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Regionali. I socialisti orvietani sostengono Nazzareno Desideri

Nella coalizione di centrosinistra, candidata per la presidenza CATUISCIA MARINI. Presentazione di "Dieci idee per l'Umbria". Qui il "FOGLIO DEI RIFORMISTI

foto di copertina

I Socialisti d'Orvietani sosterranno il candidato dei socialisti Riformisti al Consiglio Regionale dell'Umbria l'ex assessore al Comune d'Orvieto Nazzareno Desideri  nella coalizione di centrosinistra  e alla candidata per la presidenza    MARINI CATIUSCIA

NAZZARENO DESIDERI

Nato a Poggio Bustone, provincia di Rieti, il 03/12/1950.
Residente ad Orvieto

- Funzionario presso il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, nelle Province di Terni e Perugia

- Già assessore per due mandati 1999-2009, presso il comune d'Orvieto, con delega urbanistica - ambiente - parchi - edilizia privata.

- Vice Presidente della Federcaccia Provincia  Terni

I socialisti   dell'Orvietano  s'impegnano con tutti i cittadini di questo territorio per un candidato che può rappresentare veramente un voto utile.



Il vero voto libero e utile

Pubblichiamo in questa pagina il documento elaborato tra ottobre 2008 e gennaio 2009 da un gruppo di compagni e amici coordinato da me per conto dell'Esecutivo regionale del Partito Socialista dell'Umbria in funzione delle elezioni amministrative dello scorso anno. Quando mi è stato chiesto di riproporlo come piattaforma programmatica dei socialisti per le prossime elezioni regionali e sono andato a rileggerlo, mi sono accorto che poche erano le modifiche da apportare. In realtà quella non era stata un'operazione di facciata, ma, al contrario, il tentativo di capire a fondo come bisognava ripensare l'Umbria, e con essa le sue città e i suoi territori. In altre parole, avevamo cercato di mettere a fuoco le questioni essenziali, le scelte più importanti e le modalità di lavoro più efficaci per una moderna azione riformatrice nella nostra regione. L'assunto era che l'Umbria può uscire dalla crisi più solida e sicura solo con forti dosi di innovazione e di modernizzazione e con uno sforzo collettivo eccezionale. Io credo che esso valga a maggior ragione oggi e vada dunque riaffermato con decisione. Ciò comporta non solo il superamento contestuale delle tendenze campanilistiche e di quelle neocentralistiche, ma anche il dispiegarsi di un forte dinamismo nei confronti delle regioni confinanti, cosicché siano le politiche territoriali, soprattutto nelle aree di confine, a fare la differenza. Di qui l'esigenza di avere, per un verso classi dirigenti locali capaci di ragionare in termini generali, e per l'altro una classe dirigente regionale capace di interpretare istanze territoriali in quanto espressione autentica di esse. Orvieto, segnatamente negli ultimi anni, si è tenuta fuori da queste logiche ed ha subito perciò una perdita di ruolo sia nella provincia che nella regione, che non può non preoccupare. Poiché la responsabilità non è del destino cinico e baro, la sinistra orvietana, come noi avevamo proposto, avrebbe dovuto mettere al primo punto del suo programma la riconquista di un significativo ruolo politico del territorio, sacrificando a questo obiettivo ogni ambizione personale e di partito. Non si è potuto o voluto fare, ma noi siamo comunque portatori di questa visione e di questa prospettiva, come il documento testimonia. Ci auguriamo dunque che intorno al nostro candidato Nazzareno Desideri si raccolga il più largo consenso, tale da permetterci di essere rappresentati in Umbria. Ce la possiamo fare. Il voto al Partito Socialista e la preferenza a Desideri, questa volta ancor più di altre volte, è il vero voto libero e utile.

di Franco Raimondo Barbabella


PARTITO SOCIALISTA DELL'UMBRIA - ESECUTIVO REGIONALE

 

Dieci idee per l'Umbria

Con il riformismo socialista l'Umbria cresce in Europa

Perché "Dieci idee per l'Umbria"

