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Prevarrà il destino di Cassandra o quello di Calcante?

'A Destra e a Manca' numero 48. Parcheggi, discarica e caserma sono tre buone corde, ma cerchiamo di non farcele mettere intorno al collo, se non vogliamo essere salvati mediante impiccagione Contributi di Mario Tiberi e Flavio Zambelli

foto di copertina

Caro Franco,

ho parlato di Orvieto come nave che naviga nella tempesta e che rischia di finire contro la scogliera. Forse la metafora mi è stata ispirata da Sant'Agostino, che, per spiegare la onniscienza e quindi la preveggenza di Dio, lo paragona a colui che, dall'alto di un monte, vede la nave  diretta verso scogli che i naviganti, dalla loro posizione, non possono vedere. Però la metafora agostiniana non  calza, perché, nel caso di Orvieto, i naviganti vedono benissimo gli scogli, anche quando fanno finta di niente per non essere colti dal panico.

O forse la metafora mi è stata suggerita da qual delicato racconto di Tito Sensi intitolato "Orvieto nave, città del silenzio", dove la città che sembra galleggiare sulla nebbia ispira allo scrittore poetiche riflessioni. Però, se Orvieto può essere paragonata a una nave, non si può dire che il suo equipaggio sia silenzioso. Chiacchiera, perbacco se chiacchiera! L'alternarsi e l'accavallarsi delle voci è assordante. Le opinioni colano dalle paratie e dilagano sui ponti. E tra quelle opinioni ci sono pure le tue e le mie. Ma non bastano le opinioni, urge uno sforzo unitario, altrimenti presto dovremo indossare i salvagente e correre alle scialuppe. E si sa che non vi sono mai salvagente e scialuppe per tutti. 

Quindi un'altra metafora, ancora più angosciante, mi s'insinua nella mente: le sabbie mobili. Stiamo affondando. Più passa il tempo, più cerchiamo di fare qualcosa e più affondiamo. Vediamo ciondolare corde di salvataggio che ci dobbiamo sforzare di afferrare, individuando quelle resistenti ed evitando quelle fragili.

Parcheggi, discarica e caserma sono tre buone corde, ma cerchiamo di non farcele mettere intorno al collo, se non vogliamo essere salvati mediante impiccagione.

Ma qui serve la tua capacità di parlare fuor di metafora.

Tuo Pier

 

Caro Pier,

come sai, la letteratura antica ci ha tramandato straordinarie figure di indovini e oracoli. Molti si rivolgevano a loro con fiducia e, una volta decifrato il senso delle loro parole spesso oscure, seguivano fedelmente le indicazioni ricevute. Accadde con Calcante, figlio di Testore, a cui Agamennone (re di Micene e comandante dell'esercito greco nella guerra contro Troia) credette al punto che accettò di sacrificare la figlia Ifigenia pur di placare l'ira di Artemide e sbloccare la flotta, che era ferma per volere della dea nel porto di Aulide, così da riprendere la navigazione verso Troia. Altri invece a indovini e oracoli non credevano, talvolta senza che se ne conoscessero le conseguenze, talaltra con conseguenze tragiche, almeno stando ai racconti dei poeti e dei fabulatori. Magari non per colpa degli indovini, che ci indovinavano davvero (sempre stando ai racconti pervenuti), e però nemmeno di chi li aveva interpellati o ascoltati, perché così gli dei avevano stabilito che fosse. E' il caso di Cassandra, figlia di Priamo, re di Troia, e sorella di Paride e Ettore, che aveva ricevuto da Apollo il dono della profezia, ma, essendosi poi il dio pentito e non potendo tornare indietro, era stata da lui condannata a non essere creduta. Perciò Cassandra inutilmente predisse fin da bambina che Paride sarebbe stato all'origine della fine di Troia, e con pari insuccesso rivelò, ormai grande, che il cavallo di legno, fatto costruire da Ulisse e abbandonato sulla spiaggia sotto le mura della città, conteneva i più valorosi guerrieri greci. Così il cavallo fu portato dentro le mura, i guerrieri di notte uscirono fuori, la città divenne un mare di fuoco e cadde.

Da allora Cassandra è diventata sinonimo di profetessa di sventure. Se ci si pensa, un destino infame: doveva per forza dire la verità e per forza nessuno le doveva credere, con la conseguenza di dover assistere impotente agli accadimenti che si sarebbe potuto evitare che accadessero se ella fosse stata creduta da chi aveva ruolo sufficiente per impedirli.

