Orvieto. Il cinema è finito

La foto è di Gianni Pietro Mencarelli

ORVIETO - Toni Concina: da 486 giorni caparbiamente in bilico tra la ricerca di un governo di larghe intese e il commissariamento. L'uomo dei miracoli oggi prova a farne un altro: far votare un bilancio lacrime e sangue sul quale già pende il giudizio della Corte dei Conti. Toni Concina diventa il primo sindaco di centrodestra della storia di Orvieto il 21 giugno 2009 con il 55,80% delle preferenze. Il candidato di Ol e Pdl è votato da 7111 orvietani. È il suo secondo miracolo, dopo la performance del primo turno. Per lui i problemi, però, arrivano subito perché, complice il voto disgiunto, il sindaco non ha la maggioranza in consiglio. A dispetto di ciò, comincia bene però - terzo miracolo - perché al primo consiglio le linee di indirizzo del suo mandato passano all'unanimità. Si tratta in realtà di poco più che di dichiarazioni d'intenti. E infatti la luna di miele finisce presto. Dopo le iniziali prove tecniche di dialogo e le polemiche estive sui presunti inciuci, arrivano le brutte sorprese. C'è da sistemare uno squilibrio di 5 milioni per il 2009 che ben presto diventano 7. Si comincia a parlare di commissariamento o di governo di salute pubblica. Ne nascono aperture a corrente alternata, fino al patto per Orvieto, che falliscono puntualmente con effetti negativi anche nei rapporti tra sindaco e Ol. Anche nella giunta non è tutto rosa e fiori. Nel frattempo non sono state ancora aperte le buste per la Piave. Concina le apre a 6 mesi dalle elezioni, per annullare poi tutto per vizi formali e sostanziali. Tra ottobre 2009 e giugno 2010 si approvano due bilanci: il primo con l'astensione dell'intero centrosinistra e il secondo con l'astensione del Pd e il soccorso dei socialisti. Oggi tornano per intero i nodi delle due manovre le cui previsioni non si sono realizzate.