Dieci è un numero importante. Le idee sono il vero motore della storia. L'Umbria è l'ambito del nostro impegno politico. Dunque "Dieci idee per l'Umbria" è il nostro tentativo di indicare un quadro di riflessioni e di proposte che riteniamo importanti per governare la nostra regione in questa difficile fase storica. Siamo convinti che l'Umbria può affrontare con successo la crisi attuale e anzi può uscirne più organizzata, più competitiva, più moderna, più giusta, ma che, per ottenere questo risultato, ha bisogno di forti dosi di innovazione e modernizzazione e di uno sforzo collettivo eccezionale. Il riformismo socialista riafferma le ragioni e il significato della sua presenza in Umbria appunto con il timbro dell'innovazione e della modernizzazione e sollecitando quello sforzo comune che in altre stagioni le forze progressiste hanno saputo sollecitare. Dunque non guardiamo al passato ma proponiamo idee da spendere subito per costruire il futuro. Proponiamo una piattaforma programmatica concreta e aperta sulla base di un'ispirazione ideale solida. Parliamo di prospettive e di possibilità, non di conclusioni. Ci auguriamo che la sfida che lanciamo innanzitutto a noi stessi venga raccolta anche da tutti i nostri potenziali interlocutori. Ci auguriamo soprattutto che gli stimoli diventino anche piattaforme e proposte per politiche territoriali capaci di contribuire allo sviluppo dell'intera regione.

I. Una Regione "aperta": no al centralismo e al cantonismo, si al policentrismo federalista

Idee su regionalismo, federalismo e decentramento

L'Umbria si è caratterizzata nel tempo per un "policentrismo gestito dall'alto", che ha prodotto inevitabilmente, vuoi per processi istituzionali, vuoi per caratterizzazioni politiche, un vero e proprio localismo esasperato, una specie di "cantonismo". Il cantonismo è esattamente il contrario della regione aperta e dinamica di cui c'è bisogno nella fase attuale, segnata dall'incombente federalismo fiscale e dalla progressiva rarefazione delle risorse pubbliche. Perciò c'è bisogno a nostro avviso di passare rapidamente ad una riorganizzazione della regione fondata sull'idea di un "policentrismo federalista", che vuol dire almeno due cose: da una parte razionalizzazioni nei diversi settori e dall'altra politiche interregionali che valorizzino le zone di confine come "territori cerniera". Insomma lavorare su linee d'azione coordinate: da una parte riorganizzare per ottenere uno sviluppo più moderno e più stabile, e dall'altra promuovere forme di interregionalità che rappresentino un modo avanzato ed efficace di considerare i confini non un limite ma una possibile risorsa.

II. Superare chiusure e particolarismi. Uscire dal modello tradizionale e puntare su ricerca-innovazione

Idee per l'economia

La crisi attuale - ormai non vi sono dubbi - non è il classico rallentamento a cui seguirà in tempi brevi una ripresa. Ne usciremo in avanti solo se vi saranno azioni virtuose condotte unitariamente dal sistema istituzionale e dal sistema economico e se la politica saprà mobilitare tutte le risorse di cui disponiamo. Dobbiamo assumere questo atteggiamento anche in Umbria. Per questo diciamo che non c'è più tempo per i particolarismi, per le chiusure corporative, per i conservatorismi ed è suonata la sveglia per tutti. Allora: va fatta una scelta chiara in direzione della ricerca e dell'innovazione; bisogna investire in capitale umano qualificato e quindi in scuola, formazione, università; è necessaria una maggiore efficienza delle infrastrutture materiali ed amministrative. E bisogna passare decisamente ad una politica dei fattori: sistemi produttivi territoriali integrati, filiera turismo-ambiente-cultura-agricoltura, internazionalizzazione, ecc. Insomma, a nostro parere si deve fronteggiare contestualmente una doppia sfida: fronteggiare la crisi per non far arretrare la società regionale e insieme adottare provvedimenti di riforma che ci facciano uscire dalla crisi con una struttura produttiva e sociale più forte e competitiva.

III.

