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Una 'lobby virtuosa' per l'Università ad Orvieto

Orvieto, città degli Studi. È questa l'ambizione che ha indotto l'associazione culturale 'Orvieto Città d'Europa' a proporre l'istituzione di un Comitato promotore per l'Università ad Orvieto. Già numerose le adesioni

Cultura

di Stefano Corradino

L'insediamento di facoltà universitarie sulla Rupe è un sogno antico. L'indubbia vocazione turistica e culturale della città ne fanno un luogo naturale per facoltà e centri studi come Beni culturali, Architettura, Etruscologia o indirizzi attinenti con la valorizzazione del patrimonio artistico; o anche per facoltà che si collegano con le attività sviluppatesi ad Orvieto e che necessitano di personale qualificato (Itelco, Kelyan, Infoguard)
Qualche passo, in questa direzione è stato fatto in questi ultimi dieci anni ma siamo ben lontani dalla prospettiva di Orvieto come città universitaria.  Il Centro Studi città di Orvieto ha fatto sì che questa aspirazione si potesse tradurre in qualche cosa di concreto: corsi e master sono attivi e se ne ipotizzano di nuovi. Gli studenti sono in aumento.

Ma il sogno di uno o più corsi di laurea, breve, intera, triennale o quinquennale che sia, è così remoto e impossibile da realizzare? Un indirizzo che permetta agli studenti fuoriusciti dal liceo di poter accedere all'Università da Orvieto senza il bisogno di spostarsi a Perugia, Roma, Viterbo, Siena è davvero impraticabile?

Le osservazioni di Mario Morcellini, direttore del Dipartimento di Scienze della Comunicazione all'Università "La Sapienza" di Roma e orvietano di adozione (sta curando tra l'altro un libro sulla storia di Ficulle) ci confortano: "In questo decennio - sostiene Morcellini - si poteva fare molto di più. Le cose succedono per la volontà e la capacità degli uomini e non per la Divina Provvidenza... Tuttavia i corsi che sono stati attivati hanno tracciato una strada importante". "Adesso - sottolinea il docente universitario - si tratta di rimboccarsi le maniche, stabilire sinergie, creare una 'lobby virtuosa' che si colleghi con i soggetti economici e produttivi (il noto manager orvietano Giovanni Stella, ha manifestato subito il suo appoggio all'iniziativa, ndr)".
Non un 'cenacolo ristretto' ma un Comitato che si colleghi alle realtà culturali e associative di Orvieto che oltre a ragionare sull'università diventi rete e propulsore per la promozione di ulteriori attività culturali nella città.
"Per far questo - ha raccomandato Morcellini - bisogna muoversi subito. Raccogliere adesioni, collegarsi con le Università più vicine (Roma e Perugia), capire, con una ricerca scrupolosa e soprattutto con l'aiuto degli istituti superiori, quale sia la domanda di formazione, quali le propensioni degli studenti delle ultime classi per gli sbocchi universitari".

Non si tratterebbe di corsi di laurea completi ma di bienni o trienni, in relazione alla formula del "3+2" adottata nella nuova riforma. Anni di studio da utilizzarsi come crediti formativi (i cosiddetti "tagliandi di laurea") che consentirebbero poi di completare il ciclo di studi.
Roma, Perugia, Viterbo, Siena sono per fortuna facilmente raggiungibili da Orvieto e gli "studenti pendolari" sono numerosissimi. Tuttavia poter frequentare i primi anni di università a pochi metri da casa potrebbe stimolare ad iscriversi anche molti tra coloro che scelgono di non proseguire gli studi.

Senza dimenticare poi - e sarà necessariamente un tema centrale della imminente campagna elettorale - che lo sviluppo socio-economico, la crescita culturale e civile, la modernizzazione, il ripopolamento di Orvieto troverebbero nell'università il principale motore trainante. E il "dilemma" della destinazione d'uso dell'ex Caserma Piave sarebbe finalmente risolto.
"Basta crederci e non perdersi d'animo", ha ribattuto Morcellini a microfoni spenti.

D'altronde, città come Siena o Urbino, non sono certo delle metropoli, ma la presenza dell'università le ha radicalmente trasformate. Orvieto ha le stesse potenzialità. E forse anche di più.

Pubblicato il: 06/10/2003

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