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Orvieto. Verso il baratro precipitosamente

di Dante Freddi "Non si vede al di là della via con la chiarezza necessaria  a compiere il passo successivo, sempre in bilico tra commissario ed elezioni.  Le questioni serie, quelle che cambiano la nostra vita, stanno dietro, da corollario alle teorizzazioni più sciagurate"

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La situazione orvietana è precipitata, forse travolta dalle troppe parole e dal poco pensiero.

Che il Consiglio messo insieme dalle amministrative dello scorso anno non fosse quello che volevano sia la destra che la sinistra è certo, che la giunta fosse inesperta e quindi lavorasse con difficoltà in una situazione invece difficilissima era evidente, ma tutti avevano compiuto sacrifici per arrivare all'approvazione del bilancio per poter successivamente allargare la visione dal contingente al progetto.  Così sembrava.
La conferenza stampa del PD e la posizione negazionista di uno squilibrio di bilancio strutturale che aveva necessità di risanamento serio, la conseguente risposta del sindaco, che non ha tralasciato aggettivazioni anche pesanti, hanno sancito una rottura che non era prevista.
Non si vede al di là della via con la chiarezza necessaria  a compiere il passo successivo, sempre in bilico tra commissario ed elezioni.  Le questioni serie, quelle che cambiano la nostra vita, stanno dietro, da corollario alle teorizzazioni più sciagurate.
La soddisfazione dei falchi di destra e sinistra dello squarcio che auspicavano è nell'aria, spessa come la nebbia, opprimente e fosca . Ora, secondo loro, si può ripristinare una condizione chiara di opposizione, dove il nero è nero e il rosso è rosso, dove, dice qualche sapiente, la politica riprende il suo posto.

Sul web si sono scatenati quanti vorrebbero assaporare il "sangue" dei compagni abbattuti a giugno ma  ancora guizzanti e invocano commissario ed elezioni. A sinistra, gli uomini di partito con coscienza di partito, quelli che si sentono depositari dell'unzione popolare, aborriscono la "pro loco" messa insieme da Còncina, che dicono senza idee ed ideali, e sferrano l'attacco ideologico.
Ora i "percorsi" aperti (termine in voga qualche mese fa) sono l'approvazione del bilancio, con la maggioranza che si formerà, oppure no. In quest'ultimo caso  ci penserà il commissario a derimere le questioni, a fare i conti vecchi e nuovi. Oppure, approvato il bilancio, il Pd e chi starà con lui sfiduceranno sindaco e Giunta e si andrà alle elezioni l'anno prossimo. L'incertezza è chi starà con il Pd, perché non è scontato che al suo interno quelli che, ricorda Còncina, facevano "le telefonatine di distinguo" non decidano di distinguersi davvero.  Gialletti poi non è il Pd, anzi, né Tonelli o la Stopponi, gente non particolarmente sensibile ai richiami perentori di Terni o Perugia.
Il disegno revanscista piddiino, fondato sulla convinzione che i tempi siano cambiati, che la destra al potere abbia "toppato" e che la gente se ne sia accorta è un errore clamoroso, che potrebbe far deflagare la classe dirigente  del partito. Trappolino ha bisogno di popolo da gettare nella mischia non di cauti e curiali seguaci, un partito che sta nascendo non sopporta sfumature, ha bisogno di avversari, in Italia e ad Orvieto.
Dall'altra parte i presunti puledri di razza, che scalpitano per poter correre e dimostrare fiato e muscoli, troveranno terreno pesante e avversari decisi, ma soprattutto senza Còncina a guidarli non vinceranno. Comunque vada, non ci guadagnerà nessuno.
Tutto alla faccia di Piave, complanare, variante di Sferracavallo, casello nord, politica turistica ed ambientale, Tac 2, manutenzioni etc etc

Pubblicato il: 19/05/2010

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