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Forum sul turismo. Un'opportunità per ragionare seriamente

Visti dalla parte dei visitatori della città. Il passaparola è il metoto più affermato per decidere di visitare Orvieto. Ma ci sono carenze che vanno sanate. Pochi visitatori si fermano a dormire e gli alberghi languono...

foto di copertina
ORVIETO - Straniero, prevalentemente inglese o americano, ammaliato dalla Rupe grazie al passaparola, ma preferisce alloggiare altrove. È l'identikit del turista che arriva ad Orvieto secondo i dati resi noti ieri dalle operatici dello Iat di piazza Cahen. La fotografia è stata scattata tramite il confronto tra i dati degli utenti del servizio tra aprile ed ottobre 2009 e quelli emersi negli 829 questionari in cinque lingue, compilati dai turisti nel periodo 12 agosto - 30 settembre 2009. Ai turisti che quest'anno ad Orvieto hanno fatto registrare un -8% negli arrivi e -10% nelle presenze, è stata chiesta la provenienza, il luogo di soggiorno e il motivo per cui hanno scelto Orvieto. Risultato: su 35mila utenti dello Iat di piazza Cahen oltre 19mila sono stati stranieri (15396 gli italiani), di questi il 41% è anglofono. La seconda nazione che visita di più la città del Duomo è l'Olanda (19%), seguita dalla Germania (13%). Iniziano però ad arrivare anche israeliani, cechi, scandinavi e finlandesi, finora poco "censiti". Per restare al turismo nazionale, la parte del leone la fa il Lazio, seguito dalla Lombardia e da Emilia Romagna e Toscana. Per la maggior parte di loro la scelta è ricaduta su Orvieto perché qualcuno gliene ha parlato bene (12%), solo il 6% nomina il Duomo come motivo determinante della visita e solo il 3% il vino. Altri motivi di interesse: la cultura (4%), la fama (7%), la vista dall'autostrada. Per il 4% Orvieto è una tappa obbligata in un tour più ampio. Ma il dato più sconcertante è che ben il 35% di quanti hanno risposto al questionario ha scelto Perugia o la sua provincia per alloggiare e non Orvieto o il suo comprensorio dove si ferma il 23% del campione preso in esame. Il dato è confortato dai numeri forniti dal Presidente Gruppo albergatori di Confindustria Terni, Piero Caponeri che parlano di una flessione in negativo del 16% dell'occupazione alberghiera per la Rupe. Segue Roma (12%), Viterbo (9%) e in modo particolare Bolsena, Siena (8%), Arezzo e Firenze (3%), Grosseto (25) e in modo particolare Saturnia, Pitigliano, Sorano, luoghi per i quali è anche particolarmente forte la richiesta di informazioni. Di cosa si lamentano i turisti? Soprattutto della sporcizia dei bagni pubblici dell'Albornoz che chiudono anche troppo presto (16,30), dell'assenza di macchinette cambia monete per i parcheggi e dei negozi che osservano la pausa pranzo rendendo difficile lo shopping. Le doglianze del turista sono tanto più importanti - come hanno sottolineato le operatrici dello Iat - se si considera il primo motivo per cui i turisti vengono ad Orvieto, ovvero come detto il passaparola. Indicazioni importanti sono arrivate anche dall'amministratore unico dell'Apt, Stefano Cimicchi che, nel suo intervento, ha illustrato la nuova filosofia regionale sul turismo: la logica del contributo è andata in soffitta, sostituita da quella della partnership. Da parte di tutti, più o meno indistintamente, è emersa la consapevolezza di dover superare gli individualismi del passato, ma anche del presente per fare sistema, poiché Orvieto non è più in grado, e da molto tempo ormai, di vivere di rendita. Soltanto a tarda sera l'intervento dell'esperto di Marketing Vittorio Ravà che sta collaborando con l'assessore Marco Sciarra - promotore del forum - ad un progetto di rilancio del turismo.

Pubblicato il: 02/03/2010

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