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Questa la proposta del centrosinistra per affrontare i problemi di Orvieto

La proposta permetterebbe di provvedere al bilancio 2010 senza mettere in vendita la Piave, azione in questo contesto sciaguarata dal punto di vista politico e  incerta da quello contabile: "L'area di Vigna Grande non può essere usata come tappabuchi per pigrizia mentale, incapacità di un minimo di visione strategica e per rinuncia ai doveri verso il futuro della nostra comunità"

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Riceviamo e pubblichiamo la proposta che il centrosinistra unito ha presentato a Còncina per uscire dalla congiuntura dell'Ammnistrazione senza contraccolpi eccessivamente pesanti per la comunità.
Il progetto permetterebbe di provvedere al bilancio 2010 senza mettere in vendita la Piave, azione in questo contesto sciaguarata dal punto di vista politico e  incerta da quello contabile. Sembra difficile che un'Amministrazione che non ha saputo creare le condizioni per vendere un bene necessario, come i parcheggi, sappia, in qualche mese, porre sul mercato un'area pregevole e vitale per la città senza provocare danni irreparabili.


Di seguito la proposta a firma dei partiti del centrosinistra, già peraltro respinta con vigore dal vice assessore Pizzo.

"Un ottobre orvietano
Partiamo dalla convinzione che ci sono le condizioni operative fondamentali per uscire da una crisi del nostro Comune che non è solo finanziaria, ma di politica, di idee, di capacità di iniziativa. Ne vogliamo indicare di seguito quelle che ci sembra di dover sottolineare perché più evidenti e fertili. Il dato di fatto dal nostro punto di vista è il fallimento politico-amministrativo del centrodestra, che ha dimostrato evidente inadeguatezza rispetto alla gravità, alla complessità e all'urgenza dei problemi da affrontare. Noi riteniamo che non ci si possa permettere di restare ancora troppo a lungo in una situazione di incertezza e di stallo. Soprattutto non ci sembra accettabile che per affrontare i problemi sia del presente che del futuro si avanzino proposte (come ad esempio la vendita dell'ex Caserma Piave per il risanamento del bilancio) che non si reggono in piedi né dal punto di vista tecnico né dal punto di vista di una visione strategica della funzione di governo.

1. Uscire dalla crisi finanziaria
La crisi c'è ma se ne può uscire
Sappiamo che la crisi c'è ed è dovuta sia a politiche restrittive nazionali, che hanno penalizzato di più gli enti locali che hanno investito in infrastrutture, qualità sociale e cultura, ma anche ad una cultura amministrativa del centrosinistra che per troppo tempo, sebbene si sia impegnata sul terreno del risanamento, non è riuscita ad operare la stabilizzazione del rapporto tra entrate spese. A questo si è aggiunta oggi l'incapacità del centrodestra di elaborare strategie e di prendere iniziative di qualsiasi tipo, cosicché, invece di un alleggerimento, ci troviamo di fronte un serio appesantimento della situazione. Di qui l'urgenza di effettuare scelte serie e coraggiose, per l'oggi e per il domani.
Per colmare il deficit del 2009 e del 2010 ci sono i parcheggi coperti
Per colmare il deficit di bilancio del 2009 e del 2010 non si può evitare di vendere una parte dei beni disponibili. Il punto fondamentale però è che essi debbono essere tali da essere sensatamente vendibili in modo da permettere l'iscrizione a bilancio entro il 31 dicembre 2010 di una cifra complessiva corrispondente al deficit, e però non debbono essere quelli strategici per lo sviluppo della città e del territorio. Ci sono questi beni? Sì, ci sono.
Innanzitutto si tratta dei 1200 posti auto dei parcheggi coperti (quello del Campo della fiera e quello di via Roma), dei quali bastano 600, cioè la metà, per coprire oltre due terzi del deficit. Sono vendibili? Certamente sì, soprattutto se la vendita farà parte di un'operazione seria di riorganizzazione del traffico e della sosta, sulla base di una visione anche di prospettiva di ciò che può e deve essere la città nell'immediato e nel più lontano futuro. Le entrate che ne derivano sono iscrivibili a bilancio entro il 31.12.2010? Certamente sì, se l'operazione viene fatta come si deve, anche dal punto di vista tecnico, con le procedure e le entità giuste.
In secondo luogo ci sono gli altri beni, scelti con la stessa logica e già presi in considerazione per la vendita in diverse altre occasioni: il mattatoio, il bar di piazza della Repubblica, la farmacia, e altri se e in quanto fosse necessario.
Ma si tratta anche di intervenire sulle ragioni strutturali del deficit
Per impostare la manovra di uscita graduale dalla crisi finanziaria del Comune già in occasione del Consiglio comunale sul consuntivo 2009 e sull'assestamento 2010, bisognerà tener conto da subito dello scenario generale, che non consentirà più di spendere senza coperture certe, cioè con operazioni del tipo "finanza creativa". Dunque non si potrà evitare di impostare il bilancio 2011 sui due perni di una buona e sana amministrazione: ulteriore razionalizzazione delle spese e aumento possibile delle entrate. Cioè: niente spese che abbiano natura di elargizioni non giustificate e comunque evitabili o rinviabili nel breve periodo, lotta durissima all'evasione e all'elusione fiscale, scelte coraggiose in direzione dell'efficienza e della valorizzazione del sistema pubblico, iniziative e scelte altrettanto coraggiose per ottenere nel più breve tempo possibile entrate che diano di nuovo respiro a investimenti e progetti di sviluppo. Insomma, va evitata la politica dei due tempi, quella per cui oggi si fanno i sacrifici e domani si pensa allo sviluppo: i due aspetti debbono essere entrambi presenti subito.

