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La vicenda di Stefano Melone

Approfondimento

E' nel gennaio del 2001, quando tutto il mondo sembra scoprire sconcertato gli effetti cancerogeni dei proiettili all'uranio impoverito, che la storia del maresciallo elicotterista dei "Cavalieri dell'Aria" di Viterbo Stefano Melone sale alla ribalta della cronaca.

 

Anche lui, quarant'anni, originario di Caserta ma orvietano d'adozione, ha partecipato a molte missioni all'Est ed anche lu,i come molti altri militari in Italia, torna a casa malato di cancro. Una forma tumorale dovuta all'inalazione di sostanze tossiche quali cloruro di vinile, benzene ed amiante, respirate durante la manutenzione del proprio elicottero o sorvolando i paesi devastati dalla guerra, dall'Albania alla Somalia, dal Medio Oriente al Kosovo.

 

Una malattia che i controlli sanitari non hanno mai escluso possa essere dovuta allo stesso uranio impoverito e che gli ha comunque causato l'asportazione del pleure e la rescissione di quattro costole. I primi sintomi nel '96 tornato da una missione in Israele. Tre anni più tardi, dopo le missioni in Bosnia, Libano e Kosovo, la la diagnosi certa: mangio endotilione epiteloide dell'osso con complicazione al diaframma ed al polmone destro.

 

Nel marzo '99, dopo 23 anni di servizio effettivo, viene riformato e congedato. Nel settembre 2001 si sottopone come "cavia" all'Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori per testare un nuovo farmaco sperimentale anti tumore ma due mesi più tardi le sue condizioni si aggravano ed il suo cuore cessa di battere l'otto novembre 2001.

Pubblicato il: 03/11/2003

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