Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

UN PATTO CIVICO PER LA CITTA'

di Giuseppe Germani Il sindaco Concina è stato scelto dagli elettori ed ha il diritto di governare per 5 anni. Ma al tempo stesso ha il dovere di prendere coscienza che gli mancano non solo i numeri ma le idee e le risorse per dare una svolta

foto di copertina

di Giuseppe Germani, capogruppo Pd in Consiglio comunale ad Orvieto

La grave crisi dell'Amministrazione Comunale di Orvieto, della quale portiamo gravi responsabilità, impone di ricercare strade nuove che portino ad una collaborazione fattiva le forze migliori della città. Le difficoltà del bilancio si fanno ormai sentire in tutti i settori economici e sociali che già soffrono la difficile congintura economica.

Per questo proponiamo un Patto Civico per la CITTA' che abbia come primo obbiettivo quello di recuperare rapidamente l'autonomia politica ed amministrativa della nostra massima istituzione.

I proclami sulla centralità di Orvieto, sul suo ruolo cerniera con il Lazio, il valore inestimabile  del suoi giacimenti storici, artistici e paesaggistici servono a poco se la città non riacquista rapidamente prestigio e ruolo.

Perché ciò avvenga è necessario che si interrompa il processo di lacerazione in atto del quale le divisioni e la litigiosità politica ne sono solo la manifestazione più eclatante.

Serve un processo di cooperazione e di unificazione delle forze imprenditoriali, sindacali, del mondo associativo e delle professioni.

E' giunto il momento di cambiare il campo di gioco. La crisi non si risolve nel Consiglio comunale che in gran parte l'ha causata. La situazione è così grave, e le forze della politica così esigue e divise che già si conosce l'esito finale, ovvero il dissesto del Comune.

Ma siamo proprio convinti che questa sia la soluzione migliore oppure vanno cercate altre strade.

Certamente questo fallimento ha i suoi responsabili dagli amministratori che hanno guidato il Comune e le forze del centro sinistra  in primis e poi la crisi generale che ha colpito l'intera economia occidentale e le politiche del governo centrale che non hanno fatto nulla per aiutare le amministrazioni locali.

Ma ormai il danno è fatto, il centrosinistra ha perso le elezioni e non si è profilata un'alternativa credibile. Si tratta di evitare la catastrofe finale che inevitabilmente ricadrebbe su tutta la comunità.

Quindi cercare dei prevenire piuttosto che poi curare malattie incurabili.

Il dissesto vorrebbe dire commissariamento e di conseguenza la consegna del governo del comune a forze esterne che inevitabilmente agiranno con una logica liquidatoria.

Gli Orvietani già hanno provato ad affidarsi al salvatore esterno rappresentato da Tony Concina ma sono bastati pochi mesi per  capire che i miracoli non li fa nessuno di questi tempi.

E' tempo di capire che va allargato il campo di gioco alla società orvietana, attivando le RISORSE PRIMARIE , chiedendo a tutti uno sforzo straordinario.

PARTIRE DAGLI ASSET PROPRIETARI

Il lavoro e la creatività degli orvietani hanno prodotto nel tempo alcune realtà che rappresentano il capitale primario della città

La Fondazione Opera del Duomo
La Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto
La Fondazione Faina
La ex Caserma Piave
L'ex Ospedale s.Maria della Stella
La Funicolare e la Mobilità Alternativa
La Discarica

Queste entità vivono vite parallele e spesso sono state gestite come una riserva da cui attingere risorse da usare per fini che poco avevano a che vedere con gli interessi generali.

Ma si dovrebbe guardare e valutare anche la politica economica e patrimoniale della Fondazione Cassa di Risparmio e delle altre Fondazioni. Spesso si sono visti investimenti inutili o con scarsa ricaduta sull'economia reale della città.

UN PROGETTO CHE GUARDI AL MONDO CHE CAMBIA

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad Orvieto ad una ripresa del dibattito sulla nostra collocazione territoriale. Umbria, Lazio o addirittura Tuscia.

Anche in questi giorni si fantastica sul Patto con Roma e sui grandi benefici che verranno dall'aeroporto di Viterbo ( siamo che si faccia). E' dall'Unità d'Italia che va avanti questa diatriba. Allora il Consiglio comunale si divise tra chi vuole andare con Siena e chi invece con Roma.

Oggi mentre discutiamo Orvieto si sta allontanando di 100 chilometri da Roma e da Firenze grazie ai nuovi orari ferroviari.

Allora piuttosto che cercare la protezione di qualche nuovo principe si tratta di riscoprire l'autonomia comunale basata sulla capacità locale di creare, produrre e condividere.

Oggi il teatro è il Mondo e chiunque può recitare una parte importante con un prodotto agricolo di pregio, con un vino di grande qualità, con una macchina enologica inimitabile, con un'antenna originale o più semplicemente facendo apprezzare la civiltà dei nostri luoghi e delle nostre genti.