2. Mettere in campo le idee e le conseguenti iniziative per realizzarle
Ci sono errori, non macerie da spazzar via
Respingiamo decisamente l'immagine che si vuole dare dei governi della sinistra e del centrosinistra nella nostra città per cui ci sarebbero solo macerie da spazzar via. Gli errori (peraltro mai equamente distribuiti e di cui comunque per senso di responsabilità ci facciamo carico anche quando non ci appartengono o ci appartengono solo in parte e non certo principale) non possono diventare prevalenti rispetto ad un'opera di governo che:
 ha consentito di mantenere sufficientemente solido il tessuto sociale e ben presente la cultura della solidarietà e dell'accoglienza;
 ha collocato Orvieto tra le realtà più appetibili nello scenario del turismo internazionale per le qualità storico-culturali e ambientali, anche se per diversi aspetti ancora solo potenzialmente;
 ha risanato la rupe con una contestuale operazione di modernizzazione infrastrutturale la cui validità e potenzialità di ulteriore sviluppo si può negare solo per demagogia al contrario;
 ha consentito di non conoscere i drammi di tante altre zone d'Italia per una cattiva gestione del territorio.
C'è un importante patrimonio di idee da utilizzare
E si può ancora continuare, soprattutto perché ci sono lasciti di idee che rappresentano un patrimonio forse anche più importante delle stesse realizzazioni (ma si tratta in gran parte di idee che si sono anche tradotte in progetti e in iniziative). Ad esempio:
a) l'idea di un ruolo protagonista del nostro territorio come area cerniera tra Umbria, Lazio e Toscana, che torna oggi di grande attualità e utilità nel processo che ci sta portando al federalismo, un processo che può essere ricco di opportunità o carico di pericoli di impoverimento e di emarginazione a seconda delle strade che si seguiranno, ad esempio di chiusura dentro i confini amministrativi (che così diventeranno vere e proprie barriere per lo sviluppo) oppure di apertura a collaborazioni sistematiche, vere e proprie partnership progettuali istituzionali, che trasformano le potenzialità in fonti di ricchezza, economica e civile;
b) in questo quadro l'idea di una città e di un'area che possono avere una funzione di sviluppo con criteri di qualità, che diventa lavoro e occupazione: qualità della filiera alimentare, dalle produzioni agricole alla gastronomia; qualità dei servizi, dalla scuola (che deve essere attrattiva per un ampio territorio interregionale in quanto sviluppa un'offerta formativa variegata e moderna) alla sanità (un ospedale che si specializza in diversi settori e, oltre a soddisfare le esigenze sanitarie di base della popolazione locale, attrae utenti da altre zone); qualità delle strutture e dell'organizzazione culturale e turistica (la rete alberghiera e della ristorazione, il teatro, la biblioteca); qualità degli impianti sportivi (esistenti e nuovi, pubblici e privati); qualità della rete commerciale (non si capisce perché Orvieto, con la posizione geografica che oggettivamente la favorisce, non dovrebbe puntare su un ruolo trainante di questo settore, con la riorganizzazione dell'esistente - ad es. il centro storico come centro commerciale naturale - e anche con l'introduzione di nuove strutture funzionali ad una idea attuale di sviluppo sostenibile ed equo dei rapporti commerciali.
c) sempre in questo quadro, l'idea della modernizzazione della rete della viabilità (che per diversi aspetti è molto più che idea, giacché ci sono progetti finanziati che vanno solo realizzati, con priorità per la complanare e per la variantina di Sferracavallo), sia locale che regionale e interregionale: dalla complanare alla variantina di Sferracavallo, dalla modernizzazione della Orvieto-Baschi-Todi a quella della Orvieto-Viterbo, dal casello Orvieto Nord al collegamento con Civitavecchia;
c) ancora in questo quadro l'elaborazione di un piano strategico per il riuso dell'Area di Vigna Grande, la ex Piave, che, nonostante la vicenda tormentata che l'ha caratterizzata nel susseguirsi di proposte e di prospettive non realizzate, è un bene che c'è e può essere un punto di ripartenza se curata bene e collocata nel contesto di una progettualità che includa altri edifici e appartenga ad una chiara, leggibile, appetibile, strategia di sviluppo della città e dell'intero territorio; in ogni caso l'area di Vigna Grande non può essere usata come tappabuchi per pigrizia mentale, incapacità di un minimo di visione strategica e per rinuncia ai doveri verso il futuro della nostra comunità spacciata per mancanza di possibilità senza aver fatto le verifiche doverose e indispensabili;
d) infine, ma ancora nel quadro del ruolo protagonista di un'area-cerniera, l'idea che i rifiuti sono un problema da risolvere e, se si è bravi, anche un'occasione di entrata per le casse comunali, un esempio di politica ambientale civile, un modello di uso corretto delle risorse territoriali, un esempio di partecipazione e di capacità di autogestione della popolazione; fino ad oggi dobbiamo riconoscere che quest'idea, che rivendichiamo come patrimonio certo non solo nostro, ma anche nostro, non è andata molto oltre le dichiarazioni. Oggi dobbiamo fare un salto di qualità nel modo di concepire il problema e di organizzare l'intero ciclo, facendo anche tesoro delle migliori esperienze italiane ed europee. Questa impostazione non sarebbe stata possibile se a suo tempo il governo di centrosinistra non avesse individuato nella discarica de "Le Crete" l'inizio di quel percorso di gestione industriale moderna del ciclo dei rifiuti imperniata sulla raccolta differenziata spinta e sul conferimento in discarica tendente a zero in cui noi ci riconosciamo.
Senza le idee non si ha nemmeno il senso di ciò che si fa, si improvvisa e si annaspa. Senza capacità e coraggio di iniziativa le migliori intenzioni diventano chiacchiera, sterile e vuota, e danno. Idee e capacità di iniziativa dunque. L'improvvisazione non paga. Piegare le risorse strategiche ad un uso strumentale e momentaneo è da evitare come la peste.

