Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Una nuova classe dirigente. Tante chiacchiere e pochi esempi

di Dante Freddi L'esempio, soltanto l'esempio della virtù è ormai credibile, ciascuno nel ruolo che gli appartiene, politici, imprenditori, intellettuali. Il resto è fumo e nasconde una realtà brutta da vedere

foto di copertina

di Dante Freddi

Una nuova classe dirigente per una città migliore.
Sembra uno slogan ma è  l'aspirazione degli orvietani e su questo vagheggiamento  Toni Còncina ha vinto le elezioni. Ma una classe dirigente nuova, per fare che? a cosa corrisponde quel "migliore".

E' la domanda madre di tutte le domande sul tema, perché la risposta parla di gente capace di progetti, in grado di realizzarli e spinta dalla volontà di compiere il bene comune.  
Dei progetti ne parleremo, iniziamo intanto a cercare gambe robuste capaci di percorrere distanze lunghe  e percorsi accidentati.

Il Consiglio comunale prodotto dalle elezioni del giugno scorso è emblematico dei limiti della democrazia rappresentativa, a cui comunque dobbiamo credere, ha ragione Pier Luigi Leoni. C'è brava gente, ma poteva essercene migliore. Abbiamo quanto poteva esprimere Orvieto e  lo stesso ragionamento potrebbe valere per i comuni del nostro territorio, mutatis mutandis .
Ovunque infatti c'è chi vuole una nuova classe dirigente e una sua "città migliore" ed immagina uomini ideali e soluzioni straordinarie.
Rifiutiamo questo o quello, quella decisione o quell'altra, proponiamo idee superficiali e arraffazzonate e  pretendiamo di farle essere pensieri oggettivi, gli unici, quelli giusti da porre in mano alle persone giuste, ai "giocatori" per cui tifiamo, dalla curva destra o sinistra.
Siamo cittadini scadenti e pretendiamo che ci rappresentino sagaci governanti e amministratori avveduti e produttivi e geniali. 
Prima considerazione di fondo rispetto a questo panorama sconfortante in cui annaspiamo: classe dirigente sono non soltanto i politici, ma anche gli imprenditori, i sindacalisti, gli intellettuali, quanti pensano, ciascuno con eguale responsabilità. 
Gli imprenditori nostrani non sembrano migliori di sindaci e consiglieri comunali. Sono pochi e quelli veri, insieme a professionisti ed intellettuali, guardano alla politica con diffidenza e non rischiano in proprio né faccia né tempo.
Tutti ritengono inadeguati tutti gli altri.
Ma al di là delle battute facili sui politici incapaci e i commercianti rapaci, non si discute mai seriamente e non si sceglie rispetto a un'etica della politica e dell'economia che sappia individuare i comportamenti buoni, quelli a favore del bene comune,  e rifiutare i cattivi, quelli contrari al bene comune. Si creano distingui bizantini per accettare quella parte del male di cui anche noi siamo porzione e così avanti, senza più comprendere i famosi e generici "valori" di cui si lamenta l'assenza.
Ma in un Paese in cui il presidente del Consiglio si lamenta di chi va in giro a parlare di Mafia (intendi Saviano) e metà degli italiani lo appoggiano, quali valori potranno mai trovare sostanza?
L'esempio, soltanto l'esempio della virtù è ormai credibile, ciascuno nel ruolo che gli appartiene.
Il resto è fumo e nasconde una realtà brutta da vedere.
L'esempio della classe dirigente è la traccia che la società guidata segue e che la fa essere in un modo o in un altro.
Dare scandalo è peccato e questo dovrebbe bastare per gli uomini pubblici, per la classe dirigente, senza indecisioni o variabili.
La parola di Gesù non lascia dubbi: «Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te...» (Mt. 5, 29-30, cf. anche 18, 8-9).
Se il bene comune non è l'obiettivo della politica e dell'economia, i contenuti che produce non possono che essere negativi.


 

Pubblicato il: 01/12/2009

Torna alle notizie...