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Umbria. Per uscire dalla crisi 'Patto sociale per lo sviluppo' e un 'Piano per il lavoro e welfare'

E' emerso dalle audizioni programmate dalla seconda Commissione consiliare

 "Innovazione e internazionalizzazione delle imprese, turismo e cultura. E ancora: il settore energetico con le fonti rinnovabili, ricerca scientifica, agricoltura". Sono questi i punti sui quali imperniare il futuro dell'Umbria e necessari per uscire dalla crisi economica. Tra le proposte: un 'Patto sociale per lo sviluppo' e un Piano per il lavoro e welfare. Tutto ciò è emerso dalle audizioni programmate dalla seconda Commissione consiliare e che hanno visto la presenza del Rettore dell'Università degli Studi di Perugia, Francesco Bistoni (presente anche il professor Bruno Romano), e dei segretari regionali
della Cgil,Mario Bravi; della Cisl, Ulderico Sbarra e della Uil, Claudio Bendini.
Per il rettore dell'Università di Perugia, Bistoni "gli orizzonti strategici da perseguire riguardano: il settore energetico con la corsa alle fonti rinnovabili, perché il costo del petrolio salirà stabilente a 150 euro sotto la spinta delle domanda di energia dei paesi emergenti; l'intero mondo della ricerca scientifica, a partire dal campo medico che in soli 15 anni subirà una profonda rivoluzione, passando alla medicina molecolare;
l'agricoltura che avrà un suo futuro legato anch'essa alla ricerca". L'Università di Perugia chiede "di essere messa alla prova su un programma strategico da concordare con le istituzioni e su progetti specifici
da portare avanti insieme". Dall'intervento del Rettore è emerso che le istituzioni umbre devono in primo luogo riflettere sul ruolo della loro Università. Devono in pratica prendere atto che l'ateneo, che dal titolare di cattedra all'ultimo ricercatore, paga mensilmente 6mila stipendi; che conta 31mila studenti annui che spendono mediamente 1.200 euro ed attrae da fuori regione il 40 per cento di utenti, che rappresenta, quindi, una enorme realtà economica e una risorsa strategica insostituibile e da tutelare. "Di questo aspetto e del peso che ha questa 'grande azienda', e delle scelte conseguenti da fare, - ha spiegato il Rettore - Perugia non sempre si è resa conto". Per Bistoni, "è mancata una programmazione urbanistica che ha contribuito a creare tanti problemi, a cominciare dallo svuotamento del centro storico di Perugia, per far posto agli studenti in affitto. Oggi l'Università - continua - deve fare i conti con problemi finanziari enormi che potrebbero metterne a rischio la sopravvivenza. Si va infatti affermando il concetto di consorzi fra atenei con il rischio di minare l'identità della stessa Umbria. Fino ad oggi è mancato un dialogo consapevole ed una politica comune". Bistoni ha anche sottolineato che "in termini di sostegno economico a progetti finalizzati, ci ha sostenuto solo la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Siamo disponibili - ha assicurato - a collaborare e ad aprire con la Regione e con le istituzioni un confronto approfondito sui grandi temi strategici relativi al territorio ed alla città, per capire cosa dovrà essere Perugia fra venti anni; dove sarà prioritario e giusto investire; quale futuro avrà la sua Università".
Tra le maggiori preoccupazioni espresse dai segretari dei tre maggiori sindacati italiani, il finanziamento della cassa integrazione in deroga per il 2011 che interessa, in Umbria, 6 mila lavoratori. Per Mario Bravi (Cgil) "l'emergenza è costituita dal lavoro. I dati di occupazione in Umbra, che era salito dal 2000 al 60 per cento fino al 64 percento del 2008 e fortemente sceso quest'anno. La crisi, dal punto di vista occupazionale,
colpisce in Umbria più che nella media nazionale. Sono 23mila i lavoratori interessati dalla cassa integrazione, di cui 13 mila in cassa integrazione a zero ore. Occorre, quindi, caratterizzare questa legislatura sulla concertazione e sulle necessarie riforme sul lavoro. Occorre finalizzare l'attività amministrativa regionale sul ruolo delle imprese e delle stesse istituzioni".
