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Evitare gli errori del passato e guardare al futuro. Siamo ormai, che lo si voglia o no, alle decisioni vere

A  Destra e a Manca. "Credo che lo possiamo dire insieme: nessuno si illuda, quando i nodi arrivano al pettine le decisioni vanno prese. E ormai quasi ci siamo." Contributo di Flavio Zambelli

foto di copertina

Caro Franco,

il risultato delle elezioni comunali orvietane del 2009 ha accelerato una svolta che, per il nostro mondo piccolo di cittadina di provincia, può definirsi storica. È emersa, quasi improvvisamente, la profondità del guasto provocato da una ventina d'anni di declino della capacità politica e amministrativa. La classe politica che fu dominante è allo sbando, non tanto per i processi in atto e per quelli che possono profilarsi (guai se dovesse essere la magistratura  a sciogliere i nodi politici), ma perché si vergogna. La classe politica che tenta di emergere annaspa e rischia di affogare prima di aver imparato a nuotare nella melma in cui è stata inaspettatamente gettata.
Perché è potuto accadere tutto ciò? Mi occorre il tuo aiuto, se non altro perché conosci molto meglio di me il comune di Orvieto come ente e come apparato, avendo svolto ruoli molto importanti e non essendoti ritirato per cinque anni, come me, in esilio volontario. Quell'esilio calstelgiorgese dal quale, come ricorderai, spedivo lettere "giovialmente" amare al mio amico Fausto Cerulli. E lui mi rispondeva sul "Vicino" con lettere "genialmente" amare. Chiamavo, le mie, "Lettere dal Ponto", riferendomi ai piagnistei del poeta Ovidio, esiliato per una colpa d'amore. Ma la mia colpa non aveva a che fare con una dama altolocata, ma con la delusione che mi provocava il declino della nostra città. Non ho mai potuto amare Orvieto con amore filiale perché non mi ha dato né genitori, né natali, né casa durante la mia infanzia e la mia adolescenza. L'ho amata, e l'amo, per innamoramento, con i relativi tormenti, che l'amore filiale non conosce.
Sto divagando, ma tu mi puoi capire.
Ebbene, mi chiedo, e ti chiedo, come Orvieto si sia potuta invischiare a tal punto. La crescente incapacità politica e amministrativa è evidente, ma l'incapacità, sia della maggioranza che dell'opposizione, di valutarne la portata e di reagire adeguatamente, non può essere spiegata con faziose invettive. Non basta individuare i colpevoli, è necessario capire perché siano caduti nei loro errori.
Altrimenti non se ne esce.

Tuo Pier


Caro Pier,

mi poni un problema complesso, al quale non penso di poter dare una risposta compiuta. Spero perciò che ti possa bastare qualche considerazione senza presunzione di verità.
Partirei dalla banalissima constatazione che le città in parte vivono di vita propria e però, in parte rilevante, anche di vita indotta dalle vicende più generali in cui sono inevitabilmente inserite. E' accaduto e accade ovviamente anche a Orvieto. Per un lungo periodo, all'epoca dei partiti forti e del proporzionale, il potere reale è stato esterno alla città. La classe dirigente locale, dominante e di opposizione, si lacerava all'interno e si contrapponeva, ma di fatto accettava le stesse logiche di subordinazione alle esigenze e alle decisioni dei centri di comando nazionali e regionali. Quando, alla fine degli anni settanta e poi di più negli anni ottanta, una nuova classe dirigente (espressione di mutamenti sociali e culturali profondi) affermò con decisione una strategia di autonomia, sembrò per un certo tempo che fosse possibile strutturare un cambiamento duraturo. Ma la reazione fu dura e spietata, esterna e interna, e coinvolse, seppure ovviamente con responsabilità diverse, maggioranza e opposizione. Molti, credo in buona fede, non vollero capire cosa stava succedendo; chi invece aveva capito bene che il sistema di potere poteva essere incrinato e andare in pezzi, non volle rischiare. Il risultato fu la sconfitta politica di quella stagione di autonomia e di protagonismo. Sconfitta politica, non però ideale, progettuale e di capacità realizzativa, se è vero che le elaborazioni e le trasformazioni strutturali di allora connotano ancora oggi la città e costituiscono il fondamento delle due direzioni fondamentali che una politica degna di questo nome dovrebbe perseguire per l'intero territorio: una proiezione nazionale e internazionale e nel contempo un ruolo interregionale capace di promuovere lo sviluppo con le caratteristiche di una modernità non superficiale e non occasionale, naturalmente avendo riconquistato una indispensabile posizione di interlocutore credibile nella Provincia e nella Regione.
Da allora progressivamente tutto cambiò: la lotta si spostò su altri piani, i partiti si indebolirono e quasi scomparvero, si affermarono logiche personalistiche, di gruppi e di cordate guerreggianti, che oggi giungono alle disastrose conseguenze che vediamo. E ancora una volta però, maggioranza e opposizione, seppure con rare e certamente preziose eccezioni, ne condivisero le logiche di fondo, con la società cosiddetta civile che non fu affatto spettatrice passiva, ma ben partecipe di una gestione senza strategia che ragionava di fatto con la copertura delle spese a piè di lista.
Si accorsero in pochi, ed erano sostanzialmente "voces clamantes in deserto", che intorno il mondo già andava in un'altra direzione e che sarebbe stato necessario invertire subito la rotta: rigore, unità d'intenti, idee larghe e di spessore, classe dirigente decisa a battersi per il bene comune.
Caro Pier, lo sappiamo tutti, guai seri sono derivati da questa situazione, ma io non ritengo né giusto né intelligente "buttar via con l'acqua sporca anche il bambino". Non ci sono venti anni da azzerare, ma da cambiare decisamente sia nella logica delle classi dirigenti che nella cultura diffusa e nel costume degli stessi cittadini.
Questo infatti è, io ritengo, ancora una volta il punto cruciale: creare le condizioni perché, a partire da ciò che c'è, ci si possa riorientare subito per stare con intelligenza e passione civica nei meccanismi del mondo di oggi che generano futuro. Non lo deve fare chi ha dimostrato di non capire o è stato oggettivamente responsabile di errori gravi e di sicuro evitabili solo che non avesse seguito criteri di cieco particolarismo o di ottuso ideologismo, né lo può fare chi in modo conclamato non ne ha le capacità.
In mezzo però ci sono diverse altre possibilità. Come abbiamo detto altre volte, ci sono intelligenze sufficienti e risorse possibili per ripartire. Ci sono in realtà anche le condizioni più generali, se si sarà in grado di coglierle. E' su queste che bisogna lavorare, come mi pare che in qualche modo si sta facendo. Però bisogna scegliere, e presto. Credo che lo possiamo dire insieme: nessuno si illuda, quando i nodi arrivano al pettine le decisioni vanno prese. E ormai quasi ci siamo.

