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CONTRO UN GOVERNO DI UNITA' CITTADINA

Comunicato di Gian Paolo Aceto, voce della lista civica  Orvieto Capitale. "Un governo di unità cittadina è un'espressione ambigua e ridicola, perché non c'è nessun organo costituzionale che possa sancire legalmente e riconoscere questo tipo di unità"

foto di copertina

di Gian Palo Aceto, Orvieto Capitale

Il Duce, il  più grande statista del secolo scorso, secondo alcuni, e secondo altri no,  come è noto è stato  ammazzato nel 1945 da alcuni militanti del Partito Democratico, che all'epoca era già nato e operante. Di che tipo fossero questi militanti sarà chiarito nel corso di questo comunicato.
So bene che alcuni esponenti di Alleanza Nazionale (anch'essa tutt'ora operante e guadante) potranno  risentirsi per le prime nove  parole del periodo che ho appena scritto, dato che una mattina presto di qualche anno fa sono stati svegliati in massa dal trillo del telefono,  e una voce educata e gentile ha ordinato loro: "Contrordine, camerati!  Da oggi siamo antifascisti! Si riuniscano le sezioni e dibattano questa decisione del Partito, che da questo momento è operante!"
Era il quasi inizio di uno dei due centralismi democratici che continuano a contendersi anche di questi tempi la libertà e la fede calcistico-politica   degli italiani.
A Orvieto non si mosse foglia. E in giro si era già pronti a mangiarla questa foglia, sperando di arrivare prima o poi a qualcosa che assomigliasse un po' ad un' Alleanza Comunale, visto che l'opposizione, malgrado migliaia di pagine di Libri Bianchi, logora non tanto chi non la fa ma chi non è mai stato capace di veramente farla.
A sinistra (parlo di sinistra vera) l'attitudine non era diversa, e ci si preparava a "gestire" una sconfitta elettorale che prima o poi ci sarebbe stata (come finalmente è successo), se non altro per stanchezza dell'"unità cittadina" (quella del titolo).
E singolarmente presi molti hanno adottato la nuova way of life: "Noi anti-centrodestra?! Ma noooo, che siamo gente di mondo!...
"Poi c'è chi è sempre stato attento agli umori, oltre che agli odori e ai favori.
Sì, anche i favori si annusano. Anzi, soprattutto.
E quando ci si ritrova improvvisamente senza guinzaglio, senza più un padrone più o meno Innominabile, allora uno qualsiasi che di mestiere faccia che so il barista, o l'impiegato comunale, o il flautista, o il vice dirigente comunale, oppure il contadino, o l'infermiere, o magari anche il giornalista, che fa il tapino?
Ma annusa "il nuovo che avanza", Watson!!!!!!!
E non basta, per esempio,  editare una patinata  rivistucola, no, cambiati i tempi bisogna rinnovare il guardaroba ideologico, e propinare i "giusti concetti" con la "grande esperienza" acquisita nello scodinzolare al padrone di turno.
E quella destra alla quale una volta i quattrozampe di sinistra abbaiavano giudicandola "impresentabile", ora questa destra "si è presentata" e potrebbe essere un altro bell'osso da spolpare.
E' quindi necessario "raddrizzare" la situazione orvietana, che fino a sei anni fa era ben diritta attraverso il bastone del Bifolco e la carota che è sempre rossa di suo, ambedue gli strumenti ben aggiornati per rifarsi una "nuova identità", visto che l'identità vecchia è diventata a sua volta "impresentabile".
Le finanze del Comune sono disastrate e basta (o le virgolette vogliono alludere al fatto che forse forse non lo sono?).
Che fare? si angoscia l'ex-Lenin di Via Postierla.
La situazione "gli sembra" allarmante, perciò forse non è così. Ma la soluzione c'è: la risposta non può che venire "dalla politica". Ma non quella "di questi ultimi tempi". E perché?
Ma perché prima non era immeschinita da "calcoli di bottega, giochi di potere e convenienze personali".
Prima quando? Ma prima! Prima! Insomma, prima!!!!
Prima, quando c'era un "forte senso della missione" e dello"spirito di servizio".
Ecco, per raddrizzare serve una "politica alta", "capace di pensare in grande".
Grande quanto? Ma almeno quanto l'obelisco dello Scalo, che non è colpa sua se fa rima con  "obbedisco". E subito di seguito viene ammannito agli sventurati lettori di un  giornale on line l'imperativo categorico, per braccianti kantiani ovviamente, di "riguadagnare una moralità alla politica". (siamo al solito style Bobbio e Ovvio).
Nuove leggi di polizia esclusivamente per la politica orvietana: no entry per mafiosi, approfittatori, molestatori sessuali e incapaci!
E tutto per "l'interesse generale di Orvieto"? Ma certo, attraverso "una nuova idea di città" misurare una nuova classe dirigente "Disponibile"a "mettersi in gioco".
Per farlo, chiedere udienza al Sindaco e "proporsi", "contaminandosi", con "giusti concetti, grande esperienza" in guadi di qualsiasi tipo e "buona volontà" di transito.
"Corretto e fecondo controllo" "per essere disponibili alla discontinuità"!!!! (naturalmente fermandosi ai fatti, alle cose "concrete"!!!).
Così, di endecasillabo in endecasillabo, si arriva all'odi et amo, naturalmente riversandolo sugli  ex avversari. Dimentica che ti ho odiato ed aizzato ad odiarti! Amami!!!
Oh! la potenza dell'amore!
Via,  bisogna pur "saper "dialogare con tutte le culture disponibili". Ma per cosa?
Ma "per unire", Watson.
E lo si può fare "ripensando la città", tanto per continuare col melenso giornalistico-politichese, per "capire i ritmi della modernità" (da  sinistra si sta cercando ancora di capirli) e "rispondere ai nuovi bisogni" (poche righe sotto spiegherò quelli dell'unità cittadina, quella del titolo).
"Muovendosi oltre le secche di un'economia locale che sopravvive di micro rendite"
Non manca l'accorato appello a "scelte coraggiose" vendendo tutti i beni non strumentali(????), e per l'ex-Piave il solito etilico ritornello da bifolchi rampanti, "i grandi nomi dell'architettura mondiale" (idea interessante, e dato che questi nomi se il burosanitario  non lo sa, si fanno pagare ancora prima di mettersi al tavolo, i soldi per le parcelle si potrebbero trovare non pagando più gli stipendi alle cooperative "socialmente utili").
Ed è con tutta questa paccottiglia di banalità, melensità, ovvietà, luoghi comuni e abbaiamenti vari presi tali e quali dal passato, gergo del vecchio Innominabile, che viene proposta "la definizione rapida di un governo di unità cittadina". Perché "la politica non è esercizio solitario di pochi".
Vale a dire: caro centro-destra, ricordati che in Consiglio comunale sei in minoranza. E infatti al tempo dell'Innominabile la politica era appunto l'economia di "libero" scambio tra uno e i  suoi pochi, e i molti.
Concludo questo comunicato della lista civica "Orvieto Capitale" facendo non solo alla cittadinanza "unita o non unita" ma ai nuovi organi comunali un appello CONTRO UN GOVERNO DI UNITA' CITTADINA.

