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Esercenti sul piede di guerra per contrastare sagre e feste paesane

E' un fenomeno che costa ai titolari di pubblici esercizi milioni di euro ogni anno

La proliferazione selvaggia di ogni genere di sagra, festa paesana, di associazioni sportive e non è sotto gli occhi di tutti ma chi paga il conto di questa somministrazione parallela di cibi e bevande, spesso priva di ogni controllo, sono i ristoratori, vessati da ogni genere di tasse e balzelli che, magicamente, scompaiono in occasione di sagre e feste paesane.

Di questo e delle eventuali azioni da intraprendere per contrastare il fenomeno si è parlato in un incontro tenutosi presso la Confcommercio di Terni e convocato dal Presidente del Gruppo Ristoratori FIPE, Massimiliano Fazi. Non solo proteste ma anche proposte di miglioramento della normativa regionale in materia di sagre.

"L'unico strumento che abbiamo al momento per limitare il danno economico subito dalle attività commerciali - dichiara Massimiliano Fazi- è quello di modificare la legge regionale sulla materia in modo che imponga agli organizzatori di questo genere di eventi norme più restrittive sia per quanto riguarda i prodotti da somministrare, che devono essere fortemente tipici e rappresentativi del territorio, sia per i limiti di tempo che vanno decisamente ridotti".

"Detto questo- prosegue Fazi- crediamo sia arrivato il momento che gli Organi preposti facciamo rispettare anche per queste iniziative le varie normative come avviene, puntualmente e giustamente, per le nostre attività. Molti associati sono esasperati tanto da volere adire alle vie legali con esposti alla Procura della Repubblica".

"La rabbia è tanta - dichiara ancora a nome della categoria il presidente- troppi di noi si vedono vessati tutto l'anno da amministrazioni spesso poco o affatto comprensive delle problematiche degli esercenti per poi ritrovarsi sfilare il lavoro primaverile ed estivo da sagre di scarso valore , spesso improvvisate, senza nessuna attinenza con il territorio, create insomma solo per fare cassa. Eludendo le normative fiscali, del lavoro e igienico sanitarie.

"Le amministrazioni locali - conclude Massimiliano Fazi- dovrebbero autorizzare solo le sagre e gli eventi di qualità e vietare tutto il resto perché altrimenti si crea una vera e propria concorrenza sleale con le nostre attività. La misura è ormai colma, è quindi arrivato il momento di manifestare la nostra rabbia pubblicamente affinché si capisca che non possiamo pagare solo noi: si deve sapere che un locale di media struttura si ritrova a  pagare 4000 euro per lo smaltimento dei rifiuti e 500 per gli oli esausti: perché in molti comuni le sagre sono esonerate dal pagamento di tutto ciò?"

Pubblicato il: 01/10/2010

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