Però è necessario misurarsi con le sfide vere che non sono più il consumismo, il guadagno senza regole e senza etica.

Le nuove sfide sono quelle dei cambiamenti climatici, della lotta alle povertà ed alle malattie, l'accesso di tutti al sapere ed alla conoscenza, una comunicazione senza barriere ed alla portata di tutti.

Rispondere a queste sfide vuol dire innanzi tutto cambiare la nostra cultura, pensare in modo diverso ed allora verranno idee nuove, nuovi prodotti e servizi ed organizzazioni della vita e del lavoro adeguate ai tempi.

Ma c'è chi già lo fa. Lo fanno molte aziende costrette dalla nuova competizione, lo fanno molti professionisti, uomini di cultura ed educatori.

Ma lo fanno anche tanti orvietani in giro per il mondo che rappresentano casi di successo : che si tratti di dirigere un Osservatorio di Astrofisica o lavorare all'UNESCO, dirigere banche o grandi apparati o avere un ruolo di rilievo nel mondo dell'informazione e della cultura.

Non si tratta di sciovinismo provinciale ma della consapevolezza che questi "quadri" sono un po' anche il frutto di Orvieto, della sua cultura, dei suoi asili, delle sue scuole, dei suoi laboratori culturali, della sua vita sociale.

Insomma, c'è un enorme giacimento di risorse umane da mettere in moto alle quali si deve dare la possibilità di lavorare, creare, produrre.

Per attivarle ci vuole un nuovo progetto per la città.

Quello basato sulla rendita non funziona più. Che si tratti della rendita fondiaria, della speculazione immobiliare o dall'intermediazione sulla gestione dei flussi di finanza pubblica tutto questo non funziona più.

Anzi vediamo affacciarsi nel nostro territorio investitori strani, di dubbia provenienza che in un momento così difficile sembrano disporre di risorse illimitate da usare proprio nel ciclo che abbiamo descritto prima.

Oggi ci vuole un'idea diversa di sviluppo che metta al centro i beni primari

CLIMA

che vuol dire anzitutto nuove politiche energetiche che portino a sostituire l fonti fossili tradizionali con sole, vento e biogas

ACQUA

che vuol dire innanzitutto non sprecare quella cade dal cielo e poi differenziare l'uso e tutelare le  falde

 FORESTE

prendere atto che il nostro territorio ospita la più imponente e consistente foresta regionale (Monte Peglia e Selva di Meana) che può diventare una risorsa strategica in tempi di certificati verdi

CULTURA CONTADINA E ARTIGIANALE

il fare ed  il saper fare sono stati la base del Made Italy. L'Italia, l'Umbria,  Orvieto hanno una robusta cultura agricola ed artigianale e da qui si deve partire per realizzare  una inversione e un riuso della  caserma Piave.

I DISTRETTI PER COOPERARE E PER COMPETERE

Gli strumenti più adatti per realizzare queste scelte sono i distretti

DISTRETTO Artigianale e Agricolo
DISTRETTO Culturale
DISTRETTO delle Energie Alternative
DISTRETTO delle Foreste e del Paesaggio
Questi nuovi strumenti dovranno realizzare un reale partenariato ed una gestione paritaria tra pubblico e privato

UNA NUOVA PROPOSTA ISTITUZIONALE :

ATI e UNIONE DEI COMUNI DELL'ORVIETANO
Un nuovo corso basato sull'autonomia comunale vuol dire dare nuova centralità e potere alle municipalità.

Per questo proponiamo  che il Comune esca da tutte le aggregazioni esistenti per concentrare la presenza nell'Ambito Territoriale Integrato provinciale e promuova la nascita dell'Unione dei Comuni dell'Orvietano aperta  a tutti i Comuni del Parco Fluviale del Tevere.

Un ambito omogeneo dove si muovono le unità di lavoro e dove vengono erogati e utilizzati i principali servizi.

UN PATTO CIVICO per la CITTA'

Su queste basi a nostro avviso si può avviare un confronto che porti l'amministrazione fuori al baratro e la città a riconquistare il ruolo che gli spetta.

Il sindaco Concina è stato scelto dagli elettori ed ha il diritto di governare per 5 anni. Ma al tempo stesso ha il dovere di prendere coscienza che gli mancano non solo i numeri ma le idee e le risorse per dare una svolta.

Per questo gli proponiamo un Patto Civico per l Città che parta dal Bilancio di Previsione 2010, da costruire con tutti i protagonisti e gli attori della società orvietana.

Un patto con il territorio che veda il sindaco Concina rappresentare nell'ATI tutte le municipalità e lo impegni come soggetto cofondatore della nuova Unione dei Comuni.

Un patto a  termine per esempio di tre anni che risani il Comune e avvii la stagione del nuovo sviluppo.  

Pubblicato il: 11/12/2009

Torna alle notizie...