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L'Umbria ha un nuovo Piano sociale

Aumentano le risorse del 60%. A favore del documento di programmazione triennale, hanno votato 15 consiglieri della maggioranza. Si è astenuto Enrico Melasecche (Udc). La presentazione del Piano

Approvato il piano sociale regionale con l'Umbria che "per la prima volta in Italia introduce e sperimenta i Liveas, livelli essenziali di assistenza sociale e che negli ultimi tre anni ha aumentato le sue risorse del 104 per cento, per sopperire al taglio del 60 per cento di quelle erogate dal fondo nazionale".
A favore del documento di programmazione triennale, hanno votato 15 consiglieri della maggioranza. Si è astenuto Enrico Melasecche (Udc).
Hanno votato contro cinque consiglieri del Pdl criticando il piano, "per l'eccessiva burocratizzazione delle procedure"; perché (ha detto Lignani Marchesani), "è ideologico al punto da assomigliare ad un trattato di sociologia".
Se per Enzo Ronca, relatore di maggioranza "L'Umbria investe sul sociale con una scelta politica simile a quelle dei governi americani ed inglesi, in occasione delle crisi economiche del '29 e del '42" , per Enrico Sebastiani (Fi-Pdl) e primo relatore di minoranza quello proposta dalla Giunta è "un documento vecchio, descrittivo e senza anima, condivisibile nei fini, ma eccessivamente burocratico". Più articolato il terzo relatore Enrico  Melasecche (Udc) che ha apprezza le scelte in tema di famiglia, sussidiarietà ed universalità, ma anche lui evidenzia "procedure eccessive e burocratiche".
Illustrando l'atto in Aula ENZO RONCA, (Pd), relatore di maggioranza e presidente della terza Commissione consiliare ha detto: "La stesura finale di questo Piano sociale è stata preceduta da un lavoro di confronto, di ascolto, di mediazione e di coinvolgimento, iniziato dalla Giunta regionale nel 2007 e che si è potuto avvalere anche di elementi di conoscenza e competenza acquisiti in anni di sperimentazione sul campo,
fatta dagli operatori e dai vari soggetti istituzionali e sociali. In ragione di ciò l'utilizzo del Forum è diventato per legge strumento di implementazione e di verifica delle scelte.
Punti essenziali sono: investire nella risorsa umana; sviluppare il sistema della programmazionepartecipata; consolidare l'assetto istituzionale della programmazione sociale del territorio; potenziare la politiche per le famiglie. Elemento fondamentale  è il carattere universalistico rivolto a tutti i cittadini, e come tale presupposto per fare delle politiche sociali un fattore di sviluppo umano e di coesione sociale, anche economico, perché universalismo non vuol dire gratuità, ma interventi selettivi, con prestazioni garantite a carico del pubblico e con il ricorso a forme di compartecipazione. In questo senso è particolarmente importante la scelta di introdurre i Liveas e di determinare un livello minimo - quello Isee - identificato con la soglia nazionale di povertà, al di sotto della quale non potrà esserci alcuna contribuzione ai costi.
Il Piano guarda essenzialmente ai soggetti singoli, le persone, ed alle famiglie; in particolare quelle hanno al loro interno bambini e adolescenti, disabili o anziani non autosufficienti. Alcuni interventi  sono mirati alle famiglie che vivono particolari momenti contingenti, per effetto della crisi economica che crea disoccupazione o improvvisa mancanza di reddito. Con la legge approvata fine dicembre e con questo Piano, la regione Umbria fa una scelta politica simile a quelle attuate dai governi americani ed inglesi per uscire dalle crisi storiche del '29 e del '42: investire risorse pubbliche per le classi meno abbienti per far fronte ai quattro grandi rischi della società moderna: povertà, malattia, vecchiaia e famiglie numerose,  e lo fa attivando un importante processo di economia sociale. Lo dimostrano i numeri riportati nella tabella finale del Piano che danno il senso di come la Regione da tempo investe in questo settore. I fondi regionali hanno infatti superato di gran lunga quelli statali e, scusatemi se insisto, si vede la differenza di scopo con il governo nazionale che, in tempi di crisi, ha preferito investire nelle  banche comprimendo tutti gli ambiti della spesa sociale.

Pubblicato il: 26/01/2010

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