Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Comunista dentro

di Dante Freddi  Dal forum di orvietosì emerge la sostanza nascosta del comunista vero, quello di "scuola". Razza non completamente estinta. Nota all'intervenuto di un politico di quelli che la politica la masticano, che calcano la scena e il retroscena da tempo, uno con cui non ho mai condiviso nulla. Ora so meglio perché

foto di copertina

A fine anno, il 29 dicembre, si è tenuto il primo forum di orvietosì. Il tema era "Classe dirigente cercasi".

Volevamo, Barbella Leoni ed io, incontrare qualcuno dei lettori interessato a discutere de visu di questo  tema che da mesi trattavamo sul giornale, sulla rubrica A destra e a manca e su miei redazionali . Interessante, tanti interventi, ho anche avuto una "folgorazione", ho capito quanto sapevo senza saperlo, una occasione che è valsa da sola le due o tre ore investite.
In apertura del forum, per ribadire il concetto, che davo per scontato, ho riportato ai presenti alcune righe di un articolo del 2004 di Enrique Colom che trattava, tra l'altro, del bene comune come fine della politica, per tutti e ancor più per il cristiano.

"Lo scopo precipuo della politica è il raggiungimento del bene comune. E un elemento essenziale del bene comune è la sua comunitarietà, vale a dire, la sua estensione a tutte le persone e a tutti i settori della società: tutti, secondo le proprie condizioni, hanno il dovere di partecipare alla sua edificazione e il diritto di usufruirne. Il dovere di partecipare allo sviluppo del bene comune non riguarda però tutte le persone nella stessa misura; è un dovere differenziato a seconda del ruolo sociale di ognuno. Tale responsabilità è propria in primo luogo dello Stato e dei poteri pubblici, poiché questa è la loro ragion di essere e, conseguentemente, il loro dovere primario".
E ancora "A ciò si deve aggiungere che l'ottenimento di un bene incluso il bene comune esige un impegno attivo. La politica non può limitarsi all'ambito teoretico: non basta comprendere perché un'azione umana sia buona o cattiva in ordine al bene sociale. Il suo scopo è anche, e principalmente, quello di "dirigere" l'agire umano verso il bene: perciò la politica possiede una "praticità" inerente al suo stesso enunciato".

Niente di stravolgente, una riflessione che consideravo scontata ma che meritava di venir ripetuta.

Tra gli altri è intervenuto un politico di quelli che la politica la masticano, che calcano la scena e il retroscena da tempo, uno con cui non ho mai condiviso nulla.
Credevo per preconcetto e pregiudizio, come capita.
Il "soggetto" ha sostenuto che il bene comune con la politica non c'entra nulla, che la politica ha la funzione di evitare che gli uomini risolvano i problemi con le armi, "con le spade".
Un pensiero che sembra innocuo ed è invece aberrante.
La politica sarebbe una sorta di scienza per ottenere e gestire la pace. Più o meno come la pensavano i romani con la loro pax duemila anni fa e qualsiasi dittatura. La politica gestisce i rapporti e determina quali siano gli interessi di tutti, che sono necessariamente di qualcuno che sopraffà altri.
La politica può essere a favore dei padroni o del proletariato, non cambia nulla. Il bene comune in questo concetto non ha spazio, perché non c'è l'interesse di ciascuno, della persona, dell'uomo nel suo rapporto individuale con gli altri.
La cultura che ne deriva è quella comunista o fascista o nazista o plutocratica.
Ecco, almeno sappiamo chi non deve essere classe dirigente.

Pubblicato il: 05/01/2010

Torna alle notizie...