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Gli incontri a tre: Fiorini, Parretti e Berlusconi

Approfondimento

Affari di cinema tra socialisti

Alla fine degli anni Ottanta la Fininvest è massicciamente presente anche nel settore cinematografico - una presenza che spazia dalla produzione, alla distribuzione, alla gestione delle sale cinematografiche. In Italia, le principali società del gruppo sono la Pentafilm spa e la Penta distribuzione srl (entrambe domiciliate a Roma), rispettivamente con 20 miliardi e 100 milioni di capitale, in compartecipazione al 50 per cento coi produttori Mario e Vittorio Cecchi Gori; seguono Silvio Berlusconi Communications, Cinema 5 spa, Cinema 5 Gestione spa, Safim cinematografica spa, anch'esse con sede a Roma, e con un capitale sociale che va da un miliardo a 5 miliardi. All'estero, le società più importanti, partecipate al 50 per cento dalla Fininvest, sono la Penta International Ltd di Londra, e la Penta American Pictures di Santa Monica.
Il maggior impegno della Fininvest nelle produzioni cinematografiche e televisive risale al 1987, quando sono state avviate 47 produzioni con soci italiani e altre 14 coproduzioni con partner stranieri. In quello stesso anno, Reteitalia spa, della Fininvest, entra col 50 per cento nella Artisti Associati International, col 20 per cento nella Dmv Distribuzione, e col 22 per cento nella Dania Film (nell'aprile 1988, la partecipazione nella Dania viene elevata al 33 per cento). La Fininvest acquisisce inoltre il controllo della Cannon Management e del suo circuito di una quarantina di sale cinematografiche: l'acquisizione avviene mediante il pagamento di 60 miliardi di lire al cedente, cioè a Giancarlo Parretti.

"Cameriere, albergatore, prestanome, dirigente, socialista, editore, finanziere d'assalto, business-man. Tappe di una carriera al fulmicotone. È quella di Giancarlo Parretti, inquietante uomo di affari di Orvieto che in pochissimi anni, dal niente, è diventato padrone della Dinocittà di Hollywood, della Cannon e della Pathé cinematografica. Insomma, un personaggio di spicco dell'economia mondiale. Un affarista che vanta amicizie importanti tra i socialisti italiani, francesi e spagnoli e saldi rapporti imprenditoriali con altri due Re Mida italiani: Silvio Berlusconi e Florio Fiorini". Secondo il "Wall Street Journal" e "Business Week", i cospicui capitali di cui Parretti dispone sarebbero denaro in odore di P2, proveniente dalle filiali estere del vecchio Banco Ambrosiano, e ottenuto grazie ai buoni uffici di Florio Fiorini (ex dirigente finanziario dell'Eni, già coinvolto nello scandalo delle tangenti Eni-Petromin e nel tentativo di salvataggio, con pubblico denaro, del banchiere piduista Roberto Calvi).

Nel 1990, il duo Parretti-Fiorini è alle prese con la più spericolata delle avventure: il tentativo di scalare la leggendaria casa cinematografica hollywoodiana Metro Goldwyn Mayer. Alla ricerca di soci da coinvolgere nella proibitiva e onerosissima scalata, i due si rivolgono anche a Berlusconi - ecco la cronaca dell'incontro, così come lo rievocherà Florio Fiorini nelle sue 'memorie dal carcere".

"Milano, estate 1990. Sono a Linate, sezione aerei privati. Ore 9 del mattino. Sto aspettando Parretti che deve arrivare direttamente da Los Angeles col suo Gulfstream IV. Dobbiamo andare dal Cavalier Berlusconi per chiedere di aiutarci nella scalata della Mgm dopo l'abbandono della Time-Warner. È un incontro decisivo, anche per convincere quelli del Credit Lyonnais che qualcuno della professione crede nella nostra idea. Parretti atterra. Formalità. Manco mi saluta.

"Florio, hai visto l'aereo di Silvio? Ha comprato anche lui un Gulfstrearn IV e ci ha messo sopra i colori della Fininvest, bianco e marrone. Appena compriamo la Mgm io ci metto sopra il leone ruggente .

Lì per lì non capisco.

"Scusa Giancarlo, ma non ho capito, Silvio chi?".

