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Il documento approvato dal Consiglio comunale sulla mozione di Franco Raimondo Barbabella

Approfondimento

Nella seduta dell'8 ottobre , dopo ampio dibattito, il Consiglio Comunale di Orvieto, ha approvato - all'unanimità - la mozione proposta dal Gruppo Consiliare SDI del Comune di Orvieto, Franco Raimondo Barbabella.

Nel documento il Consiglio Comunale di Orvieto chiede:
1. al Presidente della Giunta Regionale:
a) di operare perché con urgenza e determinazione venga dato il via alla realizzazione dei Distretti Sanitari a partire da quello di Orvieto, quale prefigurazione di un nuovo assetto complessivo della sanità regionale;
b) di dare impulso ad una riorganizzazione complessiva del S.S.R. anche in armonia con il riordino del sistema istituzionale, secondo un modello semplificato che lo stesso Piano sanitario Regionale prefigura, ciò che fra l'altro eliminerebbe assurdità quali il trasferimento di risorse per spese di ricovero da ASL ad Azienda Ospedaliera nello stesso territorio e consentirebbe di impiegare meglio le risorse disponibili per potenziare e qualificare i servizi;
2. al Direttore della ASL n. 4 che, nel frattempo, provveda a risolvere con urgenza tutti i problemi di gestione dell'Ospedale di Orvieto, in primo luogo con l'assunzione del personale necessario, anche quale palese garanzia che non si intende procedere in alcun modo ad una limitazione dei servizi in vista di un declassamento del suo ruolo, nonché con il completamento delle strutture di emergenza e di riabilitazione;
3. chiede, inoltre, che venga riequilibrato il rapporto fra ASL e Azienda Ospedaliera di Terni, nel senso di un potenziamento e di una qualificazione dei servizi della ASL;
4. chiede di promuovere la costituzione di appropriate forme di partecipazione locale alla promozione e alla tutela della salute (Cap. 6, punto 6.1 del PSR, lettere b, c, d), in particolare mediante un Consiglio della Salute che veda la presenza dei Consigli Comunali, degli operatori sanitari e delle organizzazioni sociali.

Il documento approvato dal Consiglio Comunale si basa sulle seguenti premesse:
Fin dal 1999 (legge 229/'99) la legislazione nazionale in materia di sanità ha stabilito una forte correlazione tra territorio e salute in quanto:
· si riconosce e si sancisce che il bisogno di salute dei cittadini è unitario e si forma nel territorio;
· viene affidata ai Comuni, in quanto espressione democratica delle comunità locali, la rappresentanza della domanda collettiva di salute;
· si individua nel Distretto Sanitario lo strumento operativo della risposta alla domanda di salute, che deve essere insieme unitaria, dimensionata sulle necessità, flessibile ed efficiente;
· si definisce, infatti, il Distretto "un ambito territoriale definito, normalmente ampio, nel quale la comunità, rappresentata dai Comuni interessati, esprime, raccoglie ed elabora la domanda di salute dei propri cittadini e ne garantisce la presa in carico, promuove le azioni di prevenzione e organizza la risposta con risorse definite e assegnate, con una propria rete integrata dei servizi socio sanitari, coordinata con le prestazioni fornite dall'ospedale e dai dipartimenti di prevenzione e di salute mentale", indicando così in esso il perno del un nuovo edificio sanitario che spetta alle Regioni realizzare;
· si prefigura in tal modo un'integrazione dei servizi (di prevenzione, di cura e territoriali) che è di per sé garanzia di maggiore tempestività, di più elevata efficienza ed efficacia e di uso ottimale delle risorse, sia umane che strutturali, strumentali e finanziarie.
Inoltre, la legge finanziaria 2001 all'art. 86 aveva stabilito la possibilità per le Regioni di individuare i distretti ai quali assegnare, in via sperimentale, una dotazione finanziaria autonoma e che a seguito di ciò il DAP (Documento Annuale di Programmazione) approvato dalla Regione Umbria con atto consiliare n. 74 del 6 febbraio 2001 aveva previsto "la riorganizzazione del sistema sanitario attraverso il potenziamento dei servizi territoriali (risorse umane, finanziarie e strumentali) e l'attuazione dei distretti sanitari sperimentali".
Attualmente:
· da una parte il nuovo Piano Sanitario Regionale 2003-2005, approvato con deliberazione del Consiglio regionale dell'Umbria n. 314 del 23 luglio 2003 non solo ribadisce e rafforza la linea strategica del governo locale del sistema sanitario fondata sull'organizzazione dei Distretti Sanitari Territoriali, ma stabilisce che, con apposito Atto aziendale, il Direttore Generale della ASL individua il Distretto e ad esso conferisce piena autonomia finanziaria e gestionale in attuazione della legge 3/'98.
Introduce, altresì, una serie di concetti e di previsioni operative fortemente innovativi, quali:
a) il passaggio da un sistema di "governo aziendale" (criteri prevalenti: far quadrare i conti, risparmio, ecc.) ad uno fondato sui principi del "governo clinico" (OMS 1993; criteri prevalenti: centralità dei bisogni del cittadino; approccio multidisciplinare e multiprofessionale; responsabilizzazione e partecipazione di cittadini e di operatori);
b) l'adozione di misure appropriate di promozione e di educazione alla salute;
c) l'attivazione di un modello assistenziale apposito per le malattie cronico-degenerative;
d) lo sviluppo dell'offerta assistenziale integrata per anziani, salute mentale, dipendenze, disabili e minori;
e) l'ammodernamento e il completamento della rete ospedaliera;
f) l'innovazione tecnologica ed organizzativa;
g) un livello più elevato di partecipazione delle realtà locali mediante appositi strumenti;
h) il coordinameno delle azioni e lo sviluppo di attività consorziate fra ASL e Aziende Ospedaliere;
· dall'altra, però, tutto ciò rischia di rimanere sulla carta "se dovessero permanere le logiche centralistiche - si afferma nelle premesse al documento - che abbiamo dovuto con amarezza costatare in occasione delle recenti nomine delle ASL e se non dovesse manifestarsi, per converso, una chiara volontà di effettivo rinnovamento della politica sanitaria regionale che garantisca, in un quadro unitario e coordinato, a tutti i territori un ruolo paritario fondato sulla partecipazione reale e sull'autonomia di gestione".

