, sarebbe emerso un giudizio positivo sul giovane. E fu così che Luca Seidita, nonostante le osservazioni che la Santa Sede fece giungere, venne ordinato diacono il 6 dicembre 2009. "Allora, prima di ordinarlo sacerdote ho voluto tenerlo per un anno con me, per seguirlo da vicino, per meglio verificare" spiega il vescovo. Presso la Curia vescovile di Orvieto, Seidita in quest'ultimo anno ha ricoperto di fatti il ruolo di segretario del vescovo e al termine di questo anno Scanavino l'ha giudicato pronto per il sacerdozio. "Nell'ultima lettera inviata a Roma dicevo che se non ci fossero state contrarietà, lo avrei ordinato sacerdote, ma di fronte alla presa di posizione della Santa Sede, ho dovuto obbedire".

"Da un punto di vista strettamente legalistico, la Chiesa ha le sue ragioni, ma credo che le persone vadano valutate nella loro evoluzione, nel momento della loro maggiore maturità" conclude Scanavino che auspica al più presto "una riflessione sui diversi modi di valutare i candidati al sacerdozio".

La Santa Sede ha deciso invece di non commentare in alcun modo la vicenda. "Si tratta di un sacramento e la Santa Sede non può dare spiegazioni sul perché venga dato o non dato. Noi non diciamo niente e non abbiamo niente da dire", ha ribadito ieri il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, chiamato a commentare la vicenda.  

 

 

 

 

Pubblicato il: 02/12/2010

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