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L'associazione Amici di Allerona ha un blog. In continuità con Heimat

Intervista a Gianpiero Pelegi

foto di copertina

Intervista di Dante Freddi a Gianpiero Pelegi 

DF: È stato Franco Barbabella ad anticiparmi l'imminente uscita del Blog dell'Associazione Amici di Allerona. La cosa mi ha fatto molto piacere per molte ragioni, anche perché fui il direttore responsabile di Heimat. Qual è la relazione tra Heimat e il Blog?

GP: E' il suo naturale proseguimento che vede nei presupposti architetturali la grande differenza. Heimat era un magazine cartaceo, adesso invece parliamo di un blog, di un  oggetto piazzato sulla rete. Le finalità di base, tranne alcune differenti implicazioni strutturali, sono le stesse.

DF: Heimat aveva un'orientazione all'interno della linea di orizzonte. Il Blog?

GP: Il nuovo Heimat avrà, invece, una pupilla diversa, un'ottica diversa; vuole essere bifocale, in grado quindi di guardare vicino e lontano. Ciò significa che la linea dell'orizzonte si allarga, il cono di luce all'interno del quale immetteremo noi stessi e il nostro territorio si dilata a dismisura, l'approccio che vorremmo realizzare sarà autenticamente glocal, come auspicava il compianto Jader Jacobelli sulla rivista Heimat.

L'obiettivo primario che ci prefiggiamo  è, quindi, allargare lo sguardo, mantenendo invariato il punto di osservazione: Allerona, intesa come metafora di una periferia che punta al centro. Realizzare un centro di gravità per luoghi e persone che hanno ancora a cuore il rispetto e la considerazione per la propria parola identitaria.

DF: Sembra un progetto ambizioso, direi serio.

GP: Sì. Le cose "frivole" vanno fatte con molta serietà, sono le cose serie che hanno talvolta bisogno di frivolezza. Scherzi  a parte, ci è sembrato che di un'agorà virtuale, nativamente interattiva, ci fosse la necessità. Normalmente i giornali in linea, anche quello che tu dirigi, sono one-to-many, quello che noi vorremmo realizzare è un many-to-many.

DF: E in tutto questo cosa c'entra Allerona?

GP: Allerona, per chi la conosce un po', ha sempre generato "pensieri laterali" interessanti nel corso del tempo, che, purtroppo, non hanno prodotto svolte, in quanto implose al proprio interno; da qui un certo declino, che ora mi sembra decisamente meno accentuato. Quindi Heimat cartaceo prima e ora il blog sono in questo alveo.

DF: Ma a chi si rivolge principalmente il blog?

GP: Alla rete. Ciò che spero lo caratterizzerà è la prospettiva: cosa si vede, quando ci si guarda intorno, da un luogo marginale. Allerona come metafora di tutte le marginalità, come ho detto. Tutti vedono tutto, più o meno allo stesso modo, seppur con diverso spessore, ma è l'angolo di visuale che fa la vera differenza. Anche la differenza tra le persone, a ben riflettere, è una differenza di sguardo.

DF: Ma la rete, come la chiami tu, non è un'entità omogenea.

GP: Neanche la struttura del blog, nei limiti delle possibilità, lo vuole essere. Mi spiego. Il blog ha tre diverse visibilità: "Local" che conterrà degli editoriali in italiano, "Expat" conterrà invece editoriali in lingua straniera, traducibili per ora, in modo provvisorio, con Google (ma le nuove release promettono molto meglio), ed infine il "Villagevoice", una sessione di istant message, molto -diciamo così- giovanile che, unitamente alla video chat, può risultare simpatica ad una certa categoria di persone.

DF: Come pensate di promuoverlo inizialmente?

GP: Anche qui contiamo molto sulle potenzialità della rete. L'Associazione Amici di Allerona, alla quale il blog appartiene, ha un Fan Club su FaceBook, al quale inizialmente ci si rivolgerà, poi vorremmo essere linkati sui giornali locali in linea, a cominciare dal tuo. E poi ripeto, credo nei miracoli moltiplicativi della rete.

DF: E per quanto riguarda le collaborazioni?

GP: Quando decidemmo di interrompere le pubblicazioni di Heimat fu per due ragioni: perché troppo era l'impegno sulle spalle di pochissimi, e perché la curiosità e l'interesse generato dalla rivista aveva dischiuso una vasta  potenzialità in termini di collaborazioni di qualità eccezionale.

Non era sostenibile alle condizioni date. Sembrava allora, che scrivere su Heimat fosse trendy, "molto meglio Heimat che Vanity Fair o il New Yorker", qualcuno scherzosamente, ma neanche tanto, diceva. Il compianto Jader Jacobelli, nostro tutor, soleva metterci affettuosamente di fronte ad una realtà che era la seguente: "delle due l'una, o alzate il livello di Allerona o abbassate quello della rivista." Quindi ipotizzando lo stesso livello di interesse, non dovremmo avere problemi per le collaborazioni. Ci aspettiamo uno sviluppo di tipo "epidemico", leggermente graduale, che ovviamente dovrà essere assistito. E poi io ho sempre pensato che gli estranei di qualità siano una risorsa a disponibilità infinita. Ci rivolgiamo principalmente a loro.

Pubblicato il: 30/05/2010

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