Caro Pier, noi (dico noi perché penso che anche tu sia nella mia stessa condizione) non abbiamo certo il dono della profezia e credo d'altronde che nessun dio perderebbe tempo a darci poteri di predizione o a toglierceli se ce li avessimo. Dobbiamo peraltro anche ammettere che il popolo, il sovrano delle moderne democrazie, ha tutto il diritto di comportarsi come gli antichi re delle città greche, nel senso di scegliere volontariamente quello che loro erano costretti a credere perché gli dei avevano stabilito di perderli. Per parte nostra penso però che noi, che abbiamo scelto di esprimere opinioni con il pallino della verità (quella umana però), possiamo legittimamente chiederci se avremo il destino di Calcante o quello di Cassandra.

Stando a quello che vedo, mi pare più probabile il secondo, se chi dice cose gravi ma vere e fa proposte costruttive, viene visto, per il solo fatto di manifestarle pubblicamente, come profeta di sventure e come chi lavora per fiaccare l'animo del re e preparare il ritorno del nemico. Ma noi abbiamo l'obbligo della fiducia nel popolo e dunque continueremo ad analizzare, elaborare e proporre, avvalendoci del principio kantiano del "come se " (ad es. "come se tutti fossero disposti a mettere da parte i loro egoismi", pur sapendo che questo non accadrà). D'altra parte il COVIP nasce sul presupposto che la situazione di Orvieto è grave, ma non impossibile da raddrizzare, perché ci sono sia le intelligenze disposte a spendersi, sia le risorse materiali da spendere qualora ci si decidesse a fare scelte coraggiose.

Abbiamo già detto cose impegnative: il bilancio va risanato, ma nel quadro di una politica di sviluppo; i parcheggi sono una risorsa da utilizzare bene, e per farlo non è disdicevole annullare il bando in essere e cambiare rotta; la caserma Piave non si può utilizzare per fare cassa, ma per impostare uno sviluppo di qualità per tutto il territorio, che farà anche fare cassa; la gestione della sanità ed in particolare dell'ospedale deve passare da problema a risorsa; la stessa cosa deve avvenire per il sistema di raccolta e di smaltimento dei rifiuti; e tutto questo deve far parte di una strategia di riconquista (o, se a qualcuno fa piacere così, di conquista) di un ruolo propulsivo della realtà orvietana per strutturare una stabile, organica, lungimirante, politica di sviluppo interregionale. Oltre a dire, abbiamo anche incominciato a fare. Il COVIP sta impostando la strategia dell'unità su idee operative condivise all'interno di una visione progettuale generale. Ci auguriamo che prevalgano i segnali positivi che pure non mancano e che dunque prevalga il destino di Calcante. Dipende dal popolo, e da chi del popolo si definisce classe dirigente.

Tuo Franco


da Mario Tiberi

Miei diletti Franco e Pier,
il Vostro ragionare suscita immagini così eteree che, nel leggerVi, è per noi tutti di dolcissima esperienza il "naufragar" nel "mare magnum" di pensieri e parole d'altri tempi e, pur, di stringente attualità e suffragata concretezza.

Mi consentirete, quindi, di aggiungere, a Calcante e Cassandra, la figura mitologica del mago Tiresia che, essendo stato in "psiche" e in "soma" sia maschio che femmina, ha in sé racchiuso la condizione umana di genere e dell'uno e dell'altra.

Dell'uomo e della donna ha descritto, seppur privato della vista, vizi e virtù, piaceri e sofferenze, miserie e nobiltà; in sostanza tutto ciò che, nella mutevolezza del passare del tempo, resta fermo e caratterizzante la natura più intima dei due sessi.  

Anche di questo, ritengo che dovremo tener conto nel prosieguo del nostro cammino associativo perché dell'apporto femmineo avremo senz'altro necessità, sia in termini di leggiadria che di intelligenza. Se gli studi di neuropsicologia non sono ingannevoli nell'attestare che il cervello del maschio è più portato per la sintesi e quello della femmina più per l'analisi, di quest'ultima non potremo certo privarcene nell'affrontare le consistenti sfide che ci attendono.

Orsù, dunque, anche su codesto terreno dovrà pararsi la nostra "nobilitate"!.

Tra il serio e il faceto, il mio messaggio odierno può così essere riassunto: largo alle donne che hanno desiderio e passione di stringersi a noi nell'impresa della rinascita orvietana.

