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I segreti dell'altura di Scoppieto

Il sito archeologico di Scoppieto. Ricchezze inaspettate in un luogo strategico. Affascinante intervento della Dottoressa Bergamini

Cultura

di Valeria Cioccolo

Sulla strada verso Todi, nella gola chiamata "Forello" dove placido scorre il Tevere su un'altura che domina un'ampia ansa del fiume, si trova Scoppieto. L'area, dopo casuali ritrovamenti, si è dimostrata di estremo interesse dal punto di vista storico e archeologico tanto che, ormai da 9 anni, va avanti una campagna di scavo che sta riportando alla luce realtà diverse (cronologicamente e funzionalmente) entrambe di grandissimo interesse culturale. La posizione strategica del luogo infatti ha fatto si che l'altura fosse scelta dapprima (nel IV-III sec. a.C.) come luogo sacro, su cui sorgeva un imponente santuario, poi, in età romana, (I-V sec. d.C) per diventare una zona per così dire "industriale", dove venne costruita una manifattura di vasellame (tra l'altro è una delle prime strutture di questo genere mai ritrovate). Il complesso, collocato non a caso in un luogo che permetteva un facile accesso al fiume, realizzava raffinatissime ceramiche, che poi prendevano la via di Roma. Dal porto di Ostia poi, questi pregevoli manufatti, venivano commerciati nel bacino del Mediterraneo settentrionale, sono stati rintracciati ad Alessandria d'Egitto, Cipro, Creta e non si esclude che possano trovarsi ancora in altre zone. Oltre ad essere un sito di grande importanza per gli studiosi, anche per un profano può diventare di grande interesse conoscere più da vicino come una fabbrica del tempo funzionasse. La suddivisione degli spazi ad esempio è fondamentale per capire come gli artigiani procedessero nella lavorazione dell'argilla: ognuno di essi aveva una propria area, con un tornio, una vaschetta in cui appoggiava il materiale grezzo e dietro di sé un braciere, in cui, magari un ragazzetto tuttofare, poneva carboni per scaldarel'ambiente. Gli artigiani più ricchi probabilmente andavano ad affittare degli spazi più grandi, l'acqua era convogliata verso un pozzo che poi la ridistribuiva per la lavorazione. Tutti i vasi ritrovati erano firmati, con nomi o marchi spesso fitomorfi di chili aveva realizzati. Proprio questo ha per altro permesso di riconoscerli nei luoghi di vendita. Raffinatissimi piatti, ciotole e lucerne di un rosso corallino, decorate a matrice o con applicazioni di elementi come foglie, gladiatori, festoni, uscivano da questa Manifattura. Sembra che la famosa famiglia aretina dei Perenni (importanti artigiani che aveva creato questo tipo di lavorazione ceramica) mandassero a lavorare a Scoppieto parte della loro produzione, sicuramente quella destinata ai mercati romani.

Grazie ad una serie di finanziamenti resi possibili dalla Regione Umbria , la provincia di Terni, il Comune di Baschi e la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, è stato possibile riportare alla luce e conoscere (anche con la scoperta di pezzi finora considerati introvabili, come le matrici e i punzoni da cui si realizzavano gli elementi decorativi) una parte di storia molto antica che ci riguarda molto da vicino. Tra l'altro, considerando che la zona intorno ad Orvieto, situata tra corsi di acqua come il Paglia e il Tevere che davano diretto accesso a Roma, è estremamente ricca di emergenze archeologiche, potrebbe essere sempre più valorizzata dal punto di vista del turismo culturale. Si sta lavorando tra l'altro agli scavi di Campo Boario e Pagliano che insieme a Scoppieto vedono impegnanti archeologi e studenti universitari nello sforzo comune (considerata anche l'esiguità dei finanziamenti statali) di far rivivere documenti importanti della cultura che è parte di noi. Il sito di Scoppieto sta per essere musealizzato. sarà perciò possibile visitare il cantiere e sarà ulteriormente arricchito l'Antiquarium di Baschi, che già conserva numerosi pezzi ritrovati e in cui è stata ricostruita l'antica fornace che serviva per la cottura dei materiali essiccati.

Pubblicato il: 10/11/2003

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