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Rapporto sull'infanzia e l'adolescenza

Una fotografia della famiglia e dellla condizione minorile in Umbria edito dalla Regione. Utili informazione per interpretare la nostra realtà locale

Società

Il "Primo rapporto sull'infanzia, l'adolescenza e le famiglie in Umbria", edito dall'assessorato alla politiche sociali della Regione, curato dal prof. Paolo Montesperelli, docente universitario e dal dott. Ugo Carlone, esperto di politiche e sociali e del lavoro, disegna un quadro, nel complesso, rassicurante della condizione dell'infanzia in Umbria, con alcuni punti critici.

La pubblicazione è stata presentata alla presenza dell'assessore regionale, Gaia Grossi, degli autori e della dottoressa Tullia Musatti, ricercatrice del CNR e del Presidente del Tribunale per i minorenni, Giovanni Morani, a Perugia, nel Salone d'Onore di Palazzo Donini.

La ricerca, che è stata dedicata alla memoria di Laura Cipollone, una dirigente regionale recentemente scomparsa che ha dedicato la sua attività professionale alle tematiche dell'età evolutiva.

La famiglia - come hanno spiegato Montesperelli e Carlone - occupa un ruolo ancora centrale nella società umbra. Essa costituisce un potente deterrente nei confronti dei processi di lacerazione delle relazioni e di crisi sociale, che conducono alla marginalità ed al disagio giovanile. I casi di presenza di questi ultimi fenomeni appaiono, nella realtà umbra, non il prezzo pagato alla "modernizzazione", bensì un prodotto dell'"arretratezza", del fatto che "il benessere non si è ancora affermato appieno e in misura uniforme".

Il rapporto riferisce che "la maggior parte dei bambini e dei ragazzi umbri può giovarsi di un livello di benessere medio-alto e di una buona qualità della vita".

L'Umbria fotografata dalla ricerca è una società profondamente modificata.

Ha vissuto la trasformazione del mondo rurale in società industriale prima e postindustriale poi, la partecipazione scolastica fa oggi registrare una maggiore parità tra i sessi, c'è stata l'irruzione del fenomeno dell'immigrazione. A quest'ultimo è dedicata una parte consistente della relazione. In Umbria i minori stranieri sono il 36 per mille dei bambini italiani, contro una media nazionale del 22.

La scuola presenta, in Umbria, un alto indice di integrazione, tanto per gli italiani che per i bambini stranieri, "espressione - afferma il rapporto - di una buona organizzazione dell'istituzione scolastica". Famiglia e scuola risparmiano a questa regione contraddizioni laceranti nel tessuto sociale. Il rapporto assicura, infatti, che "nella condizione dei minori umbri hanno scarso rilievo il disagio relazionale acuto (violenze subite, suicidi di minori ecc.), l'anomia (crisi delle norme sociali), la marginalità culturale e la descolarizzazione (itinerari scolastici difficoltosi o interrotti).

Quali sono dunque i problemi? Uno, rilevano i ricercatori, riguarda il cosiddetto "disagio dei normali" ed è rappresentato, con un valore particolarmente alto (1,36, il secondo, in Italia, dopo la Calabria) dall'"indice di stress familiare", che indica "le varie forme di disagio riguardanti il benessere psicofisico e impegni di cura intrafamiliare di soggetti deboli (anziani e giovani)". E rispetto a questi problemi la ricercatrice del CNR, Musatti, ha detto che "è proprio il 'disagio della normalità', uno dei punti sui quali deve incentrarsi un'efficace opera di prevenzione, attraverso politiche integrate di welfare che valorizzino e affianchino quel ruolo centrale che la famiglia umbra ancora riveste nell'organizzazione sociale".

L'Umbria - si afferma nella ricerca - occupa una posizione mediana, in campo nazionale, per quel che riguarda la classifica dell'"indice di insicurezza" (da intendersi, avverte il rapporto, non solo nel senso di ordine pubblico, ma di certezza degli affetti e delle relazioni interpersonali) e dell'"indice di disagio lavorativo" (collegato a disoccupazione, inoccupazione e precarietà del lavoro).

L'Umbria eccelle poi nella frequenza scolastica. E' la regione col più basso indice di descolarizzazione: oltre -1 per cento. L'indice della Sicilia, maglia nera tra le regioni, è del + 2,5, Calabria, Sardegna, Campania, Lazio e Piemonte hanno, anch'esse, indice positivo, la Puglia indice 0, le altre indice negativo.

L'Umbria è anche una delle regioni italiane dove si nasce di meno e l'Italia è il Paese UE che registra meno parti, anche se recenti studi indicano una leggera ripresa del tasso di natalità. "La cause di questa scarsa propensione a generare figli - è scritto nel rapporto - sembrano essere lo 'stress' e l'espandersi della 'doppia presenza' delle donne (in famiglia e nel mercato del lavoro), senza un'adeguata protezione sociale che permetta un efficace svolgersi dei due ruoli".

Altre aree di marginalità dell'infanzia, con carattere anche di "forte criticità", sono individuate, dal rapporto "nei problemi di integrazione dei minori immigrati, nella inoccupazione dei giovani e nella disoccupazione dei loro genitori, nella povertà dei minori in termini di risorse materiali, di capitale culturale e sociale, nella devianza giovanile che, forse a causa di un maggior controllo sociale sugli immigrati, pare di prevalente origine esogena".

Nelle forme di disagio sociale, la tossicodipendenza, secondo il rapporto della Regione, è "molto più rilevante rispetto alle situazioni familiari problematiche che costituiscono comunque un aspetto, quantitativamente, secondario nel quadro umbro". Anche la tossicodipendenza "sembra un po' meno presente rispetto alla media nazionale".

Preoccupanti invece i dati sui reati commessi da minori. Il numero dei bambini denunciati, su quello dei residenti, colloca l'Umbria sopra la media nazionale e tra le prime quattro regioni, dopo Liguria, Toscana e Basilicata. Le violenze sessuali sono molto limitate, la prostituzione minorile "fenomeno - avverte il rapporto - di difficile analisi", colloca "l'Umbria in una posizione mediana entro una graduatoria di 15 regioni stimate".

Il presidente del Tribunale per i minorenni, Giovanni Morani nel sottolineare il "grande livello di interesse" dei dati forniti dalla ricerca e nel dare atto dell'efficacia delle politiche sociali regionali, ha posto l'esigenza del "rafforzamento" dei quattro servizi adozione istituiti nel territorio regionale, che coadiuvano il Tribunale nell'esame dei casi adozione e di affidamento dei minori.

Pubblicato il: 14/10/2003

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