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L'INTERVISTA
'Ad Orvieto sono di casa'. Chi è Giovanna Marini

Approfondimento

di Stefano Corradino

Giovanna, ad Orvieto ormai sei "di casa".
In effetti è così. Ad Orvieto ho numerosi amici e ci vengo spesso. L'anno scorso ho cantato con la banda e abbiamo fatto una bella ricerca con i ragazzi orvietani di una scuola. E questa sera ci ritorno molto volentieri.

Quanto è importante per te la musica come strumento di impegno civile e di protesta sociale?
È importante perché è l'unico modo per sfuggire al controllo e addirittura all'autocensura che in molti si vogliono infliggere. Quando uso il termine "partito fascista" tutti strabuzzano gli occhi come se avessi detto qualcosa di allucinante. Perfino aver parlato in televisione di "canti di lotta" ha provocato un entusiasmo direi eccessivo da parte di molta gente di sinistra. Ma non si può dire neanche canti di lotta? Siamo diventati matti?
Credo invece che la canzone voli più in alto e raggiunga la gente, direttamente. Perché non è controllabile. E in questo momento storico è molto importante. Io non ho avuto tanti allievi quanto in questo periodo e penso che ciò dipenda dal fatto che la gente sta vivendo una situazione di grande insoddisfazione, stanca di dover tollerare le cose che non gli vanno bene e si sfogano traducendo in canzoni le loro rimostranze.
Ovunque stai riscuotendo ampi consensi e apprezzamenti. Ma non solo dalla tua generazione che ti conosce da tempo, ma anche da giovani e giovanissimi. Che effetto ti fa?
Ero contenta gia di avere giovani che andavano dai 25 ai 45 anni. Ora che ci sono ragazzi di 14-15 anni che sono commossi e entusiasti mi fa davvero piacere. L'altro giorno all'Eliseo c'era una classe intera di sedicenni; ciò mi commuove e mi fa pensare che i giovani non siano affatto inerti. E che appena sentono qualcuno che intona canzoni che parlano di problemi che vogliono conoscere e che sentono affiorare nella società in cui vivono, loro si precipitano per saperne di più. Molti per internet mi mandano le loro canzoni. Canzoni politiche come noi non avevamo mai pensato di farne. Che vanno in profondità e che nessuno purtroppo prende in considerazione.
Purtroppo questi giovani li stiamo sempre di più rincoglionendo.

Cosa pensi della musica d'autore e di quella popolare in questo momento? Quanto è condizionante il mercato sulla produzione e diffusione della musica di qualità?
Le leggi del mercato sono molto forti e quindi si preferisce fare cover o cose già fatte per andare sul sicuro, per vendere. E quindi gli unici soggetti, purtroppo sono l'amore, l'intimo temi "privati", insomma. All'indomani del disco che feci con De Gregori, anzi che De Gregori fece con me, pensavo venissero fuori molti dischi con canzoni popolari. Invece così non è stato. La musica popolare purtroppo è sempre stata rinchiusa in una sorta di ghetto, ed è stata trasformata prevalentemente in musica ballabile.

Grazie mille e in bocca al lupo per stasera.
Crepi il lupo

Pubblicato il: 11/11/2003

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