"Ah, Florio, che hai dormito con una puttana che ti ha succhiato tutto il cervello a pompini? [..] Il Berlusconi, Silvio, no?".

"Ah, ho capito, il Cavalier Berlusconi", dico io.

"Certo", dice Parretti, "Silvio, tra socialisti ci si dà del tu... Berlusconi ci ha mandato a prendere in elicottero perché ci riceve alla sua villa di Arcore".

Con lui [Berlusconi, NdA] abbiamo già fatto qualche affare. Ci ha comprato i cinema italiani della Cannon. Ci ha aiutato ad organizzare la "Cinema V" in Europa con l'idea che prima o poi facciamo una joint venture anche per gli altri Paesi europei, Inghilterra, Olanda, Francia, Paesi Nordici. Arriviamo a Arcore. Villa principesca, anzi reale. Con l'elicottero abbiamo calcolato male i tempi, siamo un po' in anticipo. Il maggiordomo scusa Berlusconi: il Cavaliere sta ancora facendo jogging nel parco. Se intanto vogliono visitare la villa. Con piacere. Ciò che mi impressiona di più è il sottosuolo: sono installati dei teleschermi da cui, tramite delle antenne paraboliche, si possono captare quasi tutte le televisioni del mondo. Cose da fantascienza [...]. Arriva Berlusconi, tutto rilassato. Gli spieghiamo l'operazione. Perché non viene con noi in società?

"Non è che non mi fido. Ma la mia esperienza è che i miei affari vanno bene solo dove posso gestire le aziende. In Spagna, per esempio. La Cinco la gestisco io e fo soldi a palate. In Francia, sono socio come in Spagna, ma la gestione ce l'hanno i francesi. Oddio, bravissimi, ma perdite astronomiche. Io ho il mio esercito di formichine meneghine che controllano tutto. Il successo dei miei affari è lì".

Riconosciamo che la gestione della Mgm alle formichine meneghine non è possibile: a parte Parretti che si intromette in tutto, c'è il nostro partner Globus, e poi c'è il divo Alan Ladd. Va bene. Allora potrebbe comprare i diritti per Spagna, Paesi che parlano spagnolo, Italia. Questo gli va bene. La Mgm vende tradizionalmente alla Rai, e Berlusconi è molto contento di levare i successi della casa del leone, da Via col vento agli 007, a viale Mazzini. Ci mettiamo d'accordo.

"Vedete i contratti con il Berlusconi. Naturalmente avrete bisogno di scontare i contratti [...].Sì, ma solo per 50 milioni di dollari. Il resto preferisco farveli scontare io dalla mia azienda di factoring. Non voglio che andiate in giro a offrire la mia firma a cani e porci".

Grazie Cavaliere. [...].

Berlusconi ci invita a colazione.

"Sono un po' a dieta", dice, "se vi accontentate di quello che hanno preparato per me...".

Ma le sembra, Cavaliere, un po' di dieta non fa male a nessuno. Durante la colazione, Parretti con una pazienza e una circospezione da certosino riesce a chiamare Berlusconi "Silvio", a farsi chiamare "Giancarlo", ed a passare al tu. Uscendo mi fa:

"Hai visto, rompicazzo, io mi do del tu con Berlusconi e tu sei rimasto al "Cavalier Berlusconi", "Dottor Fiorini..." .

"Certo, Giancarlo, ma io non sono mica socialista come voi due" .


GIOVANNI RUGGERI, inviato del settimanale "Gente", è autore di lavori per la Tv e la radio. Nell'ambito della sua attività letteraria, ha diretto le collane "Libri del Dissenso" (Vallecchi) e "Studio" (Longanesi). Ha scritto, insieme a Mario Guarino, il best seller Berlusconi. Inchiesta sul signor Tv (Kaos edizioni 1994).

MARIO GUARINO collabora al settimanale economico "Il Mondo". Tra le sue pubblicazioni: il best seller Berlusconi. Inchiesta sul signor Tv (Kaos Edizioni 1993, con Giovanni Ruggeri); L'Italia della vergogna (Laser, 1995); I santuari proibiti (Laser, 1996).

Pubblicato il: 28/10/2003

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