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Il pasticcio dei 310 posti auto, di Massimo Gnagnarini

di Massimo Gnagnarini

Le considerazioni che seguono erano già raccolte in un corsivo che , dopo l'inusuale e accorato appello lanciato dal Sindaco agli orvietani per favorire  il successo della gara , ritenni opportuno non pubblicare.

In effetti le mie valutazioni e le conseguenti negative previsioni sull'esito del bando stridevano fin troppo con quelle più positive e di ottimistica attesa formulate da Toni Concina nella sua lettera agli orvietani così che il rischio di aprire una nuova polemica e con ciò indebolire l'azione del governo cittadino, come mi è stato fatto notare da amici e parenti, era troppo alto e sconveniente.

Ho anche  esitato a riprendere adesso l'argomento, a gara conclusa e fallita, perché,  di fronte ai dati di fatto e all´esito decretato dal mercato, può apparire lezioso aggiungere pareri e osservazioni che, in quanto  postumi, sembrerebbero più il mero sfogo di un "saputello"  piuttosto che  suggerimenti di merito come mi sforzo di fare ormai da un po´ di tempo cercando prima di capire e di ascoltare. Un metodo che consiglio vivamente a tutti di seguire sempre.

Và ricordato che questo bando di gara per la concessione venticinquennale dei posti nei parcheggi coperti della città del valore di 4 ML di euro si origina dalla necessità di reperire una parte delle risorse finanziarie per ripianare il deficit di 7 ML di euro relativo al bilancio comunale del 2009. Analoga e contestuale fu l´origine del bando per la vendita dell´ex mattatoio del valore di 3 ML di euro anch´esso andato deserto.

Ora non è qui in discussione la decisione a sua tempo presa per queste cessioni che fu assunta in ragione della necessità ineludibile di ripianare quel deficit, ma non di meno si deve riflettere su ciò che non ha funzionato e sui motivi del fallimento dei bandi di gara predisposti.

Tanto più che questa Amministrazione appare sempre più orientata a percorrere questa strada delle cessioni dirette per tentare di risolvere i suoi drammatici problemi finanziari mettendo presto mano alla ex Caserma Piave, al palazzo in Piazza della Repubblica, all´ex S.M. della Stella ed altro, bisognerà pure correggere qualcosa e affinare il metodo usato per andare sul mercato se si vuole evitare una musata dietro l'altra.

Allora vediamo gli errori e i limiti del bando in oggetto e perché non ha funzionato.

In primo luogo il prezzo di 13.100 euro, quand´anche fosse accertata l´esenzione da IVA, non è affatto competitivo con quello della spesa sostenibile attraverso il rinnovo degli abbonamenti. Anche considerando eventuali rincari di quest´ultimi derivanti dalle revisioni triennali dei prezzi la differenza non è tale da rendere appetibile l´affare . Sicuramente sarebbe un cattivo affare per tutti coloro che svolgono una qualsiasi attività commerciale e di lavoro nel centro storico, giacchè i 400 euro annui per l´abbonamento ad essi riservato comporta una spesa per 25 anni pari a soltanto 10.000 euro ai quali si dovranno si aggiungere le percentuali dei rincari, ma,  semmai  questi possono far lievitare la spesa al livello dei 13.100 euro richiesti dal bando,  non potranno mai competere con le leggi della matematica finanziaria allorchè si faccia il conto di quanto valgano ad oggi questi pagamenti diluiti in un arco di ben 25 anni. Una cifra alquanto inferiore a quella richiesta.

L´esito del bando dimostra quanto poco la scienza attuariale aggiunga a quanto la saggezza popolare già conosca.

C´è poi un´altro aspetto, non meno decisivo, e che ha una grande importanza nell´economia famigliare. Le persone generalmente sono restie a sprovvedersi della liquidità posseduta per pagare in anticipo il prezzo di servizi futuri. Esse sanno, oppure semplicemente avvertono,  il rischio che in un periodo così lungo cambiano le priorità e sopraggiungono nuovi bisogni, anche incomprimibili, per i quali rifinanziarsi attraverso il ricorso al credito sarebbe, ove se ne conservassero i requisiti, assai più oneroso e meno conveniente.

Presentare la concessione come un investimento patrimoniale cozza contro un pilastro fondamentale della cosiddetta finanza comportamentale che considera tali esclusivamente l´acquisto di beni in proprietà trasmissibili alle future generazioni e che incorporano la funzione di garanzia  e di poter essere goduti o messi a reddito dandoli in uso. Il caso della concessione venticinquennale, invece,  viene percepita  come una  opportunità speculativa e come tale essa potrà subire nel tempo forti oscillazioni sia al rialzo sia al ribasso qualora si decidesse di cederla a terzi.

In definitiva essa viene percepita come un´operazione a rischio. Si pensi ai casi di eventi compromissori l´agibiltà dei parcheggi, ecc...

Naturalmente Toni Concina, a cui va dato atto della tenacia e della passione che ci mette, conosce il mondo e sa bene che in ogni decisione economica, sia quelle prese da una semplice famiglia o da una potente multinazionale, c´è sempre una componente razionale e un´altra emozionale.

Nel suo appello mi sembra che egli abbia voluto sollecitare soprattutto la seconda, consapevole che esistono infiniti modi, una volta ogni tanto,  per spendere poco o per nulla utilmente i propri soldi in modi onorevoli e che però la gratificazione che ce ne deriva ci fa bene ed è segno di salute mentale.

In ogni caso esiste una grande differenza tra ragioni private e ragioni pubbliche.

Il Sindaco,  prima di far leva sull´emotività e sull´orgoglio degli orvietani per salvare la loro città dalla bancarotta attraverso l´acquisto di quei 310 posti macchina messi a disposizione, ha il compito di verificare la congruità dell´offerta nonché le condizioni di mercato in cui essa viene calata e di anteporre tutti i provvedimenti amministrativi ( stretta sulle soste selvaggie, regolamento del traffico, ecc...) che possono favorire le ragioni dei possibili acquirenti.

Tutto questo non è stato fatto. Se si vuole insistere con il bando bisognerà farlo in tempi stretti.

Pubblicato il: 16/09/2010

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