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Emendamento Gialletti. Giù le mani dal gettone, in nome del popolo

di Dante Freddi Reintrodurre quei 15 euro di gettone è stato un atto impopolare,  seppure giustificato in nome di un principio fondante della democrazia, perché è illogico e moralmente traballante. Votare questo emendamento doveva essere evitato, semplicemente per saggezza ed opportunità

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Qualche giorno fa Mario Tiberi ricordava in un corsivo alcuni principi della democrazia ateniese. Pericle affermava che "Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, bensì invece come una ricompensa al merito e, se povero, la sua povertà non costituisce un impedimento".
La povertà non deve costituire impedimento perché  la democrazia "favorisce i molti anziché i pochi " e affinché questo avvenga è necessario che chi possiede scarsi mezzi sia ugualmente in condizione di dedicarsi ai pubblici affari.
E' una questione di principio. Altrimenti si hanno forme di oligarchia, in cui non prevale il governo dei più e dei migliori ma quello dei pochi o dei ricchi.
Fin qui ci siamo.
In rispetto di questo principio,  nelle moderne democrazie chi ha cariche pubbliche percepisce un emolumento, che dovrebbe porlo in condizione di occuparsi della comunità senza trascurare sé e la propria famiglia. Coerente con la premessa, chiaro, giusto.
Alcuni sostengono che rifiutare la retribuzione prevista per la carica, in parte o per intero, è atteggiamento demagogico, che quindi tende ad acquisire il consenso popolare con soluzioni che possono risultare anche irragionevoli e contraddittorie. Chiaro anche questo: al popolo piace chi lo fa risparmiare e dice di servirlo gratuitamente e quindi chi sostiene questo atteggiamento ne conquista i favori. Per cui è congruente la considerazione che rifiutare il compenso per il tempo dedicato alla comunità è atto demagogico.
E' più o meno il ragionamento che ha porto il Consiglio comunale di Orvieto  a reinserire nell'allampanato bilancio di quest'anno 12mila euro per indennità di presenza dei consiglieri, che non devono assolutamente rinunciare a quanto spetta loro per legge.  Ne va della democrazia, è una questione di dignità dei primi eletti dal popolo, dicono i socialisti con una tesi alquanto grossolana.
Il cosiddetto "Emendamento Gialletti" votato da PDL, Meffi, Gialletti e Tonelli, contrario il PD, è certamente impopolare, perché afferma che, in un contesto in cui si aumentano tariffe e si operano tagli a tutto, debbano rimanere intoccabili le indennità di presenza dei consiglieri.
E' impopolare,  seppure giustificato in nome di un principio fondante della democrazia, perché è illogico e moralmente traballante.
Il Consiglio comunale è composto da professionisti, commercianti, pensionati, dipendenti pubblici e privati. I dipendenti gravano sui cittadini per 14,58 euro all'ora, che sono rimborsati all'azienda di provenienza per consigli e commissioni fino a 110 euro al giorno. Insomma, Germani, Olimpieri, Gialletti, Pizzo etc ci costano 14,58 euro ogni ora che ci dedicano. Un Consiglio comunale, dato il diritto di godere dell'intera giornata libera dal lavoro per svolgere gli approfondimenti di competenza, costa 110 euro per ciascun Germani, Olimpieri, Gialletti, Pizzo etc.
E' giusto. Come potrebbero altrimenti provvedere ai propri bisogni se fossero tolti dagli stipendi soldi e contributi per le assenze dal lavoro? quindi i i consiglieri "dipendenti" che servono la comunità non perdono nulla, ma pretendono comunque un riconoscimento irrinunciabile per il "tempo perso".
Ben altra la situazione dei consiglieri "non dipendenti", che hanno come remunerazione per il tempo dedicato ai pubblici uffici un'indennità di 15,00 euro. E qui c'è la contraddizione che toglie sostegno ai fautori delle questioni di principio, soprattutto quando sono a loro favore.  Se un'ora di Pizzo, uno dei tanti, vale 14,58 euro e un giorno 110euro, perché un giorno di Turreni ne vale appena 15,00? Leggi sbagliate? Certo. Ma così è, la democrazia è adottata in questo caso soltanto formalmente e qui davvero c'è una questione di principio che dovrebbe farci urlare di indignazione ed indurci a sacrosante battaglie.

L'orgoglio di alcuni e l'indifferenza di altri producono silenziosamente questa aberrazione, che il popolo sovrano sopporta senza battere ciglio.

Vorrei suggerire a Gialletti ed ai suoi un'altra riflessione. Perché pretendono il gettone per le riunioni del Comune ma non lo pretendono per quelle di partito?  È forse più importante il tempo dedicato alla "parte" che quello alla totalità dei cittadini?
E ancora. Perché dal Consiglio comunale non si sono levate vibranti proteste quando negli anni scorsi Pirkko Peltonen, presidente del Centro Studi e di TeMa, rinunciò alla sua robusta indennità di 30mila euro, né oggi, quando presidenti e  consiglieri di CSCO e di TeMa non percepiscono stipendi per scelta, evidentemente, demagogica?
Votare questo emendamento doveva essere evitato anche se tutti i miei ragionamenti precedenti fossero sballati, semplicemente per saggezza ed opportunità.

Foto di Piero Piscini

Pubblicato il: 23/06/2010

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