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Il commissario è dietro l'angolo. Sarebbe meglio lasciarlo lì

di Pier Luigi Leoni "Se il popolo, una volta bene informato, dovesse preferire il commissario agli amministratori che ha eletto: tutti a casa,  e il commissario prefettizio in municipio". Ma intanto iniziamo a capire su un'informazione tecnica oggettiva lo scenario...

foto di copertina

Quando sto in ascensore non so mai dove guardare. Ripasso le targhette che conosco a memoria. Ma stamattina gli occhi mi sono andati a cadere su una microlocandina che comincia così: Quelli del delitto - FANTASY HORROR AWARD.

Ecco, ci siamo, il sindaco ha deciso di spaventarci coi numeri del bilancio comunale  e di esporre, mettendoli "un pezzo per cantone", i cadaveri sezionati degli autori del delitto. Fantastico in silenzio, pensando agli usi orvietani di qualche secolo fa, quando, per molto meno, si faceva quella fine.

A parte gli scherzi, mi sembra che sia il caso di fare qualche considerazione, mentre una commissione tecnico-politica di esperti e di inesperti sta cercando di far quadrare il bilancio comunale.

Perché i componenti della commissione, i cui colori vanno dal rosso al nero, non si sono ancora pestati e sudano davvero per tirar fuori il bilancio? Non certo perché si vogliono bene. Ma perché, se non si fa il bilancio, il prefetto li prende (anzi "ci" prende, perché anch'io sono consigliere comunale) tutti metaforicamente a calci nel sedere e manda un commissario.

Il commissario si accorge che il bilancio del 2009 non era veritiero, perché non erano stati previsti alcuni milioni di euro di spese indispensabili. Quindi fa un bel rapporto alla procura della Repubblica e a quella della Corte dei Conti. Poi si accorge che nel mese di ottobre del 2009 la minoranza consiliare di centrodestra, con l'astensione della maggioranza consiliare di centrosinistra, ha deliberato di mettere le pezze al bilancio 2009 (tecnicamente si dice "manovra di riequilibrio"). Le pezze consistevano nell'iscrizione in bilancio di  2.700.000 euro da ricavare dalla vendita del mattatoio, di  4.000.000 di euro da ricavare dalla concessione venticinquennale di  310 posti auto al coperto e di 300.000 euro da ricavare dalla vendita di un immobile in via Pecorelli.

Il commissario si accorge che tali vendite e concessioni sono in alto mare e che quindi si rischia di chiudere i conti del 2009 con un disavanzo di 7.000.000 di euro e passa. A questo punto si arrabbia e spedisce un altro bel rapporto alla procura della Corte dei Conti, con nomi, cognomi e indirizzi di coloro che non hanno concretamente attuato la manovra di riequilibrio. Poi mette in vendita tutto il vendibile per evitare il disavanzo e redige il bilancio 2010, sapendo che le spese correnti (personale, interessi sui mutui, manutenzioni e quant'altro non abbia natura di investimento) non possono superare, per legge, 23.500.000 euro. Egli sa che deve prima assicurare i servizi indispensabili e poi, se rimane qualcosa, anche qualche servizio  non indispensabile e altre spese che non riguardano servizi comunali, ma elargizioni di vario genere.

Ebbene, i servizi indispensabili,  in base al decreto ministeriale del 28 maggio 1993, sono seguenti:

- servizi connessi agli organi istituzionali;

- servizi di amministrazione generale, compreso il servizio elettorale;

- servizi connessi all'ufficio tecnico comunale;

- servizi di anagrafe e di stato civile;

- servizio statistico;

- servizi connessi con la giustizia;

- servizi di polizia locale e di polizia amministrativa;

- servizio della leva militare;

- servizi di protezione civile, di pronto intervento e di tutela della sicurezza pubblica;

- servizi di istruzione primaria e secondaria;

- servizi necroscopici e cimiteriali;

- servizi connessi alla distribuzione dell'acqua potabile;

- servizi di fognatura e di depurazione;

- servizi di nettezza urbana;

- servizi di viabilità e di illuminazione pubblica.

È da notare che tra i servizi indispensabili non ci sono gli asili nido, né i servizi di assistenza scolastica (trasporti e mense scolastiche), né l'assistenza sociale, né le attività culturali, sportive e ricreative. È pure da notare che i servizi idrici (acqua potabile, fognature e depurazione) non sono più prestati direttamente dal Comune  e quindi non rientrano nel suo bilancio. Quanto al servizio della leva militare, esso è praticamente evaporato da qualche  anno, quando finalmente è stata abolita la leva militare obbligatoria imposta dal governo sabaudo dopo la fine dello stato pontificio.

Una volta iscritte in bilancio le spese per i servizi indispensabili, il commissario tira la somma, e se questa, di poco o di tanto, è inferiore (come dovrebbe essere inferiore) a 23.500.000 euro, spalma la differenza, a sua discrezione,  sui servizi comunali che la legge non considera indispensabili e, sempre a sua discrezione, sulle spese di altro genere.

Poi il commissario passa alle entrate e aumenta, tra tasse e tariffe, tutto ciò che può essere aumentato. Poi si accorge che solo una piccola parte di coloro che risiedono e/o lavorano nel centro storico possiedono una rimessa o un posto macchina di proprietà o in affitto. Tutti gli altri, con oltre 1000 auto, occupano suolo pubblico senza pagare un euro e spesso senza rispettare i divieti di sosta e le regole delle cosiddette "stanze" per i residenti. Si accorge pure che le tariffe dei parcheggi coperti sono molto inferiori a quelle delle città con analoghi problemi. Allora fa una navigatina su internet,  tira fuori i regolamenti e i tariffari dei centri storici italiani (preferendo quelli più pesanti dei comuni che hanno problemi di bilancio) e li applica a Orvieto.

L'alternativa al commissario è un bilancio democratico fatto con lo stesso metodo, ma con vantaggi non indifferenti: la scelta dei beni da vendere sarebbe decisa dai rappresentanti del popolo, la scelta delle poche spese non legalmente indispensabili sarebbe decisa dai medesimi, si potrebbe tentare di tenere alla larga i giudici penali e contabili, e, ultimo vantaggio ma non meno importante, si eviterebbe l'onta del commissariamento. I nostalgici dei tempi in cui si faceva festa truccando il bilancio saranno informati che, anche volendo, il giochino è finito, perché i nodi sono venuti al pettine,  e s'avvicina il tempo in cui potrebbero non esserci i soldi in cassa per pagare gli stipendi.   

Naturalmente tutto ciò va spiegato bene al popolo, che è quello che paga, e quindi ha il sacrosanto diritto di sapere quanto paga e perché. E se il popolo, una volta bene informato, dovesse preferire il commissario agli amministratori che ha eletto: tutti a casa,  e il commissario prefettizio in municipio.

Pubblicato il: 23/03/2010

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