Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Miseria e nobiltà. Da Giuffrè il teatro più vero


Grandi interpreti e grande successo per il classico di Scarpetta con cui si è aperta la nuova stagione teatrale al Mancinelli

Cultura

È stato un successo indiscusso il primo spettacolo della ricca programmazione proposta dal Teatro Mancinelli per la stagione teatrale 2003/2004, con uno strepitoso Carlo Giuffrè, protagonista e regista di un classico del teatro napoletano.
"Miseria e nobiltà" si conferma un capolavoro di Eduardo Scarpetta, commediografo partenopeo che ha avuto la singolare sorte di essere non già figlio d'arte, come la maggioranza degli attori a lui contemporanei, bensì di venir ricordato come "padre d'arte" dei fratelli Eduardo, Peppino e Titina De Filippo.
Reso celeberrimo dall'indimenticabile interpretazione di uno straordinario Totò nel film di Mario Mattòli del 1954, "Miseria e Nobiltà" rappresenta forse il teatro più vero, quello fatto per tutto il pubblico senza distinzioni, quello che sa far ridere ma sa anche far riflettere, divertire e meditare, con una drammaturgia strutturata dai contenuti sociali incisivi e graffianti.
La vicenda si ambienta in una Napoli di fine '800 in cui si intrecciano storie e contraddizioni di una società in piena crisi post unità d'Italia, dove il popolo è spiazzato, dove i nobili, arrivati alla fine del loro percorso storico, devono lottare per mantenere lo status quo e difendere il blasone tra tradizioni avvizzite e ostentazioni di nuove classi sociali di arricchiti privi di cultura, dove i poveri, privati dei lavori tradizionali, sono sempre più poveri ma non più ignoranti come un tempo e tirano a campare tra piccole astuzie e grande fatica.
Uno sguardo disincantato sul limbo di quei ceti sociali che si collocano al di sopra e al di sotto della nascente borghesia: da un lato, la nobiltà in decadenza, messa alla berlina con graffiante sarcasmo, e dall'altro il popolino impoverito ritratto nella sua perenne ricerca dei beni di prima necessità.
E allora tutto può accadere quando lo scrivano disoccupato Felice Scioccamocca, sul lastrico per il diffondersi dell'alfabetizzazione e l'amico Pasquale, salassatore ormai soppiantato dalle nuove terapie mediche, come gli affamati Arlecchino e Pulcinella della commedia dell'arte, sono ingaggiati da un signorotto che li traveste da nobili per far colpo sul padre ignorante di una ballerina che vuole sposare.
Una girandola di equivoci in cui si fondono elementi della pochade francese e della farsa napoletana
da cui scaturisce il lieto fine.
Carlo Giuffrè, da più di cinquant'anni sempre verace e sincero è perfetto nel ruolo di Felice, strappa applausi a scena aperta e riesce ad esprimere al meglio la doppia anima del testo di Scarpetta dove allegria e comicità sono intrise di una malinconia di fondo; Nello Mascia, nel ruolo dell'amico salassatore Pasquale è una spalla eccellente; ottimo è anche il lavoro di tutti gli altri attori ed efficaci sono le scenografie di Aldo Terlizzi che bene riproducono il contrapporsi dello squallore della casa dei due compari alla ostentata sfarzosa ricchezza della villa con giardino dei nuovi ricchi.
Un cammeo è il giovane interprete di Peppeniello (in cui si sono misurati tutti i piccoli De Filippo), sveglio e ben attento ai tempi comici.
Tutto funziona perfettamente per le quasi tre ore di uno spettacolo che ha tutta la forza della commedia: mettere in scena la vita.

Pubblicato il: 20/10/2003

Torna alle notizie...