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Dal 'Patto civico' ai fatti. Un dibattito a tutto campo per la rinascita democratica di Orvieto

di Pier Luigi Leoni Risanamento finanziario, armonizzazione di centro storico e sobborghi, ripoèpolamento del centro storico, destinazione del Casermone, espansione edilizia sono gli argomenti da porre sul tavolo dove si disegna il presente ed il futuro della città. E Altro. Fino al Forum che la rubrica " A Destra e a Manca" di orvietosi.it organizzarà tra una quindicina di giorni...

foto di copertina

Caro Direttore,

ho già scritto sul tuo giornale che, "patto o non patto, la situazione è drammatica. Chi ha idee le tiri fuori, senza la pretesa di essere un genio e senza la suscettibilità del genio  incompreso. La politica è un po' come il tiro al piccione. Si  aspetta il lancio e poi si spara. Ma c'è sempre qualche piccione che non viene colpito e vola verso l'alto".

Approfitto della tua amicizia e della pazienza dei Lettori per lanciare alcuni "piccioni" tratti da un pagina del mio diario, scritta prima della proposta di un patto per la città da parte del sindaco Concina.

So di esporre le mie idee alle "fucilate" dei soliti anonimisti, che non si sono ancora rassegnati al fatto che non mi curo di loro. Ma ciò che mi preme è invitare tutti coloro che hanno idee (anche se, come potrebbe essere il mio caso, s'illudano di averle) a uscire allo scoperto.

È necessario un dibattito a tutto campo. Ci vuole una iniezione di democrazia diretta perché quella indiretta non vada in blocco. 

PREAMBOLO

Le città, come le persone, sono soggette a momenti di crisi, di disorientamento, di perdita della fiducia in se stesse. La crisi può essere determinata da una guerra, da un terremoto, da una pestilenza o da un'altra catastrofe. Più spesso è determinata da un fenomeno analogo a una malattia.

La malattia di Orvieto assomiglia a uno stato depressivo determinato dalla constatazione che il consueto tenore di vita non è più sostenibile. Il Comune è pieno di debiti e non riesce a quadrare i conti. I debiti del Comune sono debiti di tutti e tutti dovremo pagarli. Non sono previste eredità o donazioni.

L'eventuale aiuto dello Stato è subordinato alla dichiarazione di dissesto finanziario (ossia di fallimento) da parte del consiglio comunale o, in caso di scioglimento del consiglio, da parte del commissario prefettizio.

La dichiarazione di dissesto comporta conseguente umilianti e laceranti: aumento ulteriore dei tributi e delle tariffe dei servizi pubblici, taglio di servizi anche ai soggetti deboli (anziani, bambini, disabili), messa in disponibilità (prelicenziamento) di una parte dei dipendenti comunali, blocco delle opere pubbliche, la vendita di quel che resta del patrimonio comunale. La terapia del dissesto equivale al coma farmacologico.

Solo uno scatto d'orgoglio della città, della grande maggioranza dei suoi corpi sociali e dei suoi rappresentanti politici, può evitare il dissesto. Tenendo conto che uno scatto d'orgoglio comporta rischi, sacrifici, disciplina e assunzione di gravi responsabilità . Ma gli Orvietani sono saggi, equilibrati, civili, miti, laboriosi e orgogliosi. Hanno le qualità umane  per guarire la città.

Non si esce dalla malattia senza una terapia appropriata, ma la volontà di guarire deve essere forte in tutti i partiti, in tutte le aziende, in tutte le famiglie, in tutti gli Orvietani.

Il sindaco e la giunta comunale hanno il compito di approntare la terapia e di cercare su di essa il consenso, con disponibilità a discuterla, a precisarla, a migliorarla, ricordandosi che, in tale ruolo, e data la situazione, essi non sono rappresentanti di una fazione. Perciò occorre rispetto nei confronti di tutti.  Ogni partito politico ha militanti, simpatizzanti e semplici elettori in buona fede, che hanno una dignità assolutamente rispettabile. La polemica politica è inevitabile e, entro certi limiti, salutare, ma non deve essere distruttiva e mortificante. Non bisogna esacerbare gli animi, ma cercare ciò che unisce e non ciò che divide.

Peraltro, una lettura non faziosa della storia orvietana rivela che i momenti più positivi della vicenda cittadina del dopoguerra furono determinati dalla collaborazione più o meno esplicita di tutte le forze politiche. Per l'autostrada del Sole fu scelto il cosiddetto tracciato delle valli anche perché un  aretino, illustre uomo politico democristiano, fu molto sollecitato e incoraggiato dalla forte rappresentanza orvietana della sua corrente. Comunisti e cattolici aretini e orvietani prevalsero su comunisti e massoni di Perugia. Il Progetto Orvieto, largamente condiviso, aprì la strada  a una pioggia di miliardi. La legge speciale per la rupe scaturì dalla sinergia di parlamentari democristiani e comunisti. Si tratta di eventi storici che hanno dato ricchezza a Orvieto, anche se le hanno provocato anche qualche vizio.

