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Orvieto: bacco resiste ma il tabacco è in cenere!

La riforma Ue del Tabacco fa male al sistema economico umbro e orvietano. Il presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, interverrà sulla riforma Ue del tabacco al Consiglio dei ministri europei dall'agricoltura di lunedì prossimo. La situazione nell'orvietano.

Economia

Servizio di Giorgio Santelli

Anche ad Orvieto il problema è molto sentito. Sebbene la coltivazione del tabacco nell'orvietano non sia più come quella di qualche anno fa, la riforma europea del settore potrebbe far perdere diversi posti di lavoro. Ed è anche per questo che le associazioni di categoria e gli enti si pongono in prima linea insieme al presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, che interverrà sulla riforma Ue del tabacco al Consiglio dei ministri europei dall'agricoltura di lunedì prossimo.

L'importanza del settore è stata evidenziata, qualche giorno fa, anche dalla Comunità Montana Monte Peglia e Selva di Meana in occasione della manifestazione nazionale svoltasi a Città di Castello il 27 ottobre. In una lettera Valentino Filippetti, presidente della Comunità Montana, dava l'adesione della comunità montana alle iniziative per la salvaguardia della produzione di qualità e della redditività della tabacchicoltura regionale.

"Nel momento assai delicato che questo importante settore sta oggi attraversando, - affermava Filippetti - è necessario che tutti i soggetti istituzionali, le forze sociali, le associazioni e tutti quanti abbiano interesse al mantenimento dei livelli occupazionali e degli standard qualitativi raggiunti dalla tabacchicoltura umbra mettano insieme le loro forze per una incisiva azione verso gli organismi decisionali affinché, nell'assumere le decisioni che interessano la tabacchicoltura umbra, tengano nel massimo conto l'impatto economico e sociale che questa ha nell'economia regionale". Queste le parole di Filippetti.

QUALCHE DATO
Il tabacco, in Umbria, dà lavoro a 5000 addetti, impiegati in circa 800 aziende di grandi dimensioni e vanta una produzione annua di 200 miliardi di lire. Il 40 per cento dei 250 miliardi di sovvenzioni UE, che ogni anno arrivano all'agricoltura umbra, è riservato al tabacco. Per comprendere il ruolo del settore nell'economia orvietana è anche possibile consultare il PIANO REGIONALE PER IL SETTORE TABACCHICOLO

LA SITUAZIONE ITALIANA
Nel 2001 la filiera italiana del tabacco ha confermato il suo importante ruolo di bacino di manodopera arrivando a occupare, in termini di addetti direttamente coinvolti, circa 280.600 unità di cui 110mila addetti nella tabacchicoltura, 13.200 occupati nella prima trasformazione, 4mila lavoratori nella manifattura, 3.700 addetti nella fase di distribuzione all'ingrosso (depositi e magazzini) e 146.200 occupati nelle rivendite al dettaglio

Vendite tabacchi lavorati.
Il valore delle vendite di tabacchi lavorati, pari a 12.882 milioni di euro, nel 2001 ha permesso al fisco di introitare 9.477 milioni dalle tasse indirette (Iva e accise). Della restante parte 730 milioni provengono dall'industria italiana e dalla distribuzione all'ingrosso e 1.378 milioni dai tabacchi lavorati all'estero.

Produzione.
Per lo stadio manifatturiero la produzione di tabacchi lavorati dall'Eti nel 2001 si è attestata sulle 45.980 tonnellate, evidenziando un aumento del 2,7% rispetto a quanto hanno prodotto nel 2000.

LA POSIZIONE DELLA REGIONE UMBRIA
Intanto ieri per iniziativa della Regione spagnola dell'Extremadura, le regioni europee produttrici di tabacco, in un incontro a Bruxelles, hanno ribadito le loro preoccupazioni per i possibili effetti negativi della riforma sull'occupazione: in tutta Europa la coltivazione del tabacco impiega circa 400 mila addetti, di cui 134 mila in Italia. Alla riunione, dove l'Italia era rappresentata dall'Umbria - una delle regioni italiane più interessate - hanno partecipato anche rappresentanti di altre realtà territoriali di Austria, Germania, Belgio, Grecia, Francia, Portogallo e Spagna. In un documento congiunto da inviare al commissario europeo all'agricoltura Franz Fischler le regioni hanno espresso preoccupazione per le possibili ricadute negative della riforma sull'occupazione, ma anche per l'abbandono di interi territori con il rischio di una vera e propria desertificazione, se la coltivazione dovesse essere abbandonata.

La lotta al tabagismo, insistono le regioni produttrici, non può essere confusa con la lotta alla coltura del tabacco in Europa: il prodotto, spiegano, sarebbe comunque sostituito da importazioni senza alcuna garanzia sulla qualità. Per il tabacco, le regioni così come gli operatori, chiedono inoltre che i tempi della riforma siano identici a quelli degli altri prodotti mediterranei. In Italia, con l'Umbria, dove si coltiva a tabacco una media di 10 ettari contro l'1,4 nazionale, sono interessate a questa produzione anche le regioni Campania, Veneto, Puglia, Basilicata, Abruzzo e Toscana.


PER SAPERNE DI PIU'
IL "SISTEMA TABACCO ITALIANO"
VERSO LA COMPETIZIONE GLOBALE
La filiera produttiva del tabacco italiano di fronte
ai nuovi scenari evolutivi: competitività, punti di forza
e di debolezza e percorsi di sviluppo. STUDIO NOMISMA

La mappa della filiera tabacchicola italiana

Pubblicato il: 13/11/2003

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