Il documento approvato dal Consiglio Comunale, prende poi in considerazione altri fatti, altrettanto significativi:
· la riorganizzazione del sistema sanitario umbro decisa con L.R. 3/'98 (soppressione della USL di Orvieto e riduzione a 4 ASL + 2 Aziende ospedaliere) non ha né prodotto effetti benefici sul sistema generale né spinto ad un potenziamento significativo e ad una qualificazione sufficiente dei servizi dei territori esaltandone ruolo e specificità;
· l'apertura del nuovo ospedale, pur essendo di grande significato, non è stata accompagnata da una coerente politica di sviluppo quantitativo e qualitativo delle strutture e dell'organizzazione, con la conseguenza di una visibile sofferenza sia degli operatori che dei cittadini, spesso per mancanza del personale necessario, talché si ha oggi l'impressione più di una linea tendente ad una riduzione e ad un declassamento delle funzioni piuttosto che, come sarebbe invece necessario, al loro sviluppo;
· l'impegno a procedere entro un anno dall'approvazione della L.R. 3/'98 (art. 35) alla verifica degli effetti della riorganizzazione del sistema sanitario regionale non è stato rispettato, cosicché tutte le condizioni negative generate da quelle decisioni rischiano di incancrenirsi in processi di avvitamento verso il basso;
· ad oggi stenta, perciò, a prendere corpo una nuova impostazione dell'intero sistema che, come lo stesso Piano Sanitario Regionale riconosce, appare invece matura e indilazionabile.
La conclusione è che nel territorio Orvietano si potrebbe procedere con notevole celerità all'attuazione del Distretto Sanitario non solo per le sue caratteristiche di omogeneità geomorfologica, demografica, economica e sociale, ma soprattutto per l'esperienza in atto di diffusione a rete dei maggiori servizi. Inoltre, l'inizio effettivo di un vero processo di riforma, che potrebbe partire proprio da Orvieto, potrebbe dare impulso a quel necessario nuovo assetto del sistema sanitario regionale, necessario perché potrebbe produrre da una parte razionalità gestionale e risparmio e, dall'altra e soprattutto, rapidità di risposta, garanzia e vicinanza ai bisogni del cittadino.

Pubblicato il: 09/10/2003

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