Còncina. Un passo avanti e due indietro
di Dante Freddi La bocciatura della proposta di protocollo d'intesa con Roma evidenzia un aspetto che potrebbe rafforzare la giunta Còncina, se còlto nel senso positivo, e un aspetto che meriterebbe di farla affondare
La bocciatura della proposta di protocollo d'intesa con Roma evidenzia un aspetto che potrebbe rafforzare la giunta Còncina, se còlto nel senso positivo, e un aspetto che meriterebbe di farla affondare.
Il centrosinistra si è presentato compatto e ha votato contro un atto in cui, a sua detta dei suoi capigruppo, non si è sentito coinvolto e sufficientemente garantito in quanto a contenuti.
Sì, c'è qualche scombussolamento, qualcuno è tirato per la giacchetta e barcolla, ma si sta costruendo un'unità della sinistra, spinta e sostenuta anche dalla prossimità delle elezioni regionali.
Quel voto ha assunto una valenza prettamente politica e se prima il sindaco pensava di dover lavorare con una botta al cerchio ed uno alla botte per mancanza di interlocutori credibili, ora sa perfettamente che nel centrosinistra decidono i gruppi consiliari ed i partiti e che le scelte importanti vanno preparate seriamente, approfonditamente, con chiarezza.
Il documento politico votato dal Coordinamento comunale del Pd va in questo senso e dovrebbe costituire una ulteriore garanzia.
E' un robusto vantaggio, per governare la congiuntura, disporre di una "sponda" affidabile. Ora si tratta di giocare su questo tavolo con attenzione e sensibilità. Se esistono le capacità per gestire le evidenti complessità e se c'è la volontà della maggioranza dei consiglieri e del sindaco, al di là delle spinte allo sfascio che vengono da destra e manca fin dall'inizio della consiliatura.
Quindi, in sostanza, un passo avanti per il lavoro di Còncina e dei suoi assessori.
Quanto invece mi lascia perplesso e costernato è la reazione del centrodestra ed il conseguente ritiro dall'ordine del giorno del Consiglio di alcuni punti di urbanistica, che sembrerebbe fossero particolarmente cari al centrosinistra.
Questa reazione è sconcertante.
Se quegli atti dovevano passare come scambio per il patto con Roma e non per la condivisione del bene comune, la conclusione è ovvia: a casa. Oggi c'è in gioco un'area edificabile, domani un calanco, dopodomani un termocombustore e così la città affonda nella melma di interessi incontrollati che si garantiscono a vicenda.
La voglia di vedere questa città e tutto il territorio orvietano migliorare, organizzarsi, svilupparsi mi fa sperare che la ragione della incredibile reazione sia infantilismo politico e non malafede.
Ma non so quale dei due sia più pericoloso e foriero di danni irreparabili.
San Pietro Parenzo aiutaci tu.
Pubblicato il: 11/01/2010