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In ricordo di Gabriele De Rosa

Una nota della figlia, ad un mese dalla scomparsa del grande storico

di Laura de Rosa

Era un 8 marzo, suonarono alla porta: appena aperto mi vidi davanti un enorme fascio di mimose, tanto grande da coprire interamente la persona che le portava. Chi me le offriva era mio padre! Non capii come il "professore", il grande studioso, lo storico, avesse alzato la testa dalla  scrivania dove centinaia di fogli "figliavano", avrebbe detto Plauto, tanti oggetti di prestigio avevano posizioni inadatte per essere continuamente spostati, e un vasetto d'argento scoppiava di penne e matite. Tempo indietro gli avevo anche imposto le foto dei miei figli che vedevo continuamente spostate per mancanza di spazio.

Dunque aveva proprio alzato la testa, aveva lasciato il suo territorio e si era diretto in giardino chiedendo all'affezionato cameriere di preparare alcuni rami e di portarmeli.

Anche in un'altra occasione fui allibita dall'arrivo di splendide azalee: quando fui costretta a lasciare Roma e a trasferirmi nelle Marche., a Fano. Le azalee arrivarono in contemporanea al camion del trasloco.

Uomo di poche, silenziose parole: molto schivo era l'ufficiale di El Alamein, anche egli con il suo bagaglio di sofferenza ma così pudico verso i propri sentimenti da non lasciare trapelare nulla; un enigma anche per chi, come me, lo scrutava continuamente! Ma almeno sono riuscita a cogliere nei suoi sguardi, rapidi passaggi di allegria dovuta sempre all'attenzione verso le cose semplici: rifiutava il fragore ottuso della gente di società, ricordo che con fatica accettava inviti a cerimonie con cene al seguito

Fino a che ho vissuto nella casa dei miei genitori ero entusiasta di poter uscire sola con lui; mi portava spesso a conoscere qualche persona molto stimata, e così fu quando (avevo appena dieci anni) andammo a trovare don Luigi Sturzo.

Mi fu richiesto da mio padre silenzio assoluto: ma il destino volle che avessi una brutta tosse stizzosa; dopo un p' Sturzo si innervosì e chiese: "ma la bambina ha la tosse?". Mio padre mi guardò, credetti di diventare una pulce

A un mese dalla scomparsa so quale è la sua eredità: integrità morale, semplicità d'animo, amore per la trasparenza.

Pubblicato il: 22/01/2010

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