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'Volevo diventare sacerdote e tutta la mia vita è stata dedicata a questo, ma mi è stato negato'

Le spiegazioni del tragico gesto di Luca Seidita, trovato morto martedì sera ai piedi della Rupe di Orvieto, sono contenute in una lettera scritta al computer. I fatti...

ORVIETO - "Volevo diventare sacerdote e tutta la mia vita è stata dedicata a questo, ma mi è stato negato". Le spiegazioni del tragico gesto di Luca Seidita, trovato morto martedì sera ai piedi della Rupe di Orvieto, sono contenute in una lettera scritta al computer che il diacono ha lasciato nella sua stanza presso la Curia vescovile.

 

Il ventinovenne di Matino (Lecce) che avrebbe dovuto essere ordinato sacerdote martedì prossimo, 7 dicembre, presso la Cattedrale di Orvieto, si è tolto la vita, martedì sera, dopo il diniego da parte del Vaticano che non lo avrebbe ritenuto maturo per il sacerdozio. Nella lettera, trovata dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile della compagnia di Orvieto, Seidita parla della sua vocazione, del desiderio spezzato di abbracciare il sacerdozio, della delusione insopportabile che derivava dalla decisione della Santa Sede. Ma il diacono ammette anche la sua "fragilità", invoca il perdono di Dio per il gesto che si appresta a compiere e chiede di essere accompagnato dalle preghiere dei familiari e di quanti resteranno. A "padre Giovanni" - come il diacono e come tanti affezionati fedeli chiamano il vescovo monsignor Giovanni Scanavino - uno speciale ringraziamento per tutto quello che ha fatto per lui in questo ultimo anno. Non solo, Seidita si sarebbe dilungato anche sulle distinzioni tra Chiesa e Vangelo, ragionando sui motivi per cui gli era stato negato, almeno per il momento, il sacerdozio. Infine, la volontà di essere sepolto a Matino, vicino Lecce, nella sua terra natale. Non c'è una data sul biglietto digitato al computer, ma gli inquirenti non hanno dubbi che sia lui l'autore. Per la procura, nessuna incertezza dunque neanche sul fatto che si sia trattato di suicidio, come conferma il procuratore capo Francesco Novarese che non ha ritenuto di disporre l'autopsia. 

 

Alla base del gesto "il dramma assoluto" di quella comunicazione del Vaticano di lunedì sera, confermata poi definitivamente martedì. Alla disperazione, nella mente del diacono sarebbe subentrata presto la decisione di togliersi la vita. Martedì sera non era rientrato in Curia per la cena. Il suo cellulare suonava, ma lui, preso dal proposito suicida, non rispondeva già più. Attorno alle 22, il suo corpo è stato trovato senza vita sotto la Rupe di porta Romana, da un residente che portava a spasso il cane nella serata piovigginosa. Più tardi i carabinieri ritroveranno anche il suo ombrello abbandonato sul ciglio della Rupe, trenta metri sopra. Sul posto sono giunti immediatamente il sostituto procuratore Flaminio Monteleone, i carabinieri della compagnia di Orvieto, la protezione civile, il vescovo e molti altri sacerdoti, tutti letteralmente sconvolti. I primi accertamenti hanno evidenziato sul cadavere lesioni dovute alla caduta, ma non segni di violenza di altro tipo.

 

Per la procura della Repubblica presso il tribunale di Orvieto, le indagini si sono chiuse con il riconoscimento del cadavere e il rinvenimento della lettera d'addio. Ma i motivi del gesto sconquassano la Curia e l'opinione pubblica. Secondo la Santa Sede il diacono non sarebbe stato maturo per diventare sacerdote. Di più il Vaticano non dice e non dirà. Forse la decisione poteva essere rimessa in discussione più avanti, ma non in questo momento. Seidita però non ce l'ha fatta. "Cosa ho fatto? Ditemi che cosa ho fatto..." così si disperava una volta saputo del diniego della Santa Sede. Chi lo conosceva bene, parla dello stress, della sensazione di oppressione con cui aveva vissuto e stava vivendo gli ostacoli tra quella che riteneva la sua missione e le costanti delusioni che aveva dovuto affrontare. Seidita, che ha altri tre fratelli, due settimane fa aveva perso il padre, morto al termine di una lunga malattia. Ad Orvieto è giunta, quindi, ieri mattina, la madre insieme ad alcuni familiari. Il feretro dovrebbe lasciare Orvieto per la Puglia oggi stesso, dopo una breve cerimonia religiosa.

Pubblicato il: 02/12/2010

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