La via italiana al jazz firmata da Doctor3
Fra i protagonisti del festival sono da iscrivere il trio 'Doctor 3' ed il quartetto di Giovanni Tommaso. Il trio è composto da Danilo Rea al piano, Enzo Pietropaoli al basso e Fabrizio Sferra alla batteria.
Cronaca
di Redazione
Applausi e consensi per i musicisti italiani nell'affollato programma di Umbria Jazz Winter. In quella che fino a qualche anno fa era considerata la più esterofila delle manifestazioni specializzate, il jazz tricolore si sta ritagliando un posto importante, come dimostra anche l'edizione invernale in corso ad Orvieto. Fra i protagonisti del festival sono da iscrivere il trio 'Doctor 3' ed il quartetto di Giovanni Tommaso. Il trio (Danilo Rea al piano, Enzo Pietropaoli al basso e Fabrizio Sferra alla batteria) sta registrando a Orvieto il suo quarto cd, il primo dal vivo.
La formula resta quella ormai nota e molto amata dal pubblico, che ricicla con naturalezza e senza soluzioni di continuit' standard americani, classici temi di jazz e soprattutto canzoni pop, da Crosby, Stills & Nash ai Police, dai Beatles a De Gregori o De André. La band sembra aver rafforzato la già notevole coesione ed il risultato è un jazz godibile ma per nulla scontato. La stessa coesione che non manca certamente al quartetto di Tommaso, al quale si aggiunge spesso la cantante californiana Kim Nalley, molto considerata nel giro dei locali di San Francisco.
Il gruppo dimostra una padronanza esemplare del linguaggio del jazz, anche sul terreno scivoloso (per chi non è americano) degli standards, ed il contrabbassista-leader governa con sicurezza i percorsi del quartetto in cui brilla il sassofonista veneziano Pietro Tonolo. A Orvieto poi si ascoltano tutti i giorni due anziani gentiluomini (entrambi vanno per gli ottanta) che in fatto di classe hanno molto da insegnare: il pianista Renato Sellani e l' inossidabile crooner che risponde al nome di Nicola Arigliano.
Di Sellani si apprezza il lirismo e la delicatezza, che in passato lo hanno con disinvoltura portato a frequentare sul palco Mina e Gino Paoli (ma anche Chet Baker e Gerry Mulligan); di Arigliano resta impresso il senso dell'umorismo e la straordinaria carica di simpatia, ma non può passare inosservata la suprema dote della naturalezza: ''un cantante che non canta'', hanno detto di lui.
Entrambi i 'senatori' sono maestri di swing, quindi di jazz, e nulla conta che Sellani sia marchigiano di Senigallia e Arigliano leccese. Infine, le nuove leve, a partire dal sassofonista Daniele Scannapieco, salernitano, che è un musicista eclettico e soprattutto pieno di vigore: più che un emergente.
Pubblicato il: 01/01/2003