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Legambiente Umbria: 'Siamo tutti napoletani!'

Solidarietà a Napoli e invito alle istituzioni umbre a fare la loro parte nello smaltimento dei rifiuti campani di Andrea Liberati, segretario Legambiente Umbria

Andrea Liberati, segretario Legambiente Umbria

Alla sera in tanti hanno applaudito Saviano che spiegava (citando i Rapporto Ecomafia di Legambiente) come e perché la maggior parte dei rifiuti di tutti tipi, tombati  sotto i campi, i frutteti e i pascoli, nelle discariche illegali, nelle discariche legali troppo spesso però gestite illegalmente, oppure bruciati per le stradine di campagna, nelle tante "terre dei fuochi" del nostro sud  siano in realtà i nostri rifiuti, i rifiuti di tutti gli italiani, di quelli che abitano al sud come  al centro o nel nord del paese. All'indomani, in molti però abbiamo negato, per noi lo hanno fatto i nostri decisori e rappresentanti politici,  il gesto solidale di accogliere una parte di quei rifiuti nei nostri impianti, quei rifiuti li abbiamo di nuovo rifiutati , rifiutando quella  solidarietà nazionale da molti sbandierata in occasione dell'anniversario a cifra tonda dell'unità d'Italia; in barba a Garibaldi ma anche rifiutando quella solidarietà semplicemente umana che evidentemente a torto immaginiamo essere un sentimento civico largamente condiviso. Noi diciamo che non si può  applaudire in così tanti Saviano alla sera e la mattina dopo accettare il rifiuto di accogliere una parte di quei rifiuti, se pure con tutte le cautele del caso, come se niente fosse, senza quasi reazione da parte dell'opinione pubblica. Noi chiediamo alla Presidente Marini, di cui abbiamo fin qui apprezzato molte delle scelte e degli indirizzi del governo regionale, di rifiutare le polemiche "localistiche", per usare un eufemismo, sull'arrivo dei rifiuti campani e di mettere in campo una solidarietà  attiva nei confronti della popolazione campana che sta pagando per colpe non sue,  per l'incapacità della politica nazionale e locale di affrontare seriamente il problema dei rifiuti.

Noi invitiamo la Presidente Marini a dire assieme a noi: "Siamo tutti napoletani!"

Noi diciamo siamo tutti napoletani non solo perché ci sentiamo in parte responsabili del problema ma perché vogliamo essere anche parte della soluzione; ed oltre ad invitare le nostre istituzioni ad assumersi la propria parte di una responsabilità che è nazionale ci piacerebbe invitare  la società civile, a cominciare da quella umbra,  e le sue mille organizzazioni a farsi "angeli della munnezza"  (ad imitazione dei  tanti "angeli del fango" delle mille alluvioni e delle mille frane italiane) e magari organizzare una spedizione a Napoli per dare la stura ad una liberazione dai rifiuti che lì significa soprattutto liberazione dalle mille mafie ed ecomafie che esercitano una vera e propria dittatura su quel popolo.

Facciamolo noi cittadini di buona volontà e i militari lasciamoli nelle caserme!

Già nella penultima emergenza  tanti volontari delle associazioni ambientaliste, delle parrocchie, semplici cittadini,  si rimboccarono le maniche  per autogestire una capillare raccolta differenziata perfino  nei cumuli di rifiuti abbandonati nelle strade. Un'esperienza quella da riprendere e replicare, moltiplicata per mille, perché indica,con la forza della  concretezza e del simbolo,  la strada giusta per risolvere il problema rifiuti a Napoli come altrove: e cioè a partire da quel 65% di rifiuti che si possono/devono riciclare  in tempi molto più brevi e con costi assai minori dello smaltimento finale di  quel 35% al momento impossibile da riciclare; 35% di rifiuti residui dove però si annidano tutti forti interessi economici (legali ed illegali) di chi costruisce e gestisce discariche e inceneritori: gli affari sono affari!.E  questo vale per la Campania come per l'Umbria: pianificare la soluzione del problema rifiuti a partire da quel 35% piuttosto che da quel  65%  significa ricreare le condizioni che hanno portato al disastro della terra dei fuochi,  una emergenza costruita a tavolino che ha arricchito le solite  cricche e derubato e impoverito  un popolo intero.

Pubblicato il: 28/11/2010

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