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Da un'intervista ad Antonia Brancati al Corriere della Sera

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Da un'intervista ad Antonia Brancati al Corriere della Sera

«Mi stavo proprio curando del mio "male incurabile" (una contraddizione in termini di cui ero in grado di cogliere tutta l'ironia) quando mi è capitato di leggere un articolo di giornale riguardante le cinque fasi - o stati d'animo - che vengono necessariamente attraversati da coloro a cui è stato diagnosticato un cancro: incredulità, certezza di farcela, rabbia, disperazione, e rassegnazione. All'epoca avevo già provato tutto - fino alla rassegnazione, per poi tornare caparbiamente alla posizione al punto due: ovvero alla certezza che ce l'avrei fatta. Quando, a qualche anno dal "male incurabile" mi accinsi o scrivere Safari, sulla base di un'avventura, totalmente autobiografica: dall'impantanamento nella savana, con la guida che si allontana a piedi con machete e carta igienica, all'avvistamento di una motoretta che in realtà è un leone, mi resi conto che quelle famose cinque fasi le avevo già provate di volata nella giornata di quell'avventura - e decisi che quei passaggi da uno stato d'animo all'altro sarebbero stati la struttura portante del mio lavoro di drammaturga. Un personaggio - Anita - rappresentava quella che avrei potuto essere se il cancro al seno mi avesse colpita senza che al mio fianco ci fosse un uomo amorevole e forte. Forse, nella condizione di Anita, e cioè con un uomo pavido e annichilito in fuga da me, anch'io avrei rifiutato qualsiasi ricostruzione, e mi sarei tenuta la mia menomazione nella speranza (o nell'illusione?) che tagliato via un seno avrei azzerato anche i miei impulsi sessuali e affettivi. Anita, comunque, è fra tutti i personaggi il più disincantato e positivo: ha perso l'illusione di essere immortale ed ha deciso di godersi la vita quanto più le è possibile. La capacità di fare bilanci, riadattare i fini ai propri mezzi, non rinunciare ai propri interessi, vivere la vita consci della presenza della morte, è del resto un dono del cancro - l'unico fiore da cogliere e da preservare nella guerra nucleare contro questa malattia».

Antonia Brancati

Pubblicato il: 03/11/2003

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