Tuo Franco


da Flavio Zambelli

Caro direttore, quando i nodi vengono al pettine, le decisioni vanno prese; la frase con cui Franco chiude il suo intervento riassume il senso della missione che ha il COVIP, in questo momento critico per la nostra Città: cominciare a stimolare e fornire supporti propositivi ad altri, per far sì che quelle decisioni vengano prese ; e vengano prese nella consapevolezza che siano le migliori possibili negli interessi superiori di Orvieto, dei suoi cittadini, del futuro dei giovani. Tutto si snoda intorno ai grandi temi principali che sono: la riqualificazione o la vendita  della Caserma Piave; la gestione del ciclo dei rifiuti; il piano di viabilità e la gestione dei parcheggi.  La Caserma Piave e i parcheggi sono fondamentali sia per il modello di sviluppo e la qualità della vita a Orvieto; sia come fonte di riequilibrio e risanamento del Bilancio. La gestione del ciclo dei rifiuti è, ovviamente, fondamentale soprattutto per il modello di sviluppo e la qualità della vita. Ma se si seguono i modelli  industriali ecologicamente sostenibili, come nel Nord Italia ( vedi Vedelago ), si possono creare benefici economici ai cittadini orvietani; in termini di risparmio sulla tassa dei rifiuti solidi urbani. Questo perché una gestione intelligente del ciclo, fa sì che si possa organizzare una politica di raccolta differenziata senza costi aggiuntivi per le casse comunali; ma facendo svolgere il servizio a cooperative pagate direttamente dall'azienda privata che ricicla i rifiuti nei propri impianti. E poi  con dei buoni modelli di gestione del ciclo si può realizzare una  ricaduta importante anche in termini occupazionali. Quindi dietro la politica dei rifiuti ci sono tantissimi risvolti. E poi c'è la questione della Sanità e la riqualificazione dell' ospedale; questioni che ovviamente non dipendono direttamente solo  dal Comune di Orvieto. Poi sono in ballottaggio anche le assegnazioni, ancora sub-iudice, dei lavori della strada Complanare dallo Scalo a Bardano, e l'appalto della gestione della piscina della Svolta. Due questioni che devono comunque ancora essere decise nel merito; seppur nella forma , il Consiglio di Stato nel primo caso; il Tar nel secondo, hanno dato il via libera provvisorio ( in attesa appunto del merito di giudizio), all'assegnazione dei lavori. Insomma come vedete di carne al fuoco ce n'è parecchia; e il COVIP, di fronte a questi temi cruciali per il futuro della Città, non può farsi trovare impreparato .vLe intelligenze ci sono per ragionare , discutere , proporre: e invitare i cittadini e le Istituzioni a loro volta,  a ragionare, fare controproposte; ma poi alla fine, volenti o nolenti, prendere delle decisioni. Nel COVIP ci sono le risorse umane per fare tutto ciò. Francoè' il cervello politico del gruppo, vista la sua esperienza passata politico-amministrativa ; Pier è il tecnico-giurista  nelle materie di diritto amministrativo; Massimo è l'economista. Dante è il coordinatore di tutta l'attività di promozione e divulgazione sui giornali on-line . E poi c'è , per sua stessa autodefinizione , il nuovo Giannino Stoppani-Gian Burrasca della politica orvietana: Mario Tiberi. Dopo aver detto ad un parlamentare della Repubblica che "passa le giornate a giocare coi soldatini di piombo " ; stavolta si è veramente superato. Ha proposto di celebrare il Congresso comunale del PD in mezzo alla Piazza, sfidando direttamente 2 dei firmatari delle mozioni. Mario (Gian Burrasca ) Tiberi è ormai come un treno in corsa. Per fermarlo ci vorrebbe SuperMan.


La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca" è alla quarantanovesima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose".
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.

Pubblicato il: 20/09/2010

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