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Dal Giappone con furore

Pianista.Di grande talento. 23 anni. A 16 duettava con Chick Corea. Proposta al Winter dal grande pianista Ahmad Jamal. Ieri sera la Mancinelli ha 'scombussolato' il pubblico

Cronaca

di Stefano Corradino

Terza giornata di musica a Umbria Jazz. Il festival entra nel vivo con i protagonisti più attesi. Seconda serata per Doctor 3, una delle migliori formazioni jazzistiche italiane. Anche ieri pomeriggio, al Palazzo dei Sette, i 3 musicisti hanno entusiasmato il pubblico. Non solo per tecnica, talento e affiatamento ma per l’originalità della loro proposta musicale basata sulle reinterpretazioni in chiave jazzistica di brani di musica pop. E così da Domenico Modugno ai Red Hot Chili Peppers, da Sting a Tom Waits, dalla canzone francese a quella napoletana, Danilo Rea, Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra hanno dimostrato ancora una volta di essere uno degli ospiti più apprezzati dal pubblico del jazz invernale.

Ma l’attesa ieri sera era per un altro musicista, una pianista pressoché sconosciuta: Hiromi Uehara. 23 anni, giapponese, è una scoperta di Ahmad Jamal.

Hiromi, di sicuro non ha lasciato indifferente il pubblico del Winter. Qualcuno, all’uscita lo ha definito il concerto “meno jazz” delle dieci edizioni. E probabilmente non hanno tutti i torti. Ma non è necessariamente un fatto negativo…

Hiromi è sconvolgente! Sale sul palco e in un assolo “vorticoso”, in cui non risparmia uno solo dei tasti del pianoforte riproduce un brano che fonde armoniosamente jazz anni 30, jazz classico e moderno, perfino scampoli di jingle, dimenandosi sullo sgabello e scandendo il tempo con un battito di piedi così fragoroso che riecheggia distintamente in tutto il teatro. La tecnica pianistica è davvero notevole. Un’esecuzione senza indugi. Sui tasti alterna accordi suonati “selvaggiamente” a fraseggi lievi e misurati.

Salgono due musicisti. Un batterista e un bassista elettrico (piuttosto insolito per un trio jazz). E dalle prime note si cominciano a tracciare i contorni di un genere che, fatta eccezione per alcuni “rallentamenti” di impronta free-jazz, va dal rock al funky. Il bassista “slappa” mentre la pianista si divincola abilmente tra il pianoforte e un sintetizzatore dal suono metallico su cui riproduce qualcosa di simile a un vertiginoso “volo del calabrone”. Diverte e fa divertire. Ma tra i “puristi” del jazz lo smarrimento per l’esecuzione della giovane pianista giapponese è palpabile. Alla fine dell’esecuzione qualcuno ironizza sul fatto che serviranno almeno trenta minuti per riaccordare il pianoforte. Per lei questa edizione di Umbria Jazz sarà, senza dubbio, il vero trampolino di lancio nel panorama jazzistico europeo.

Pubblicato il: 30/12/2002

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