3. Adeguare subito la politica ad un'impellente necessità di rilancio di Orvieto come sistema
Riteniamo che sia giunta l'ora di svoltare, anche sulla base dei seguenti principi:
 il bene comune è al di sopra di ogni interesse particolare e di ogni genere e livello di logica di potere;
 i diritti individuali vanno affermati contestualmente al riferimento al bene comune e vanno affiancati dal richiamo costante ai doveri civici;
 non si può più accettare in alcun modo e sotto qualsiasi forma il principio che "ciò che non ho fatto io o non verrà attribuito a mio merito deve essere accantonato e distrutto";
 si deve al contrario accettare il principio per cui "ciò che è buono, chiunque lo abbia pensato e/o fatto, deve essere riconosciuto come tale e valorizzato";
 la competenza e il merito vanno messi al primo posto nei criteri di scelta delle responsabilità in ogni settore e in ogni circostanza in cui sono impegnate le risorse pubbliche e in cui si esercitano i doveri rispetto alla collettività.
I gruppi del centrosinistra assumono una posizione di responsabilità senza equivoci
Con riferimento poi agli appuntamenti più ravvicinati e alle scelte che ci impegnano per oggi e per il futuro, le forze politiche del centrosinistra assumono una posizione unitaria di responsabilità senza equivoci: le proposte che avanzano con questo documento hanno lo scopo di mettere in sicurezza il Comune nel senso di scongiurare situazioni pericolose per la tenuta degli assetti amministrativi, finanziari, dei livelli occupazionali; infine, per evitare la svendita del patrimonio, il collasso della coesione sociale e l'arretramento complessivo della città.
Naturalmente si tratta di garantire una fase transitoria di governo tecnico condiviso che sostituisca l'attuale compagine in vista di nuove elezioni che rinnoveranno l'amministrazione sulla base di un percorso di reciproco riconoscimento e dunque nelle condizioni di una politica di risanamento e sviluppo e di una dialettica di forze responsabili che si organizzano e si alleano in modo chiaro e trasparente su progetti di governo e non sul puro contrasto o su interessi di poco respiro.
12 ottobre 2010
Partito Democratico
Partito dei Comunisti Italiani
Partito Socialista Italiano
Partito della Rifondazione Comunista "

Pubblicato il: 13/10/2010

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