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Tumori, in Umbria si sopravvive più che altrove

Le percentuali di sopravvivenza dei principali tumori (polmone, mammella, colon-retto e prostata) sono tra le migliori d'Italia: è quanto attesta il registro regionale dei tumori

Cronaca

In Umbria le percentuali di sopravvivenza dei principali tumori (polmone, mammella, colon-retto e prostata) sono tra le migliori d' Italia: è quanto attesta il registro regionale dei tumori, i cui dati sull' incidenza delle neoplasie sono in linea con la media italiana, vale a dire in leggero incremento. Nel renderlo noto, l' azienda ospedaliera di Perugia annuncia per domani sera a Perugia un corso organizzato dall' Associazione italiana di oncologia medica in collaborazione con la Società italiana di medicina generale, in cui gli oncologi ribadiranno ad un gruppo di medici di famiglia l' importanza della gestione domiciliare della persona con tumore e di come sia necessaria maggiore attenzione nella diagnosi di una malattia subdola, la cosidetta "fatigue", una sorta di affaticamento che colpisce la maggioranza dei malati di cancro impedendo loro di avere un' esistenza migliore. "L' aumento della sopravvivenza registrato in Umbria - spiega il professor Maurizio Tonato, del dipartimento di oncologia dell' azienda ospedaliera di Perugia - probabilmente si deve a un modello organizzativo socio-sanitario a rete non ancora istituzionalizzato ma attivo in Umbria già da una decina d' anni e che ha dato ottimi risultati, con interconnessioni che avvicinano le strutture oncologiche di cura facilitando e ottimizzando i percorsi diagnostici e terapeutici". Secondo Tonato, "ora che la sopravvivenza ai tumori è aumentata, bisogna assicurare la migliore qualità di cura e di vita alle persone in trattamento e a quelle guarite. Questo è diventato l' obiettivo di tutti gli oncologi ed è per questo che abbiamo dato il nostro appoggio all' iniziativa dei corsi. Il gruppo degli oncologi di Perugia è stato sempre all' avanguardia nelle terapie di supporto, a cominciare da quelle antiemetiche, in cui é diventato uno dei gruppi leader anche a livello internazionale". Tonato ribadisce che il problema della fatigue "é una costante della malattia neoplastica, anche se non sempre ben definibile e non sempre diagnosticato. Prendere coscienza di questa sindrome, anche da parte del medico di famiglia, può portare a maggiori attenzioni per il paziente e quindi ad interventi terapeutici più efficaci: non bisogna dare per scontato che il malato di cancro debba essere un malato gravemente astenico e depresso, ma ci sono interventi di tipo diagnostico terapeutico importanti e anche risolutivi". "L' organizzazione di un' assistenza domiciliare adeguata - spiega Piero Grilli, medico di famiglia della Simg - coinvolge sempre di più il medico di medicina generale che vede il paziente post-trattamento o pre-terminale. Purtroppo manca un organizzazione di supporto al medico adeguata alle esigenze, anche se nella realtà di Perugia si sta avviando con fatica un' organizzazione di assistenza domiciliare che coinvolge medici di famiglia e distretti sanitari e che comunque non è organizzata in modo omogeneo sul territorio".

Pubblicato il: 08/11/2003

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