Condanna a sei anni e 6 mesi di carcere per il faccendiere orvietano Rodolfo Grancini

ORVIETO - Condanna a sei anni e 6 mesi di carcere per il faccendiere orvietano Rodolfo Grancini accusato di concorso in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e rivelazione di segreti d'ufficio, nell'ambito dell'inchiesta Hiram sugli intrecci tra mafia e massoneria finalizzati a ritardare i processi in Cassazione. La sentenza del gup Agostino Gristina, attesa dalla fine di marzo, ha sostanzialmente accolto le richieste dei pubblici ministeri Fernando Asaro e Paolo Guido. Grancini, coinvolto nell'operazione Hiram, era stato arrestato nel giugno 2008 insieme ad altre sette persone, perché ritenuto al centro di un complesso gioco di interessi fra mafia, politica e massoneria, di cui lo stesso faccendiere umbro è considerato un esponente di spicco. Secondo l'accusa l'organizzazione avrebbe fatto ritardare i processi alla Suprema Corte per evitare arresti e la pronuncia di sentenze, provocando la prescrizione di dibattimenti con imputati appartenenti a Cosa Nostra. Settant'anni, e diversi fascicoli sulle spalle per reati che vanno dal truffa al falso alla ricettazione, Grancini è stato per lungo ad Orvieto anche dirigente di uno dei circoli del buon governo di Marcello Dell'Utri. Il circolo di Orvieto vantava oltre tremila iscritti. Il faccendiere che, durante il processo, ha in gran parte ammesso le proprie responsabilità, avrebbe agito attraverso un impiegato della Cassazione, Guido Peparaio, 55 anni di Ficulle, e in favore, fra gli altri del fratello del boss Mariano Agate, di Mazara del Vallo, e di un ginecologo palermitano, Renato Di Gregorio, sotto processo per rito ordinario. Grancini, invece, da tempo ai domiciliari sia per motivi di salute sia perché avrebbe reso delle dichiarazioni, è stato processato per rito abbreviato.