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Basilietti: ''Non è stato un semplice avvertimento''

Il giornalista orvietano destinatario del pacco bomba è tornato al lavoro in un clima ancora poco sereno ma tra gli attestati di solidarietà di molti colleghi e la condanna dell'episodio di tutto il mondo politico

Approfondimento

"Mi viene ancora da tremare se non ci fosse stata quella strana perdita di polvere dal pacco...". Sono le parole, rilasciate all'agenzia Ansa, dal giornalista orvietano Gianluigi Basilietti, destinatario del plico bomba.

Nella redazione del quotidiano, in via Luigi Rossi Danielli, oggi si respira un'aria meno tesa. Basilietti oggi era al lavoro. Si è occupato della stesura di una pagina regionale ma la maggior parte del suo tempo l'ha passata a rispondere alle telefonate che colleghi di altri quotidiani gli hanno fatto per esprimere solidarietà.

"Oggi sto un pò meglio, anche se la tensione rimane. Perché ieri quando ero in questura - ha raccontato il giornalista - e gli artificieri hanno aperto il plico ho sentito uno di essi dire che quel pacco poteva uccidere". "Il giorno del pacco bomba alla questura di Viterbo, in contemporanea a quello alla stazione dei carabinieri a Roma - ha aggiunto il cronista - abbiamo fatto una pagina. Un mio pezzo di cronaca, ed un altro pezzo di indagini sulla pista degli anarchici insurrezionalisti. Per questo non ce lo aspettavamo, anche perché di quell' episodio avevano scritto tutti i giornali, nazionali e regionali. E il giorno dopo ero tornato sulla vicenda, come hanno fatto tutti i giornali, con un articolo sulle indagini. Per questo non mi potevo aspettare un plico di quella potenza, che, a mio avviso, rappresenta un salto di qualità, perché non é stato un semplice avvertimento".

Quando una delle segretarie gli ha consegnato sventolando il plico Basilietti stava facendo il giro di nera e all'altro capo del telefono c'era una funzionaria della questura. "Dottoressa mi dia qualche notizia perché altrimenti non so cosa scrivere - ha raccontato il cronista - Poi, quando ho visto quel plico e quella polvere nera ho cambiato tono e ho detto, ho un pacco sulla scrivania che è un pò sospetto".

Oggi, come Basilietti, tutti i giornalisti del Corriere di Viterbo erano al loro posto di lavoro. Quello di ieri, come è scritto nell'editoriale del 'Corriere dell'Umbrià, del cui gruppo fa parte il quotidiano viterbese, è stato "il giorno più difficile", perché "quando il giornale diventa bersaglio", ha scritto nell'articolo di fondo il direttore Federico Fioravanti, "abbiamo lavorato in un clima irreale. Sgomenti, in silenzio. Consapevoli che il pacco bomba spedito nella nostra redazione non voleva solo intimidire: è stato confezionato per uccidere". "Dopo i carabinieri e i poliziotti tocca ai giornalisti. La stampa sotto tiro - ha proseguito Fioravanti - viene usata come notizia. La bomba in redazione diventa mediatica, amplifica il clima di terrore. E poco importa se qualcuno può morire senza un motivo, solo perché, come tutti i giorni, è lì, al suo posto di lavoro. Poco importa se si colpisce un giornale che ha fatto della correttezza dell'informazione e della pluralità delle voci il suo segno distintivo".

Solidarietà a Basilietti è stata espressa anche dal ministro dell'Interno Pisanu e dal vicepresidente della Camera de Deputati Clemente Mastella.

Nel frattempo sono coordinate dal sostituto procuratore della repubblica di Viterbo Stefano D'Arma le indagini sul pacco bomba recapitato ieri al cronista del 'Corriere di Viterbo'. La Digos del capoluogo sta concentrando l' attenzione sugli ambienti degli anarchici insurrezionalisti che, secondo gli inquirenti, avrebbero spedito il plico esplosivo come risposta all' arresto del leader del movimento antagonista della città Massimo Leonardi, eseguito l' 8 ottobre scorso per gli incidenti accaduti a Roma durante il summit dei capi di stato e di governo della Unione Europea.

Pubblicato il: 11/11/2003

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