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Non disturbare il manovratore

di Dante Freddi La diatriba tra Romiti e Gnagnarini racconta due concetti diversi di concepire l'amministrazione. Da una parte la voglia di dire e proporre e discutere di chi è cresciuto nei vituperati partiti, dall'altra quella di chi si sente disturbato dal dissenso e che le scelte le vorrebbe compiere con modalità padronali

foto di copertina

Le legnate verbali che l'assessore Maurizio Romiti distribuisce con prodigalità a Massimo Gnagnarini ce le prendiamo un po'anche noi, che siamo tra quanti hanno l'abitudine di scrivere di cose del Comune e qualche volta anche di consigliare. Romiti  deve avere pazienza e concederci di "buttare giù idee in libertà", perché ci siamo comunque sforzati di capire e perché abbiamo tutto il diritto di  confrontarci con i concittadini pur non avendo mai "fatto" alcun risanamento.
 "Fare i professori- scrive Romiti-, spiegando come si deve fare, ma non avere mai fatto è troppo facile: io ti do i buoni consigli, ti spiego cosa si deve fare , ma tu non sei in grado di capire e di ottenere il risultato. Troppo facile! E' ora di smetterla".
Il vice di Pizzo palesa in questo passaggio un'intolleranza intollerabile e scarsa abitudine al confronto, che è invece il sale della vita pubblica, dove anche i padroni devono sopportare i fastidiosi grilli che pretendono di dire la loro.
Molti si sono prodigati in questi giorni ad immaginare azioni che potessero aumentare le entrate del Comune anziché procedere semplicemente a tagli e Massimo Gnagnarini è fra questi. Che le sue tesi siano da verificare ed approfondire può essere, ma il nostro miracoloso assessore non può liquidare chi pensa qualcosa di diverso da lui come uno  che non sa neppure "di cosa si sta parlando".
Tra l'altro, per elaborare le scelte di bilancio che ha individuato l'assessore Romiti non è necessario essere scienziati in economia. Per quel tipo di strategia sarebbe stato sufficiente un modesto curatore fallimentare, che probabilmente avrebbe creato le condizioni per vendere quanto è vendibile al prezzo giusto, soluzione peraltro tentata e ancora non riuscita al nostro permaloso amministratore.
"Parlare dietro le spalle non serve a nulla- continua l'assessore-, se non a rendere più complicato il risanamento finanziario di questa città, che meriterebbe veramente maggiore attenzione e rispetto prima di tutto dai suoi cittadini o almeno da alcuni di essi, quelli che troppo spesso fanno sentire la loro voce solo in modi obliqui, senza mai avere il coraggio di parlare nelle sedi acconce e soprattutto confrontandosi con gli altri".
Questo è davvero un pensiero inquietante, che definisce i limiti che un sontuoso manager, come è Romiti, può avere nella dinamica che c'è in una comunità civica, dove chi dirige dovrebbe essere soltanto il servo dei servi, la voce dei più umili, l'interprete di chi non sa dire e che non fanno neppure avvicinare alle "sedi acconce". Non dico di Gnagnarini, che le sue sedi se le trova, ma dei tanti che parlano al bar e per il corso, a casa e sul web, che discutono e si sfogano, che tentano di trasformare idee in pensieri e che devono sentirsi come degli estranei equivoci perché non possono frequentare le sedi giuste, quelle deputate.
Un tempo, laudator temporis actis mi direbbe Mario Tiberi, le idee si urlavano nei partiti e qualcuno le ascoltava, oggi si bisbigliano a Tizio o Caio sperando che Sempronio non oda. Il nostro assessore è l'espressione naturale, spontanea e in buona fede di questi tempi, di questi mala tempora, affermerebbe ancora con nostalgia il nostro Tiberi. Ed io.

P:S. Un amico mi ha girato questo indirizzo ,dove si racconta di comuni virtuosi e di una scuola di Altraamministrazione. Si dice che forse vendere il territorio non è sempre la scelta migliore, che  progettare e gestire sono due attività che richiedono saperi e idee che nascono da tre azioni: saper leggere la realtà in profondità, fare esperienza, fare esercizio di immaginazione sulla propria realtà locale. E poi che...

Pubblicato il: 29/10/2010

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