Infrastrutture moderne per una regione aperta, "cerniera d'Italia"

Idee per infrastrutture, energia, ambiente

L'Umbria, da sempre  terra di confine e di passaggio, al centro di vie di comunicazione essenziali per il Paese, può più che mai oggi fare di questa sua posizione un elemento di spinta per la crescita e lo sviluppo. Di qui la necessità di una rete infrastrutturale moderna che permetta all'Umbria di esercitare dinamicamente sia il suo ruolo di "regione cerniera" sia quello di regione autonoma che si organizza per gestire le sue risorse e i suoi servizi e utilizza le migliori soluzioni tecnologiche.  Perciò da una parte va accelerato il processo di modernizzazione della rete stradale e di quella ferroviaria, sia regionale che statale, va completata la rete delle autostrade informatiche per la digitalizzazione di tutti i territori, va potenziato l'aeroporto di S. Egidio; dall'altra vanno fatte scelte di fondo coerenti e coraggiose in direzione della sostenibilità energetica e ambientale e di quel ciclo completo dei rifiuti di cui anche l'Umbria a nostro avviso ha assoluto bisogno, con grande rispetto di tutte le opinioni ma anche rifiutando la logica del no pregiudiziale che porta solo alla paralisi.

IV. Adottare la logica moderna dei sistemi scolastici per mettersi al passo con l'Europa

Idee per la scuola e la formazione

Noi riteniamo che la cultura e l'intelligenza siano risorse primarie e che qui dunque non solo non bisogna tagliare, ma al contrario bisogna investire per vere politiche anticrisi e di sviluppo solido. Merito, valutazione, responsabilità, qualità, sono le parole di chi vuole guardare al futuro, in Umbria non meno che in Italia. La scuola dunque va cambiata e deve diventare davvero un centro propulsore dei saperi moderni, del lavoro creativo e della mobilità sociale. Ci sembra che almeno cinque siano le questioni generali ineludibili per cambiare il sistema scolastico italiano in senso europeo: il rilancio dell'autonomia delle istituzioni scolastiche; il passaggio dei poteri dallo stato alle regioni, compresi quelli sul personale; l'introduzione di criteri di carriera fondati sul merito; la valorizzazione dell'istruzione e della formazione professionale; la valutazione di sistema per un allineamento agli standard europei e internazionali. In modo stringente per l'Umbria proponiamo: la razionalizzazione della rete scolastica dell'intera regione per rispondere a criteri di qualità dell'offerta formativa e di raccordo con le prospettive di sviluppo territoriale; la conseguente riorganizzazione del sistema secondo poli territoriali; un piano straordinario di modernizzazione delle strutture, delle infrastrutture e dei servizi, anche in accordo con le regioni confinanti.

V. L'Università come soggetto propulsore della modernizzazione dell'Umbria

Idee per l'università

Anche per l'Università e la ricerca la priorità non può essere quanto si risparmia, ma come si fa buon uso delle risorse di cui si dispone. Il sistema va cambiato, eliminando sprechi e inefficienze, ma l'Università deve restare un riferimento essenziale nel processo di modernizzazione dell'Italia e dell'Umbria. Per questo a nostro parere sono essenziali: il rapporto inscindibile tra ricerca e didattica; l'autonomia reale e la responsabilità di gestione; la valutazione dei risultati secondo parametri di qualità; il supporto allo sviluppo dei territori e nel contempo l'internazionalizzazione. Noi riteniamo che il decentramento vada legato a precisi criteri, che non sono solo di bilancio: si può decentrare quando si creano le condizioni per decentrare anche risorse umane e strumentali. Inoltre non deve essere esclusa ma anzi addirittura ricercata la presenza di altre università italiane e straniere quando le loro attività siano coerenti con le ipotesi di sviluppo di un'area o di un settore. Infine, proprio nell'ottica della modernizzazione di sistema, ci sembrano importanti le seguenti questioni: l'incentivazione degli studi universitari per tutti; il premio ai meritevoli; la regolarità e la consistenza delle risorse per la ricerca; il vincolo di equilibrio di gestione per le nuove assunzioni; sistemi concorsuali trasparenti; la messa a verifica della validità o meno delle lauree triennali.

