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Cala la produzione, ''tiene'' la qualità del vino

Stagione fortemente condizionata dalle bizze del clima: -8 per cento rispetto al 2002 secondo le stime del Consorzio Tutela Vini di Orvieto. Previsti aumenti dei prezzi ma non consistenti

Economia

di Vincenzo Carducci

Cala la produzione vinicola nell'Orvietano: è quanto emerge dalle prime stime sulla vendemmia 2003 del Consorzio Tutela Vini di Orvieto che parlano di una flessione dell'otto per cento rispetto alla passata stagione per la produzione del "bianco" di Orvieto.

Complessivamente sono stati prodotti intorno ai 110 mila ettolitri di vino, circa diecimila in meno in confronto al 2002. Una diminuzione, dovuta ad un'annata travagliata dal punto di vista climatico, che non desta preoccupazioni tra i produttori orvietani se non in relazione alla perdita di circa il 10 per cento già registrata lo scorso anno sempre a causa delle condizioni metereologiche sfavorevoli che avevano inciso fortemente sui raccolti.

In controtendenza invece la produzione del Doc rosso di Orvieto che fa registrare un aumento del dieci per cento, circa 3000 ettolitri, grazie alla messa a regime di nuovi impianti.

Nonostante le difficoltà climatiche il livello qualitativo del vino orvietano in questa vendemmia 2003 rimane buono. "Chi aveva previsto un'annata eccezionale dal punto di vista della qualità - spiega il direttore del Consorzio, Gianni Chiasso - aveva sicuramente azzardato i propri pronostici. Quest'anno la vendemmia è iniziata circa dieci giorni prima rispetto al solito e strada facendo ci siamo trovati di fronte a delle uve squilibrate in relazione al rapporto zuccheri-acidi. Il rischio era quello di avere a disposizione dell'uva troppo zuccherina ma grazie ad una oculata gestione del prodotto, nei vigneti prima e nelle cantine poi, si sono raggiunti ottimi risultati ed il prodotto finale è buono".

L'andamento della stagione si ripercuoterà inevitabilmente anche sui prezzi per cui tuttavia non sono previsti grossi aumenti. "Non è possibile quantificare gli aumenti - dice Chiasso - ma non saranno consistenti. Il mercato ci dimostra che i vini in crisi sono proprio quelli più costosi e non è il nostro caso. Nel 2002, ad esempio, è andata venduta tutta la produzione. In questa ottica si sta rivelando importante nell'Orvietano la fusione tra diverse cantine sociali che così facendo si attrezzano per imbottigliare il vino direttamente in zona piuttosto che venderlo sfuso. Un valore aggiunto per i produttori orvietani e per la tenuta sul mercato del prodotto".

È stata questa anche la prima vendemmia in cui i produttori hanno potuto far riferimento ai nuovi disciplinari recentemente approvati dal ministero delle Politiche agricole che hanno introdotto una vera a propria rivoluzione nel mondo vitivinicolo orvietano e che interessano oltre 3000 ettari di coltivazione. "È ancora troppo presto fare dei bilanci - continua Chiasso - anche perché i produttori hanno dieci anni di tempo per adeguarsi. Ma alcuni di loro hanno già acquistato ed impiantato le barbatelle (piante delle viti, ndr) dei vitigni autoctoni che sono stati introdotti nella nuova base ampellografica del vino di Orvieto per portare ad un miglioramento del prodotto".

Pubblicato il: 20/10/2003

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