"La crisi ha colpito nella nostra regione in maniera superiore al resto d'Italia - ha sottolineato il segretario della Uil, Claudio Bendini - rimane quindi centrale il problema di capirne i perché di questo fenomeno.
Le previsioni di importanti studiosi, dimostrano che, qualora avvenga la ripresa in Italia, la differenza esistente tra la ricchezza prodotta in Umbria e nel resto d'Italia tende ad aumentare, a nostro danno. E'
necessario perciò risolvere i problemi territoriali esistenti per migliorare la competitività nella nostra regione. I temi dell'innovazione, dell'internazionalizzazione e delle esportazioni sono centrali che hanno
bisogno di essere concretamente attuati ed applicati".
Anche per il segretario regionale della Cisl, Ulderico Sbarra, "l'emergenza più grande è il lavoro, l'occupazione, ma in termini più semplici è comunque una questione di redditi. La Regione deve quindi
trovare con urgenza una visione di insieme e una strategia per mettere in campo un progetto serio che possa far ripartire l'Umbria. La nostra regione è ferma da troppi anni soprattutto sul fronte produttività che rappresenta l'elemento più importante sul quale siamo disposti ad aprire ragionamenti e fare accordi. E' necessario ricreare ricchezza e mettere in campo un'equa ridistribuzione della ricchezza prodotta. I parametri attuali sono preoccupanti. Auspichiamo un progetto condiviso che, passando per l'elemento fondamentale rappresentato dall'industria, si occupi di Pil e del reddito dei cittadini".
A margine dell'incontro, per Raffaele Nevi (Pdl), dagli interventi "emerge la necessità di cambiare passo, ripensare completamente la pubblica amministrazione, la gestione dei fondi, dei bandi. Su questo ci
troviamo perfettamente in linea, ma il problema non è l'enunciazione dei principi, quanto la soluzione concreta di essi, che spetta sostanzialmente alla Giunta regionale. La Commissione oggi ha preso atto che non serve più piangere sui tagli finanziari, ma agire concretamente per la soluzione dei problemi".
Paolo Brutti (Idv) ha evidenziato, invece, che "la diagnosi sulla salute dell'Umbria è comune. La situazione è molto più grave rispetto a quanto si legge nei comunicati ufficiali ed è in fase di ulteriore aggravamento.
L'Umbria sta perdendo il contatto con le regioni più importanti del centro e si avvicina drammaticamente a quelle del mezzogiorno. Per la terapia siamo invece lontani da quella più utile. E' necessario concentrare
l'attenzione su quanto resta sul territorio, utilizzare cioè tutte le risorse per fare in maniera che, tutto ciò che nasce nel territorio resti nel territorio. Mi riferisco alla filiera che comprende il turismo, quindi la
cultura e l'ambiente".
Per il presidente della Commissione, Gianfranco Chiacchieroni, "siamo di fronte a una situazione preoccupante evidenziata sia dall'Università che dalle organizzazioni sindacali. Tuttavia siamo sulla buona strada e pronti per azioni positive e importanti. Condividiamo pienamente i progetti illustrati dal Rettore che dopo i tagli delle risorse (-18 per cento) da parte dello Stato centrale, sempre più dovrà misurarsi con le attività imprenditoriali per trovare le risorse necessarie dal tessuto sociale ed economico, oltre che dal credito umbro. Per quanto riguarda quanto illustrato dai sindacati e soprattutto per quanto riguarda i problemi legati alla cassa integrazione in deroga, dobbiamo, tutti insieme e con il concorso di ogni
forza politica e sociale, garantire la proroga di questi aiuti anche per il prossimo anno. Il nostro impegno riguarda anche l'approfondimento legato alla disdetta dell'accordo da parte della Federmeccanica. Il nostro impegno riguarda anche il sostegno alla Giunta regionale per la soluzione relativa alla crisi dell'Azienda Merloni".

Pubblicato il: 13/09/2010

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