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RPO. In arrivo 12 citazioni in giudizio per presunto sperpero di denaro pubblico

Un anno fa la Corte dei Conti aveva inviato gli inviti a dedurre. Tutti dovranno comparire in giudizio a primavera nell'udienza fissata per il mese di aprile. La citazione è "incomprensibile" per l'ex presidente RPO Franco Raimondo Barbabella, che affronta "sereno" la vicenda e ricorda "Se il Comune lo avesse consentito, le gare si sarebbero potute espletare già nell'inverno 2005 - 2006 ed ottenere la rifunzionalizzazione della Piave nei tre anni successivi, cioè entro il 2009"

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ORVIETO - Giusto un anno fa la Corte dei Conti aveva inviato gli inviti a dedurre. Dopo 12 mesi sono in via di notifica in questi giorni le 12 citazioni in giudizio per il presunto sperpero di denaro pubblico legato all'indagine della magistratura contabile sulla gestione di "Risorse per Orvieto" spa.

Il presidente di Rpo Franco Raimondo Barbabella, e il resto del cda Sandro Gulino, Marcello Fugge, Stanislao Fella, Giuseppina Foschi, Danilo Pietrini, Mauro Meucci, Arnaldo Olimpieri, Americo Maresci, ma anche i tecnici nominati dall'ex sindaco Stefano Mocio, come il direttore generale del Comune Claudio Pollini, i dirigenti comunali Alvaro Rosati e Mario Angelo Mazzi. Tutti dovranno comparire in giudizio a primavera nell'udienza fissata per il mese di aprile.

Il "conto" è salato: attorno ai 700mila euro complessivi, da dividere in percentuali a seconda della permanenza nel consiglio di amministrazione che era stato nominato a più riprese. Nel mirino del vice procuratore generale della Corte dei Conti, Fernanda Fraioli, i soldi pubblici spesi per il business plan, ma anche gli stipendi pagati agli amministratori, le prestazioni verso terzi, il pagamento dell'imposta comunale sugli immobili. Insomma, come è stato consumato il capitale di Rpo.

La citazione in giudizio? "Incomprensibile" si limita per il momento a commentare l'ex presidente di Risorse per Orvieto Franco Raimondo Barbabella che si dice "non sereno, di più".

La posizione dell'ex cda di Risorse per Orvieto e del suo ex presidente, d'altro canto, è chiara e nota da tempo. "Nessuno spreco di risorse pubbliche e nessun fallimento": Rpo, la Spa nata per gestire la rifunzionalizzazione (ancora non avvenuta) della ex caserma Piave avrebbe fatto il proprio dovere, "restituendo per giunta la metà del capitale al Comune. Il tutto, in condizioni rese progressivamente sempre più difficili proprio dal socio unico, ovvero dal Comune stesso".

Su questa linea si attesta la difesa di Rpo, una linea sostenuta con forza e carte alla mano, già dall'indomani degli inviti a dedurre (ottobre 2009). E ancora prima nel confronto politico. Come noto infatti sulla vicenda Rpo si è consumata una resa dei conti squisitamente politica che ha sostanzialmente ingessato l'attività del cda, fino alla paralisi e poi allo scioglimento.

Tutti i "sabotaggi" del Comune sono contenuti in un articolato dossier già noto e da tempo nelle mani della Corte dei conti: dall'attendismo della amministrazione comunale testimoniato da un carteggio spesso a senso unico (tra l'autunno 2005 e l'estate 2006), alla vicenda dell'Ici, il cui pagamento (280mila euro) è stato preteso pur in presenza di un parere legale favorevole a differirlo, dal mancato rifinanziamento di Rpo all'impossibilità della società di usufruire di altre entrate. Nero su bianco anche i numeri chiamati a testimoniare come non ci sarebbe stato alcuno sperpero del milione di euro di cui era costituito il capitale sociale della Spa: circa 180mila euro sarebbero serviti infatti per l'avvio e poi il funzionamento della società e la gestione dei locali, circa 130mila euro per il funzionamento degli organi societari, amministratori e sindaci, e tenuta della contabilità, circa 140mila euro per l'elaborazione degli studi di base per procedere poi alle gare, circa 280mila euro per il pagamento dell'Ici, circa 30mila euro per spese varie di manutenzione degli immobili e delle alberature, il resto, circa 230mila euro sono restati nel patrimonio della nuova società, la Rpo srl.

Di tutto ciò oggi rimane il business plan elaborato da Rpo (vittima anch'esso di tentativi di "sabotaggio" all'epoca), quello stesso business plan che il sindaco Toni Concina in ogni occasione definisce "un ottimo lavoro". "Se il Comune lo avesse consentito, le gare si sarebbero potute espletare già nell'inverno 2005 - 2006 ed ottenere la rifunzionalizzazione della Piave nei tre anni successivi, cioè entro il 2009". Le parole di Barbabella di un anno fa, continuano a risuonare nel vuoto.

Pubblicato il: 09/11/2010

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