VI. Cultura: per l'Umbria Identità, Valore, Sviluppo

Idee per le politiche culturali

La cultura, sia come beni sia come attività, è stata e deve continuare ad essere elemento cardine per lo sviluppo dell'Umbria, non solo per ragioni valide in sé, ma anche per l'evidente legame con le politiche di accoglienza turistica, e per un equilibrato sviluppo dei territori, in una prospettiva continua di investimento in educazione permanente. Noi siamo addirittura per la definizione di un "modello umbro delle politiche culturali". Indichiamo dunque alcune caratteristiche di tale modello: sottolineare l'identità culturale delle città e dei territori, mettendo a sistema le eccellenze locali; mettere a punto un modello di gestione di musei e teatri utilizzando il criterio già sperimentato positivamente in altri Paesi della cultura come risorsa economica; organizzare sistemi museali territoriali sia per economie di scala che per forme di comunicazione integrata; censire, tutelare e valorizzare la ricchezza rappresentata dagli archivi locali, dalle biblioteche e più in generale dal patrimonio librario di pregio. Le politiche culturali sono una delle sfide più importanti del presente e del futuro prossimo, in particolare rispetto alla crescita dei giovani, che non devono essere solo visti come fruitori-spettatori ma veri attori delle politiche culturali. E' questa anche una delle vie principali per far crescere i territori, dentro quella filiera turismo-ambiente-cultura, che è uno dei perni della politica di sviluppo moderno dell'Umbria.

VII. Progettare lo sviluppo con i giovani: la "strategia delle connessioni"

Idee per le politiche giovanili

La situazione di fatto delle politiche giovanili oggi è questa: non esiste una legislazione statale organica in materia di "giovani", ma solo tanti interventi frammentati, e sono poche le regioni che, dopo la riforma del Titolo V°, hanno legiferato in materia in modo adeguato. L'Umbria può essere di esempio: può fare una legge organica e davvero innovativa. E questo noi innanzitutto proponiamo: le politiche giovanili come scelta strategica dello sviluppo moderno della regione, con il coinvolgimento strutturale di Province e Comuni da un lato e del sistema produttivo, sociale e culturale dall'altro. Appunto una "strategia delle connessioni" i cui pilastri ci sembra che siano: la concezione dei giovani come risorsa; il raccordo tra sistema scolastico, formazione e politiche culturali e del lavoro; il riconoscimento di alcuni diritti fondamentali come quello alla casa; l'idea di una partecipazione attiva e di un protagonismo giovanile nel modello di governance territoriale; l'avvicinamento dei giovani alle istituzioni e alla politica; l'informazione funzionale alla partecipazione consapevole. La svolta dunque consiste nel passaggio da azioni monotematiche ad azioni plurime e di conseguenza: non più interventi "low cost" per i giovani e non più politiche per i giovani; ma dei giovani, nel senso che essi stessi ne divengano protagonisti all'interno di un progetto di comunità aperto e creativo.

VIII. Riorganizzare strutture e strategie di prevenzione e di assistenza

Idee per l'esercizio del diritto alla salute

Nel sistema del welfare delle società democratiche il diritto alla salute ha natura fondante. Perciò la difesa del sistema pubblico di garanzia della salute è stata ed è una delle battaglie fondamentali, storiche e attuali, dei socialisti. Anche in questo settore, come per la scuola e l'università, va detto chiaramente che i risparmi sono possibili, però non con la logica dei tagli ma con quella della razionalizzazione, della modernizzazione e dell'efficienza. Servono dunque anche qui politiche di sistema, che, in base all'assunto che il servizio pubblico esiste per i cittadini, considerino prioritaria la prevenzione rispetto alla cura, strategica la connessione tra sviluppo economico e difesa ambientale, fondamentale la sicurezza degli ambienti di vita e di lavoro. Ma le questioni di fondo, strettamente interconnesse, sono la disponibilità delle risorse e la sostenibilità dell'assetto attuale del sistema sanitario umbro. Per la prima due sono le possibilità: da una parte continuare a lavorare sulle cure più appropriate e contrastare il fenomeno della "medicina difensiva"; dall'altra trasferire quote crescenti di risorse dal comparto ospedaliero ai servizi territoriali e di prevenzione. Per la seconda   alcune scelte ci sembrano coerenti con i ragionamenti fin qui svolti: riorganizzare il sistema regionale di assistenza ospedaliera e ridurre il numero delle ASL fino ad una sola ASL; perseguire l'obiettivo della massima de-ospedalizzazione; varare la legge e attuare il Piano Regionale per la non Autosufficienza; imprimere una vera svolta nella politica di prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro; promuovere l'educazione alla salute con iniziative non occasionali; imprimere una forte accelerazione ai processi che raccordino la ricerca alla qualità dell'organizzazione e delle prestazioni.