Saluti affettuosi. 



da Flavio Zambelli

Caro direttore, caro Pier, caro Franco,  nella speranza di assomigliare  più a Calcante che a Cassandra, volevo fare un breve riferimento alla prima uscita pubblica del COVIP. La cena di affiatamento in quel locale di Orvieto Scalo ha registrato sicuramente un successo significativo. Non solamente per la quantità, ma anche per la qualità delle presenze. Intanto devo dire che è stato colto perfettamente il messaggio di trasversalità che il COVIP ha voluto lanciare alla cittadinanza.  Non si entra nel COVIP, in base ad un'appartenenza politica, ma in base alla passione civica e all'impegno propositivo .Infatti erano presenti ,appunto, "trasversalmente" le principali autorità bipartisan dei 2 schieramenti politici. Intanto il sindaco di Orvieto, Toni Concina, (sempre cortese e disponibile al confronto), che è venuto alla cena con altri due autorevoli assessori . Certamente la squadra della Giunta comunale non era al completo. Mancavano diversi assessori ; in special modo il vicesindaco Rosmini, che è' il personaggio più' rappresentativo e importante della Sanità' orvietana; e l'uomo della coalizione di centrodestra, in grado di raccogliere intorno a sé' ,nelle preferenze, il maggior consenso dei cittadini , al di là delle diverse idee politiche. Per la coalizione di centrosinistra era presente in rappresentanza del maggior partito , il capogruppo consiliare del PD Giuseppe Germani. A Germani va riconosciuta comunque una sua dignità in una situazione drammatica come quella che sta attraversando adesso il PD orvietano. Seppur , inevitabilmente, coinvolto negli accertamenti amministrativo-contabili della Corte dei Conti, ha saputo interpretare il suo ruolo di assessore negli anni precedenti, come un servizio alla collettività, e non un mestiere. Quando aveva capito la strada sbagliata che quell'amministrazione di centrosinistra  stava imboccando, rassegnò le  sue dimissioni rifiutando la logica del" tirare a campare"; la logica ,cioè, della conservazione dei posti di potere ad ogni costo. C'e' bisogno di questo spirito di servizio alla Citta' ,affinché il PD possa avere una rinascita. Rinascita che non potrà prescindere da giovani emergenti come Andrea Scopetti , anch'egli presente alla cena del COVIP, e da un uomo-simbolo della lotta antipartitocratica come il nostro amico e cofondatore Mario Tiberi . In rappresentanza dell'IDV di Di Pietro c'era Giorgio Santelli. E poi, erano presenti alcuni ex-sindaci dei paesi del comprensorio, di entrambe le coalizioni. Anche il consigliere comunale di Orvieto Libera Angelo Ranchino è venuto a portare i suoi saluti al COVIP. E non ci scordiamo le presenze alla cena di esponenti del libero associazionismo ambientalista come l'ingegner Monica Tommasi .Per l'UDC, oltre al nostro amico cofondatore Massimo Gnagnarini, c'era anche Piergiorgio Pizzo, il vice-Romiti. Ma al di là delle autorevoli presenze, è stata importante in quella cena soprattutto la presenza dei cittadini che hanno capito lo spirito del COVIP: non importa l'etichetta politica , ma ciò che ognuno di noi è disposto a dare alla Citta', in termini di proposte, di impegno, e di sacrifici. E poi c'eravate soprattutto voi, cari amici fondatori di questo Centro,( che crescerà e diventerà un'associazione....e poi si vedrà).:Franco,Pierluigi, Dante, Massimo, Mario. Ed era presente nei nostri ricordi, la figura del Senatore Romolo Tiberi, a cui avete amabilmente dedicato l'intitolazione del COVIP. Non che fino adesso avevamo scherzato; ma passata la cena di affiatamento con le Istituzioni e i cittadini, ora è il momento di iniziare l'attività vera e propria del gruppo .E' arrivato il momento di costruire una speranza concreta di futuro per la nostra Città . Un saluto a tutti voi. Con affetto.

La rubrica di Orvietosì  "A Destra e a Manca" è alla quarantottesima puntata. La rubrica è animata da Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella, la destra e la sinistra delle "cose".
Vorremmo attrarre i lettori nel ragionamento aperto da Leoni e Barbabella, non con i commenti, che in questa rubrica sono disattivi, ma con contributi firmati e spediti per e-mail a
dantefreddi@orvietosi.it , specificando nell'oggetto la rubrica "A destra e a manca".
La rubrica esce ogni lunedì.


 

Pubblicato il: 13/09/2010

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