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Orvieto e l'Orvietano, un abitante su tre è 'fragile'

di Dante Freddi Anziani ed immigrati costituiscono un terzo della popolazione ed hanno bisogno di sostegni. Solitudine, nostalgia, malattia, povertà devono attrarre la nostra attenzione, rendere visibile questa popolazione, uno ad uno, al di là delle percentuali 

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La scorsa settimana  si è svolta la presentazione del XIX Rapporto sull'Immigrazione. L'iniziativa era realizzata dalla cooperativa sociale "Il Quadrifoglio", Caritas di Orvieto-Todi e il Forum del Terzo Settore.  

Dal rapporto emerge che nell'Orvietano c'è una popolazione straniera di 3.500 persone, di cui 2.150 extracomunitari.
Insomma, uno stravolgimento del  nostro tessuto sociale avvenuto negli ultimi anni, che non ha però prodotto tensioni  evidenti o fenomeni di rifiuto. E' una popolazione che però  ha ancora difficoltà ad integrarsi e non partecipa attivamente alla vita di Orvieto e dell'Orvietano. L'assenza di impegno nella politica e nell'associazionismo  di questa robusta fetta di noi è indicativa di una cesura che c'è e che deve essere sanata. Gli stranieri hanno necessità di attenzione, di ascolto e di investimenti per migliorare le condizioni in cui vivono. Insomma, c'è davanti un faticoso processo culturale insieme ad un consistente investimento economico.
Nell'Orvietano c'è anche un'altra fascia debole che di consueto è trascurata: gli anziani. Oltre il 25% della popolazione ha superato i 65 anni, in alcuni paesi dell'Orvietano si sfiora il 30%.
E' un fenomeno nuovo e sconosciuto, che si affronta con la solita tiritera tranquillizzante, la stessa snocciolata per gli immigrati: queste fasce di popolazione sono "una risorsa" e non un problema.
Fuori discussione, certo, purché l'argomentazione non serva a rimuovere o trascurare le difficoltà.
Tra qualche anno, domani, gli anziani non autosufficienti saranno qualche migliaio e le badanti di vecchia generazione, quelle a portata di portafoglio, non ci saranno più, giustamente. La rete famigliare sarà sempre più larga ed è in difficoltà a proteggere gli anziani, ancor più se non autonomi.  
Ma nel dibattito politico amministrativo, nelle discussioni su bilancio e cultura e sviluppo economico questa voce relativa ad anziani e immigrati è marginale, non sta adeguatamente né tra le entrate né tra le uscite, non sta nella mente.
Ricordiamo che almeno un nostro concittadino su tre è fragile perché vecchio o straniero, che ha bisogno di noi  in qualche modo, non solamente economico. Solitudine, nostalgia, malattia, povertà devono attrarre la nostra attenzione, rendere visibile questa popolazione, uno ad uno, al di là delle percentuali. 
Il vescovo della diocesi di Orvieto-Todi, Giovanni Scanavino, in occasione della presentazione del rapporto, ha sostenuto che "i termini del dossier 'conoscenza e solidarietà', sono la traduzione dei termini dell'enciclica papale 'Verità e Carità': la carità è un valore fondamentale e fondamentale è conoscere per avvicinarci il più possibile alla realtà".
Ci piace riprendere quest'affermazione del nostro vescovo. Perché è vero, è soltanto con la 'carità', che è amore e sopravanza la giustizia, che si possono costruire una visione ed una risposta alla "fragilità" che non siano  utilitaristiche, mercantili, amministrative.
Anche a conti fatti, probabilmente, i vecchi fanno economia e gli stranieri convengono, ma non importa, non è argomento da trattare con i numeri, a costo di apparire incoscienti, e le soluzioni possono arrivare soltanto dalla 'carità', sentimento che non è di una religione ma dell'uomo amorevole.
Un capitolo da inserire nel bilancio personale e in quello comunale.

 

 

 

Pubblicato il: 20/01/2010

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