Aspetti fondamentali della terapia.

RISANAMENTO FINANZIARIO

Il pareggio tra entrate e spese ordinarie deve essere ottenuto con un bilancio coraggioso (e magari audace) ma innovativo e realistico, tutelando in primo luogo i servizi ai più deboli. Il livello professionale dell'assessore al bilancio garantisce la correttezza dell'analisi e consente la valutazione del rischio delle scelte politico-finanziarie.

Lo schema del bilancio deve essere composto dal bilancio di previsione dell'anno 2010, dal bilancio del triennio 2010-2012 e dalla cosiddetta relazione previsionale e programmatica, che spiega come sono stati determinati gli stanziamenti dell'entrata e  dell'uscita e illustra i servizi che, grazie alle somme stanziate, saranno prestati, nonché gli investimenti in opere pubbliche e in altri beni che saranno effettuati.

Uno schema di bilancio ben fatto costituisce una base chiara per il confronto, per l'affinamento  e per la modificazione degli stanziamenti,  poiché è ricco di dati e di proponimenti. Esso rappresenta le strategie sia di gestione che di sviluppo. In esso si riverberano i criteri ispiratori della lotta della città per uscire dalla crisi.

ARMONIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO E DEI SOBBORGHI

Al declino del centro storico (rappresentato dall'emorragia continua della popolazione, dall'abbandono delle abitazioni, dal trasferimento di negozi, studi professionali e uffici pubblici) fanno riscontro sobborghi non abbastanza vicini da integrarsi col centro, ma non tanto lontani da organizzarsi come comunità autonome. Ciò è dovuto alla morfologia della rupe, che non ha consentito l'estensione della città a macchia d'olio e pertanto, invece del diffuso schema "centro storico-periferia-sobborghi-case sparse" si è realizzato lo schema "centro storico-sobborghi-case sparse" che è meno funzionale agli scambi e alla mobilità. Così uffici pubblici, scuole, studi professionali, laboratori artigianali ed esercizi commerciali non si sono distribuiti tra centro storico e periferia, ma si sono allocati nei sobborghi, creando problemi di mobilità sia per il trasporto pubblico che per quello privato. Il fenomeno è stato aggravato dal fatto che le aree del centro storico disponibili per l'edificazione durante l'espansione economica del dopoguerra, sono state dissipate con una edilizia scadente e a bassa densità abitativa. Mentre i risparmi delle famiglie sono stati attirati nei sobborghi con l'offerta abbondante di case dotate di servizi moderni, ma realizzate lesinando sulle opere di urbanizzazione. La conseguenza è un centro storico gravemente spopolato e sobborghi degradati o a rischio di degrado.

La soluzione non può essere che una riqualificazione dei sobborghi con interventi mirati sulle zone degradate o a rischio di degrado e col loro collegamento rapido con mezzi pubblici al centro storico. L'uso delle auto private, costoso e inquinante, deve essere scoraggiato da mezzi pubblici veloci per l'utenza normale e da mezzi pubblici a richiesta per anziani, disabili, poveri e soggetti non automuniti. Ad esempio una navetta per il collegamento rapido Sferracavallo-Piazza della Repubblica, dedicandole in via quasi esclusiva il tragitto più breve, alimenterebbe un flusso continuo nei due sensi trasformando il sobborgo in un quartiere urbano, con arricchimento sia di Sferracavallo che del centro storico.

Il problema della sosta delle auto può essere disciplinato e risolto, con grande sollievo delle finanze comunali, mettendo a disposizione dei residenti e di chi si reca quotidianamente nel centro storico per lavoro, posti a pagamento all'aperto, non lontano dalle abitazioni e dai luoghi di lavoro, a integrazione dei garage e dei posti macchina pubblici e privati. Nel centro storico non dovrebbero esistere posti auto gratuiti, su suolo pubblico, né per chi vi risiede, né per chi vi lavora, né per i visitatori. Ad esempio, il comune di Firenze mette a disposizione parcheggi  pertinenziali, per residenti e/lavoratori in zona, con abbonamenti mensili di € 90 il mese per le auto e di € 40 per le moto. A Orvieto si potrebbero applicare tariffe inferiori. E, chi non volesse o non potesse sostenere la spesa, avrebbe a disposizione parcheggi liberi a Sferracavallo e allo Scalo.

