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Corso di laurea in Ingegneria Informatica e delle Telecomunicazioni di Orvieto: si sono laureati altri quattro ingegneri 'junior'

Sale a 151 il numero dei laureati del corso di laurea orvietano dell'Università di Perugia, dalla prima sessione nel luglio 2002 a quella odierna

Con i quattro che hanno conseguito il titolo di "dottore" nella sessione di mercoledì 3 novembre, il numero dei laureati del Corso di Ingegneria Informatica e delle Telecomunicazioni di Orvieto sale a 151. Nell'aula magna del Centro Studi "Città di Orvieto" in Piazza del Duomo, di fronte alla Commissione presieduta dal Prof. Paolo Valigi, hanno discusso le proprie tesi di laurea: Cristiano Donato, Fabio Mencio, Luca Morleschi e Francesco Sperandio.

Con l'intento d'informare i neo-laureati, gli studenti, i loro familiari e l'opinione pubblica riguardo alla situazione di crisi gravissima in cui versa l'università italiana, il presidente della commissione di laurea, prima di proclamare i quattro nuovi dottori, ha dato lettura del documento ufficiale della Facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di Perugia che di seguito si riporta integralmente:

«Prima di procedere alla proclamazione dei laureati, sentiamo il dovere d'intrattenerci con voi su un tema che ci riguarda tutti, docenti, studenti e genitori: la situazione di crisi gravissima in cui versa l'università italiana.

Se oggi voi potete festeggiare la felice conclusione di un periodo intenso di studi in ingegneria, con costi e sacrifici talvolta notevoli, e se la preparazione e la formazione che avete conseguito in questi anni vi mettono in grado di affrontare lavori impegnativi e qualificati, è perché esiste ancora nel nostro Paese un sistema universitario pubblico.

Tale sistema,nonostante le grandi carenze, è tuttavia in grado di formare laureati capaci di affermarsi egregiamente, come tutti i nostri ex studenti impegnati all'estero hanno dimostrato, ricevendo ovunque attestazioni di grande apprezzamento. Ciò avviene grazie ad un corpo docente - che questa commissione di laurea qui rappresenta - il quale, pur negli inevitabili limiti personali e nella scarsità delle risorse, è costantemente impegnato per offrire una didattica di notevole qualità. Ciò avviene perché siamo tutti convinti che l'università e la ricerca siano servizi fondamentali per la crescita culturale ed economica del Paese, particolarmente in momenti di crisi come quello che stiamo attraversando. Pertanto, per il ruolo di docenti che ci onoriamo di ricoprire, sentiamo come nostro dovere l'impegnarci al meglio nell'interesse di tutti, nei confronti degli studenti, delle famiglie, della società intera.

Di là dall'annunciata introduzione di largamente condivisibili criteri per premiare il merito, la manovra finanziaria già approvata al Senato e gli altri provvedimenti legislativi recentemente varati o in discussione prevedono al contrario drastiche riduzioni di risorse finanziarie per l'università pubblica (1,3 miliardi di euro) e per i docenti, facendo pagare il prezzo più elevato ai più giovani ricercatori che subiranno nei prossimi tre anni riduzioni sul reddito netto che vanno dal 26 al 34%. Tali provvedimenti legislativi non impegnano risorse per permettere le progressioni di carriera e l'accesso all'università e al mondo della ricerca dei giovani laureati. A causa del taglio dei fondi mancheranno inoltre le risorse per il diritto allo studio per gli studenti più meritevoli, per i servizi e per la ricerca. L'università pubblica  è sottoposta ad una destrutturazione e ad un indebolimento e questo significa, in un contesto di competizione globale, condannare la società italiana a un futuro d'inarrestabile declino.

Molte università hanno intrapreso azioni clamorose di protesta, quali la sospensione degli esami, il loro svolgimento all'aperto o in ore notturne. Inoltre, in molte facoltà i ricercatori - che per legge non sono tenuti a svolgere incarichi didattici ufficiali, ma devono dedicarsi essenzialmente alla ricerca - hanno deciso di ritirare la disponibilità all'attività d'insegnamento. La maggior parte dei ricercatori, infatti, in questa come in tutte le università italiane, è impegnata da anni e anni nell'insegnamento, svolgendo esattamente gli stessi compiti, ma con minori riconoscimenti, dei professori ufficiali.

Questa Facoltà, in tutte le sue componenti (studenti, ricercatori, docenti, preside), ha optato per una forma di protesta collettiva promuovendo iniziative volte ad informare l'opinione pubblica della gravissima situazione di disagio degli Atenei italiani e di chi vi opera.

Abbiamo voluto ricordarvi tutto questo, non per ragioni di rivendicazioni corporative o per ragioni politiche, ma perché quello che è in gioco è il futuro della nazione e quindi riguarda proprio voi che vi laureate oggi e gli studenti e le generazioni che verranno dopo di voi. Perché è necessaria una comune presa di coscienza di questi problemi affinché tutti insieme, noi e voi, non perdiamo la speranza di riuscire a ribaltare la situazione attuale per poter nuovamente guardare con fiducia, tutti insieme, al vostro futuro.

Ed ora, per i poteri conferiti a questa Commissione, vi proclamiamo dottori in Ingegneria ».

Pubblicato il: 05/11/2010

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