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Pagliano era un impianto portuale di epoca romana

A Pagliano ci si trova di fronte ad un impianto portuale di epoca romana. È quanto è emerso dagli scavi condotti dal Campo Scuola organizzato dalla Scuola di Etruscologia e Archeologia dell'Italia Antica

Cultura

Esiste ormai la ragionevole certezza che nell'area archeologica di Pagliano, a pochi chilometri da Orvieto, ci si trovi di fronte ad un impianto portuale di epoca romana. È quanto è emerso dagli scavi condotti dal Campo Scuola organizzato dalla Scuola di Etruscologia e Archeologia dell'Italia Antica - un'Istituzione nata dall'opera profusa dalla fondazione per il Centro Studi "Città di Orvieto" e dalla Fondazione per il Museo "Claudio Faina" - d'intesa con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Umbria e con la collaborazione dell'azienda "Tenuta di Corbara". I risultati ottenuti grazie al lavoro costante e appassionato di studenti e laureati provenienti da diverse Università italiane sono stati presentati ieri nel corso di una conferenza stampa nel meraviglioso scenario offerto dall'azienda "Tenuta di Corbara". Gli scavi hanno riportato alla luce un quinto presumibile molo del porto, una canaletta di fattura particolarmente accurata e lunga circa trenta metri, una serie di ambienti rinvenuti al livello delle fondazioni. In una stratificazione del terreno sono state rinvenute ventitré monete romane di bronzo e una d'argento che possono essere ricondotte ad uno spazio temporale che va dall'età augustea a quella costantiniana, dunque piena età imperiale. E poi ancora il terreno scavato nell'area di Pagliano ha restituito alla luce della ceramica comune, sigillate, vetri, tessere di mosaico e anfore. L'insediamento portuale, di cui ragionevolmente è stata riconosciuta l'esistenza in età imperiale, fa pensare ad un'attività commerciale per via fluviale molto intensa, che abbracciava un ampio territorio da Arezzo fino a Chiusi. Si trattava probabilmente di un insediamento portuale che non escludeva nella zona residenze e "tabernae". A Pagliano transitavano dunque prodotti agricoli volti a incrementare il grande mercato romano e ceramiche destinate, una volta giunte a Roma, ad inserirsi in reti commerciali a scala mediterranea.

Pubblicato il: 04/10/2003

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