Eccone i motivi:
Naturalmente il Sindaco non farà la fine del Duce, anche se i militanti sono sempre gli stessi, però siamo sicuri che sa bene che l'"unità cittadina" è cosa ben diversa dall'unità dei suoi rappresentanti nei partiti o in consiglio comunale.
Ai cittadini non gliene importa un fico di "essere uniti", concetto subdolamente, larvatamente e bifolcamente totalitario scritto su un cartello che forse c'è ancora sull'erbetta che circonda l'Obbedisco dello Scalo.
Un governo di unità cittadina è un'espressione ambigua e ridicola, perché non c'è nessun organo costituzionale che possa sancire legalmente e riconoscere questo tipo di unità.
Rimangono i rappresentanti del popolo, eletti nelle ultime elezioni.
Ma queste elezioni non sono state un'alternanza qualsiasi, un ping-pong che ogni tanto premia alcuni e ogni tanto altri. No!
Queste elezioni sono state lo spartiacque (questo sì voluto dalla maggioranza di cittadini uniti che  al ballottaggio hanno eletto il Sindaco) tra un Ventennio rosso composto di sessant'anni filati, dopo quello nero, e un futuro dove non si vogliono più Ventennii di nessun tipo.
Questo chiede l'unità cittadina.
Ma per ottenere questo bisogna che chi ha vinto non dia nemmeno l'impressione di avere paura di governare, che in questo frangente storico della Città vuol dire onorare fino in fondo la cambiale firmata con i singoli cittadini elettori.
Non firmata con i partiti, ma proprio con i singoli cittadini, perché ogni voto in sé stesso è un assoluto, un'assunzione di responsabilità e di credito verso chi si vota.
Non sto a elencare le cose che dovete fare, le sappiamo. Ma la principale, oltre al debito, è la questione clientelare. Se non siete capaci di stroncare questa, leggi alla mano, allora non sarete capaci di niente.
Se siete a conoscenza di situazioni di illegalità amministrativa e non andate con i vostri piedi in Procura a denunciarle, cosa che è obbligo oltre che dei cittadini soprattutto dei pubblici ufficiali, e voi lo siete, allora non sarete capaci di niente.
E se all'orizzonte ci dovessero essere nuove elezioni, questa volta Orvieto Capitale si ripresenterà e raccoglierà ciò che voi avrete perso per strada per incapacità reale di cambiamento.
Ricordatevi che Voi, voi che avete vinto le elezioni, Voi da soli siete già il governo di unità cittadina, governo al completo per diritto di legge.
E molti dei cittadini che vi hanno votato, lo hanno fatto anche perché l'avversario era andato "contro la legge", come ben gli è stato spiegato in uno degli articoli on line usciti durante la campagna elettorale dove appunto si chiariva cosa era "Con la legge" e cosa  "Contro la legge".
Per questo, con quel voto vi è stato chiesto di usarla, la legge.
Ma un "governo di unità cittadina" verrebbe interpretato dall'elettorato come una rinuncia ad eseguire il vero mandato degli elettori, verrebbe interpretato come "un accordo" o "una disponibilità a durare nel tempo".
Ma se sarà così, sarà stato tutto inutile e i cittadini se ne ricorderanno alla prima occasione.
E per meglio dimenticarvi.
Ma a tutt'oggi Orvieto Capitale continua a sperare che non sarà così e sostiene questa Amministrazione, unico governo possibile perché deve essere quello uscito dalle urne e dagli impegni elettorali.

 

 

 

 

Pubblicato il: 04/12/2009

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