IX. Gli anziani possono ringiovanire il territorio

Idee per le politiche sociali, in particolare quelle dirette agli anziani

Il modello umbro di welfare è certamente uno degli aspetti migliori delle politiche regionali lontane e recenti. Nonostante le restrizioni finanziarie bisogna fare a nostro avviso il massimo sforzo per mantenere tale modello vivo e vitale. Per questo vanno affrontati alcuni problemi rilevanti: analisi delle peculiarità del contesto sociale e individuazione delle aree di fragilità; bisogni della famiglia e aiuti alla genitorialità consapevole e responsabile; azioni di supporto continuo sul tema del disagio; sempre più convincente e reale integrazione delle politiche sociali e sanitarie. Particolarissima attenzione va riservata agli anziani, oltre il 23% della popolazione umbra, visti però non solo come vera emergenza ma anche come risorsa per la società. Da una parte dunque è urgente attuare il piano per la non-autosufficienza di cui abbiamo già detto e tutte le necessarie azioni di assistenza, dall'altra riteniamo necessario un cambiamento di fondo, di natura culturale: gli anziani possono essere protagonisti di una nuova politica per gli anziani stessi. Di qui la proposta di una legge per imprese di anziani sull'esempio dell'analoga legge sull'imprenditoria giovanile. I campi d'azione dovrebbero essere quelli più coerenti con le esigenze degli anziani stessi e i redditi dovrebbero in parte integrare le pensioni sempre più esposte alla perdita di potere d'acquisto, in parte invece alimentare un fondo sociale sia per interventi a favore di anziani in condizioni di particolare disagio e/o disabilità sia per il sostegno delle famiglie indigenti alle prese con le malattie tipiche dell'età avanzata. Siamo convinti che laddove questo sarà fatto lì si respirerà aria più fresca e i territori trarranno beneficio anche da questa nuova forma di gioventù.

X. Costruire un modello integrato della sicurezza urbana

Idee per la sicurezza e la solidarietà

La sicurezza, oltre ad essere un diritto primario delle persone, è anche uno dei presupposti dello sviluppo sociale ed economico e uno degli indicatori fondamentali della percezione della qualità della vita. Sappiamo che le politiche della sicurezza sono questioni complesse e siamo convinti che esse sono efficaci solo nel quadro del pieno esercizio delle libertà riconosciute dal nostro ordinamento giuridico. I reati che destano allarme sociale non risparmiano le zone tradizionalmente tranquille dell'Umbria e la sensazione di insicurezza è perciò diffusa anche nelle nostre città. La nostra proposta è di costruire "un modello integrato della sicurezza urbana". Si tratta di coniugare prevenzione, mediazione dei conflitti, ed educazione alla convivenza con il principio di legalità, il controllo e la repressione dei reati, secondo lo schema: prevenzione-deterrenza-repressione. Insomma le azioni di prevenzione e di contrasto della criminalità sono necessarie, ma non bastano. Ci vogliono operazioni che vadano in profondità e producano effetti di lungo periodo: interventi di riqualificazione del tessuto urbano, di recupero del degrado ambientale, di contrasto del disagio sociale, di promozione della cultura della legalità, dei valori e delle regole della convivenza civile. E ci vuole l'azione congiunta e sinergica di più livelli di governo, appunto un sistema integrato di azioni capaci di far interagire le politiche dei governi locali finalizzate alla qualità della vita e all'ordinata convivenza civile con le politiche statali di contrasto alla criminalità e di garanzia della sicurezza pubblica.


Pubblicità elettorale. Committent eresponsabile Enzo Fringuello
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Pubblicato il: 08/03/2010

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