Eliminato lo scempio del parcheggio selvaggio, sarebbe più facile realizzare un sistema di parcheggi a pagamento o a disco orario per i visitatori e per l'accesso a negozi, banche e altri servizi.

Il controllo rigoroso della sosta con uno o più vigili di quartiere in movimento su veicoli adeguati assicurerebbe ordine e giuste entrate per il Comune.

RIPOPOLAMENTO DEL CENTRO STORICO

Il ripopolamento del centro storico deve essere promosso anche con incentivi economici all'acquisto, alla ristrutturazione, a scopo di residenza o di commercio o di esercizio delle professioni, di immobili nel centro storico. Gli incentivi, consistenti nell'assunzione a carico del Comune di una quota degli interessi sui mutui, previa convenzione con le banche, dovrebbero essere destinati solo a coloro che s'impegnano a trasferisce la residenza nel centro storico dal territorio di un altro Comune. Così i sobborghi non verrebbero depauperati e la spesa per gli incentivi sarebbe almeno in parte compensata dalla quota dell'imposta sul reddito dei nuovi residenti, che lo Stato gira per legge al Comune. Si tratta di metodi sperimentati altrove con successo ed esistono i meccanismi per garantire il rispetto degli impegni da parte dei nuovi residenti.

Il Comune dovrebbe inoltre mettere a disposizione di coloro che hanno case da vendere o da affittare in tutto il territorio comunale il proprio sito internet, con facoltà per i proprietari di inserire i dati che liberamente ritengano opportuni.

Il Comune dovrebbe anche pubblicare sul proprio sito istituzionale i dati aggiornati delle condizioni praticate dalla banche per la concessione dei mutui immobiliari, ma anche degli altri tipi dei mutui, nonché i prezziari dei servizi prestati dalle banche.

DESTINAZIONE DEL CASERMONE APPROPRIATA AL CENTRO STORICO

Il centro storico di Orvieto, come tutti i centri storici, è nato per il godimento della vita comunitaria e per il mercato. La prestazione di servizi (commerciali, finanziari, scolastici, professionali, ricettivi ecc.) ai propri abitanti e a un'area il più vasta possibile risponde alla genesi, alla struttura e alla vocazione del centro storico. Inoltre il centro storico di Orvieto è ricco dal punto vista monumentale, è ben collegato e ancora meglio collegabile con l'esterno, è particolarmente ricco di piazze e, da qualche anno, è ritornato al Comune quel notevolissimo complesso battezzato dal popolo come Casermone. Opportune scelte amministrative devono integrare il Casermone nel "mercato naturale" costituito dal centro storico per dare a Orvieto una occasione storica di sviluppo economico secondo la sua illustre tradizione. In Italia e nelle altre nazioni sviluppate si costruiscono immensi centri commerciali fuori delle città, perché le città non riescono a riunire e ospitare l'enorme offerta di servizi commerciali e di altro genere che il cliente moderno, dotato di mezzi economici e di automobile, pretende. Tutti i grandi centri commerciali sono costretti a scimmiottare la struttura di un centro cittadino, per illudere la clientela di trovarsi in un posto gradevolmente familiare. Mancano solo le chiese. Ebbene, Orvieto è un grande centro commerciale "vero a e autentico". E vi sono pure le chiese.

PATTO CON ROMA

Orvieto, data l'evoluzione dei trasporti, si viene a trovare nel sistema "metropolitano" di Roma. Non nel sistema "urbano". Non può diventare un quartiere di Roma. Ma la coltivazione di rapporti cordiali Roma è necessaria per uno scambio di servizi che può essere vivificante per Orvieto soprattutto dal punto di vista culturale e dell'economia legata allo sviluppo delle grandi iniziative culturali, nonché per lo sviluppo del turismo congressuale. Il comitato paritario avrà anche l'incarico di valutare se e come promuovere presso la popolazione romana l'interesse per la residenza a Orvieto, dentro e fuori del centro storico.

ESPANSIONE EDILIZIA

Nei prossimi decenni, Orvieto non corre il pericolo di diventare una grande città né di perdere migliaia di abitanti. Corre il pericolo di languire. Un incremento moderato della popolazione è auspicabile e da favorire perché indispensabile per un ragionevole e possibile sviluppo, ma l'alto indice di non utilizzazione delle abitazioni, che affligge non il solo centro storico, impone una grande prudenza nel consentire nuove lottizzazioni. Perciò la politica del ripopolamento del centro storico e della riqualificazione dei sobborghi deve non solo essere approvata e avviata, ma anche attentante monitorata.

AMBIENTE, CULTURA, COMMERCIO, RAPPORTI NELL'UMBRIA E CON LA TUSCIA alla prossima occasione.

Pubblicato il: 26/01/2010

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