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La cultura è sviluppo economico

Il sondaggio di Parretti, secondo cui gli orvietani vorrebbero nella Caserma Piave attività commerciali da chi è stato redatto? ma davvero gli orvietani la pensano così? Perché la cultura è il nostro business

Politica

di Alessandro Maria Li Donni

Nella Caserma Piave bisogna infilarci, stando al sondaggio di Parretti, negozi, centri commerciali, outlet a più non posso. Intanto rimane un piccolo dubbio: perché tanto segreto sulla società demoscopica, visto che una legge impone ai giornali di pubblicare tutti i dati? Certo tale normativa non lo impone se vengono pubblicati dati di terzi, ma allora perché Parretti non ci dice a chi si è affidato, quale timore ha? Di certo non dovrebbe preoccuparlo la concorrenza, visti i costi per un'azione del genere che solo pochi "eletti" possono permettersi, soprattutto per una realtà certamente importante ma piccola come Orvieto.
Ma questo è solo un piccolo dubbio. Rimane la meraviglia, sempre prendendo per buoni i sondaggi, del risultato. Abbiamo un contenitore di tal fatta, così grande e così prestigioso e noi dovremmo prenderci la responsabilità di metterci esercizi commerciali che hanno tanti spazi per espandersi. L'outlet è una bellissima idea, non c'è che dire, ma perché proprio alla Caserma Piave, perché non pensare ad un punto posto dove non si creino problemi di circolazione?
Ma quel che più preoccupa è l'assoluta miopia culturale. Secondo il sondaggio non devono trovar posto attività legate all'immagine ed alla cultura perché non portano reddito. Non è così. Basti pensare al museo d'arte contemporanea di Rovereto o ad altri esempi europei per smentire tale supposizione. Non viene calcolato, poi, l'indotto. Studenti e docenti universitari, ad esempio, porterebbero ad uno sblocco del mercato degli affitti, ad un turismo "pendolare" delle famiglie. Il vero problema è la gestione. Gestire le sorti della Caserma Piave non è e non sarà facile. Ci vorrà un grandissimo impegno da parte degli amministratori della società ad hoc e del Comune. Questo non sta a significare continui investimenti e aumenti di spesa, ma capacità manageriale, culturale e di programmazione.
Per i centri commerciali c'è tanto posto altrove. Innanzitutto i commercianti del centro storico potrebbero anche iniziare a pensare ad un centro commerciale all'aperto, con un centro logistico gestito da loro stessi, un unico centro acquisti che possa spuntare prezzi migliori con ovvia convenienza per loro e per i clienti. Poi, un suggerimento gratuito per il candidato Parretti, ci sono delle aree che molto presto dovranno essere "riempite", ad esempio l'ex-Molaioni, o l'area attualmente occupata da Riccetti, lo spazio dell'attuale COOP quando questa si trasferirà.
Che fare di tutti questi contenitori? A proposito, c'è da considerare anche "Il Borgo", spina nel fianco dell'attuale amministrazione, ma che rischia di esserlo anche per la futura.
Probabilmente la realtà è diversa da quella prefigurata dal sondaggio parrettiano. Il vero problema di Orvieto è la ricerca di un sindaco che "voli alto", che pensi alla promozione culturale e dell'immagine della città e che lasci l'amministrazione del quotidiano ai suoi collaboratori. Le direttrici dello sviluppo, e non me ne vogliano i supporters dell' "homo ex-novus", sono proprio turismo, arte, cultura, formazione e istruzione, naturalmente senza dimenticare i settori tradizionali artigianato e agricoltura. Questo è innegabile. Il nostro territorio ha un appeal incredibile per tutto ciò che è legato ad arte e cultura e questo deve essere valorizzato. Insomma bisogna cercare di frenare l'emigrazione dei giovani con istruzione alta, la vera ricchezza di ogni paese. Questo risultato non può essere ottenuto solo con opere edilizie e investimenti di basso cabotaggio economico, ma solo volando alto, con una visione della realtà complessa a tutto tondo e con atti di coraggio e scommesse sulle quali tutti devono credere, gli orvietani in primis.


Pubblicato il: 06/11/2003

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