Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Rifiuti. Il futuro è riutilizzare e riciclare

La politica dell'ATI4 è di archeologia industriale e non ha alcun senso. Il parere di Roberto Pirani, esperto di gestione e riduzione di materiali post utilizzo

foto di copertina

Pier Luigi Leoni, in un suo intervento sulla gestione dei rifiuti e sulla possibilità di apertura del terzo calanco nella discarica "Le Crete" titolato "Discarica. Siamo tutti cittadini arrabbiati", invita tutti, ambientalisti e amministratori, ad assumersi ciascuno le proprie responsabilità per impedire che una politica di sversamento di rifiuti, sic et sempliciter, affoghi la città in una marea di mondezza, tra l'altro con un pagamento del disturbo ridicolo. E mi invita ampliare la discussione già presente in città e nel territorio.
Contemporaneamente al suo pezzo è giunto in redazione il contributo che segue. Mi sembra intelligente e utile per chi vuole saperne di più e crede accostarsi al ragionamento con la consapevolezza necessaria.
Domani ne riparleremo.
Dante Freddi

di Roberto Pirani, esperto in gestione e riduzione di materiali post utilizzo www.buonsenso.info

Mi è stato segnalato da conoscenti quanto sta avvenendo nella vostra Provincia nel settore dei "rifiuti". Il sottoscritto dissente persino sulla definizione "rifiuti" per cui non intendo annoiare nessuno, specie d'estate.
A voi la scelta se se proseguire nella lettura o no.
Con la presente sono a proporvi alcune considerazioni, le quali potrete approfondire a seconda del vostro grado di interesse, pazienza, tempo.

Da cittadino, se vivessi ad Orvieto o nella Provincia di Terni, e dovessi proporre osservazioni ad un Piano come questo - PIANO D'AMBITO PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI ED ASSIMILATI DELL'ATI 4 TERNI - per quanto indicato come "preliminare" - ma in realtà preindirizzato su discariche e inceneritori come se fossimo ancora negli anni 80 -
credo che basterebbe rispolverare le mie osservazioni al Piano rifiuti della Provincia di Ravenna. Sarebbero ancora attualissime in proposito, benché scritte nel 2005...

Il Piano d'ambito proposto "fotografa" la situazione, ma non adempie alla pianificazione necessaria per ridurre e intercettare al meglio la materia, ridotte a mere dichiarazioni di principio.
La normativa 2008.98.CE viene semplicemente citata, poi si va subito al nocciolo:
".la presenza di impianti - si scrive ad inizio documento - che consentano la "chiusura del ciclo di gestione" in ossequio ai principi ed ai vincoli normativi. Sulla base di tali indicazioni deve pertanto essere promossa la realizzazione di impianti che garantiscano innanzitutto il recupero di materia e di energia".
Anche se mettere sullo stesso piano il recupero di materia e il recupero di energia è un non senso scientifico ed economico, sancito da qualunque analisi LCA condotta seriamente.

L'ordine di azione viene sollecitato dall'ultima direttiva UE sui rifiuti 2008.98.CE del 19.11.2008 che all'art 4
(Gerarchia dei rifiuti) al comma 2 dice testualmente: "Nell'applicare la gerarchia dei rifiuti di cui al paragrafo 1 (prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero di altro tipo, per esempio di energia; e smaltimento), gli Stati Membri adottano misure volte a incoraggiare le opzioni che danno il migliore risultato ambientale complessivo".
Milioni di italiani dimostrano ogni giorno che questa gerarchia non è solo corretta, ma economicamente conveniente.

A titolo di citazione, ricordo che i Comuni a fine 2010 devono secondo il "testo unico ambientale" raggiungere il 50% di raccolta differenziata e il 65% nel 2010.
La Legge non è opinabile. Chi sarà inadempiente ne pagherà le conseguenze, spalmandone il costo, direttamente e soprattutto indirettamente, sulla collettività.

Particolare non secondario, e lo faccio rilevare come tecnico e non solo come cittadino, siamo nel 2010...e a mio parere non risulterebbe nè utile nè suggestivo proporre "osservazioni" a un testo che risulta anacronistico in radice.
Sarebbe come costruire una casa iniziando a modificarne (direttamente in cantiere) la costruzione del tetto, perché dal progetto il tetto è la prima cosa che è balzata agli occhi. Quello che va modificato del Piano d'ambito non è solo il "tetto" (peraltro in amianto si potrebbe chiosare -vedasi la slide allegata-) ma l'intera impostazione: a partire dalle "fondazioni".

Più proficuo e utile quindi, a mio parere, può risultare sottoporvi quanto proposto dalla Rete rifiuti Lazio:
http://www.reterifiutilazio.it/ - scaricare La Piattaforma dal menù a tendina - (i punti di contatto fra Lazio e Umbria non sono solo territoriali) che il 29 aprile 2010 ha inteso agire a favore delle Istituzioni, illustrando quanto di meglio è oggi a disposizione di milioni -almeno 10 milioni- di italiani.
Anche all'interno di ROMA.

Sarebbe ozioso fare esempi come San Francisco: più aderenti al vostro contesto risultano di certo Ponte nelle Alpi, Capannori, Novara... i risultati medi di regioni come il Veneto che non mi risultano essere né in mano agli "ambientalisti" né a spietate giunte militari che le regole le fanno rispettare con l'esercito.

Quel che voglio tentare di comunicarvi, è che mettersi a discutere di discariche quando la normativa le pretende sempre più residuali... o mettersi a discutere addirittura di inceneritori quando nel 2010 una scelta del genere è definibile solo come "archelogia industriale" non ha alcun senso.
Rasenta la perdita di tempo per quanto tali scelte rasentano una assurdità. Sarebbe come chiedere a un giornalista di scrivere i propri pezzi alla macchina da scrivere e non con un PC connesso in rete.
Dopo che tutti i giornali d'Italia hanno stigmatizzato giustamente la tragedia dell'inceneritore di Terni, trovare di nuovo proposte scelte di "revamping" lascia veramente sconcertati.
Non vi è nulla di immotivato inutile e anacronistico quanto bruciare materiali eterogenei ad alta temperatura, mentre il "termovalorizzatore" non esiste, se non nella fervida immaginazione di qualche lobbista e di chi ne appoggia i desiderata.

Discutere di impianti per il "residuo" quando anche in Umbria, come nel Lazio, mancano i Centri di compostaggio in grado di gestire la frazione più rilevante dell'intera produzione di scarti, che come tutti sanno (?...) è quella organica -pari a un terzo del totale!-, rasenta lo spreco di energie innanzitutto a livello intellettuale.
Se tale frazione non viene intercettata puntualmente presso le persone fisiche come per quelle giuridiche, ma la si intercetta a livello stradale come a Perugia, quanto si ottiene non è utilizzabile come compost di qualità e presenta serie difficoltà di destinazione (la fos finisce nuovamente a inzeppare le discariche, a parte i trattamenti eventuali che subisce che ne possono ridurre il grado di pericolosità).

Un paio di anni fa, neanche a volerlo fare apposta, ho partecipato ad un progetto (quelli che qualcuno definisce "dal basso" come se chi propone discariche&inceneritori avesse qualcosa da insegnare "dall'alto") che nelle intenzioni delle Associazioni proponenti voleva togliere ALIBI ad una politica pigra e silente sull'attualità e le corrette pratiche.
NB: una politica intesa a qualunque schieramento appartenga, senza distinzioni.
Come sempre accade in Italia, "regalare" un serio progetto subito applicabile di 50 pagine,
basato sulle migliori esperienze italiane ed europee -e con copertura economica imparagonabile ai "Piani di smaltimento"- si è poi rivelato infruttuoso; non è stato preso in alcuna considerazione dalla Giunta regionale uscente dell'Umbria.
Mai discusso.
Mai confrontato.
Mai analizzato nel merito, nonostante venne presentato con evidenza persino al TG3 regionale:
http://www.buonsenso.info/buonsenso/rifiuti_umbria.pdf

Bastava analizzarlo, adattarlo ai territori e applicarlo, anche per l'impiantistica sovra comunale ove occorreva. è ancora attualissimo, volendo.
Lo sottopongo, a prescindere dal coinvolgimento del sottoscritto beninteso: con 45 milioni di italiani che non usufruiscono di un sistema di gestione il lavoro non manca.
Questa operazione è stata di volontariato puro.

Stante la situazione, forse è il caso che i media, anche quelli locali, decidano finalmente di essere loro a togliere alibi a una politica che definire pigra è un eufemismo.
Senza volontà politica e organizzazione si continuerà a parlare e scrivere di come smaltire i "rifiuti", mentre lo smaltimento rappresenta solo uno SPRECO, indice di fallimento del sistema produttivo, per il quale l'Italia è particolarmente esposta non potendo neppure contare sulle materie prime necessarie ai processi.

Come già ricordato, almeno 10 milioni di italiani dimostrano ogni giorno come si gestisce la situazione, ottenendo al contempo tariffe contenute e posti di lavoro aggiuntivi.
Paradosso dei paradossi, a Napoli, Palermo, etc insistono le tariffe "rifiuti" più alte d'Italia, ma neppure questo fa riflettere sulla bontà dei sistemi di selezione spinta.
Il maggiore torto dei media sul settore, è limitarsi a fare cronaca e non informazione, altrimenti basterebbe una velocissima ricerca su internet per trovare decine di esempi di Comuni che dimostrano come i cassonetti stradali siano concausa del problema, e non la soluzione.
È a livello culturale che in molti troppi luoghi d'Italia ancora non si ha la consapevolezza, specie la classe dirigente, che "il rifiuto è soltanto un materiale al posto sbagliato" (cito uno slogan della società di consulenza Worm snc di cui sono socio)
Ho un grave conflitto di interesse contro discariche e inceneritori, lo ammetto, mi si passi la battuta.

A livello professionale, la volontà politica è il primo e solo parametro che mi fa propendere se vale la pena anche solo proporre soluzioni ad un Comune.
Stante la situazione progettuale, non credo che potrei mai accettare incarichi in Umbria, ma solo tentare di dimostrare come quanto si propone ad esempio nel PIANO D'AMBITO.ATI 4 TERNI risulti una scelta di corto respiro, immotivata che non farà altro che perpetuare gli errori del passato.

Vi allego un "articolo" che mi è stato chiesto come bilancio del 2009.
Spero possa essere utile per analizzare fatti e non opinioni su un settore come quello della gestione dei "rifiuti", dove l'Italia è - anche se non lo sa "nessuno" - all'avanguardia e da tutto il mondo vengono a studiare metodi, tecnica, organizzazione di quel che accade a Novara, Capannori, Ponte nelle Alpi, Mercato San Severino (prov di Salerno!) etc etc etc:
http://www.comunivirtuosi.org/index.php/strategia-rifiuti-zero/822-cronaca-dal-disastro

Analizzando i dati, si scopre quanto lo smaltimento sia diseconomico, con buona pace della lobby bipartisan adoratrice del mito prometeico che lo sostiene come fosse l'unica scelta.

I medici ISDE come Gentilini, Ghirga, Burgio, bastano ed avanzano per confutare le scelte e le proposte di coloro che con i dati sanitari persistono a non volersi confrontare, facendo finta che da un inceneritore (a termini di Legge "Azienda insalubre di categoria I" -neppure allocabile in zone agricole-) esca aria di montagna.

Il mio sito è ovviamente a disposizione per qualunque approfondimento.
La "speranza" da sola non ha mai risolto nulla, come nulla è possibile fare coi cassonetti stradali (se non continuare a lamentarsi sterilmente e concedere comodi alibi agli Istituzionali, di qualunque schieramento essi siano)

Cordiali saluti e buon lavoro, Roberto Pirani
Esperto in gestione e riduzione di materiali post utilizzo
www.buonsenso.info


A seguire un documento fra centinaia di documenti scientifici, che provano la non biocompatibilità degli impianti di incenerimento. Come per l'amianto, siamo già in grave ritardo:
- Perizia nazionale del corpo medico francese relativa alle alternative all'incenerimento ed alle discariche. Aspetti ambientali, sanitari e socio-economici. Chiedono al proprio Governo di NON costruire più inceneritori:
http://www.buonsenso.info/buonsenso/rapportodeimedicifrancesincenerimento.pdf


Allego anche una slide da convegno, illustrata dalla Dott.ssa Gentilini di ISDE:
notare che l'ARPA Piemonte li chiama "termovalorizzatori", il termine illegittimo caro ai gestori, ma il risultato è che anche l'Arpa ammette il disastro in atto nel Paese (esattamente come l'Ordine dei medici francese, che chiede al proprio Governo di non permettere la costruzione di nuovi inceneritori)

Nota:

Negli Stati Uniti, semplicemente a causa della antieconomicità della pratica, non si costruiscono più inceneritori fin dal 1995.


Pubblicato il: 02/08/2010

Torna alle notizie...